INDAGINE ISTUD: I CITTADINI SI DICHIARANO DISPOSTI A PAGARE
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 12 set. - Crescono le cure
domiciliari in Italia, ma resta l'incognita dei costi di
realizzazione. E' quanto emerge dall'indagine dell'Osservatorio
sulle Cure a Casa Istud 2011, che si e' svolta sui distretti
sanitari nazionali, in collaborazione con Card (Confederazione
associazioni regionali di distretto), e sui cittadini, in
collaborazione con Cittadinanzattiva. Da un lato, nonostante
l'esigenza di conoscenza della spesa per effettuare una buona
programmazione sanitaria - ovviamente in relazione alla
preoccupante scarsita' di fondi dichiarata - la quasi totalita'
dei distretti rispondenti (il 93%) riporta di non adottare una
contabilita' analitica per l'utilizzo dei costi standard del
paziente. E ancora sul fronte dello sviluppo effettivo delle cure
a casa in un sistema di welfare socio-sanitario, si evidenziano
difficolta' di gestione dell'e'quipe di cura per quelle figure
professionali e assistenziali che dipendono dal comune o da altri
enti preposti ai servizi sociali (assistente sociale, psicologo,
operatore socio-assistenziale). Altro elemento a conferma di cio'
e' la mancanza di convenzioni operative tra i distretti e i
comuni (nel 99% dei casi) per reperire assistenti familiari
(badanti).
Sul versante dell'utilizzo della medicina telematica - speranza
che deve essere realizzata perche' porta sia un vantaggio
economico, sia un miglioramento del monitoraggio del paziente -
le risposte dei distretti denunciano la mancanza di un lessico e
quindi di un agire condiviso su questo tema. Un esempio per
tutti, il fatto che venga citata come telemedicina la richiesta
di una intranet aziendale. Ad oggi solo il 30% dei rispondenti
dichiara di aver adottato alcune soluzioni di medicina
telematica, ma le intenzioni sono favorevoli alla telemedicina,
il cui utilizzo viene comunque dichiarato positivo rispetto al
modello organizzativo, perche' puo' garantire la continuita'
assistenziale e la capillarita' degli interventi.
"I dati dell'Osservatorio del 2011 indicano il fermento
dell'Home Care, che evolve finalmente verso un comportamento di
cura non piu' soltanto clinico ma anche di assistenza alla
persona, come dimostrato dalla grande necessita' di e'quipe
multidisciplinari, fino a pochi anni fa non considerata sul
territorio. Certamente sarebbe auspicabile una sempre maggiore
sinergia tra comuni e distretti", sottolinea Maria Giulia Marini,
responsabile Practice Sanita' e Salute Fondazione Istud.
"Dalla ricerca le indicazioni piu' interessanti si possono
trarre da una contraddizione tra i cittadini e i fornitori di
servizi.
Da un lato la posizione dei cittadini disposti a contribuire
economicamente alle spese sanitarie a domicilio, segno questo di
allineamento con il periodo critico che siamo vivendo e di
rottura con uno schema passato che rivendicava qualsiasi tipo di
cura solo sulla base del contributo fiscale. E all'opposto
l'assenza di attenzione degli erogatori delle cure verso le
questioni economiche. Questa in sintesi la potremmo chiamare
"anti-governance", perche' in questo momento non c'e' incontro
sulla sensibilita' economica e sulla necessita' di trasparenza.
Abbiamo quindi sorprendentemente i cittadini che si dichiarano
disposti a pagare, e non sappiamo neppure quale ticket
ragionevole definire, perche' non si conosce il costo del
servizio di cura al paziente".
(Pic/ Dire)