(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 5 set. - La vicenda delle cozze
tarantine contaminate dalla diossina continua a preoccupare
mitilicoltori e Comune. La Procura della Repubblica ha aperto un
fascicolo sulla questione delle cozze contaminate che verranno
distrutte a breve. Proprio ieri la Regione Puglia ha inviato
l'elenco dei siti della provincia di Taranto nei quali
distruggere le cozze contaminate e classificate come rifiuti
speciali non pericolosi, precisamente le discariche "Vergine",
"Ecolevante" e "Italcave", mentre una parte verra' bruciata
nell'inceneritore comunale. Benche' i costi dell'operazione
debbano essere "sopportati" dai mitilicoltori, questo sembra che
non avverra'. Il Comune, attraverso l'assessore alla Sanita'
Sebastiano Romeo, ha infatti lanciato un appello a Regione e
Provincia: "Speriamo ci vengano incontro dal punto di vista
economico", ha dichiarato. E ha spiegato: "L'impatto del danno
che questo caso ha generato non riguarda solo il tessuto
produttivo della citta', ma dell'intera regione". Per aiutare gli
operatori ittici il Comune di Taranto ha approvato negli scorsi
giorni una delibera per lo stanziamento di 200 mila euro che
dovrebbero essere destinati alle famiglie danneggiate.
L'accertamento delle responsabilita' mette alla prova, oltre che
la Procura, anche il Consiglio Comunale che inizia a formulare
delle ipotesi di responsabilita'. Secondo Mario Laruccia,
consigliere dei "Riformisti", "deve essere il Comune a presentare
una denuncia contro ignoti per accertare le responsabilita' di
chi ha avvelenato il Mar Piccolo, anche se tra questi puo'
risultare lo Stato". Laruccia ha precisato i suoi riferimenti:
"Mi riferisco all'attivita' della Marina Militare e a quella
dell'Italsider, che negli anni passati sono stati i maggiori
detentori di trasformatori al Pcb nel territorio jonico". Intanto
gli avvocati dell'Amministrazione comunale presenteranno alla
Procura un esposto affinche' la magistratura accerti quali
soggetti abbiano inquinato e di quale entita' siano gli agenti
inquinanti presenti.
Il caso delle cozze contaminate era diventato noto a gennaio
dopo che la onlus "Fondo Antidiossina Taranto" aveva fatto
analizzare un campione di cozze di fondale riscontrando notevoli
concentrazioni di diossina e pcb. Il Fondo Antidiossina si era
rivolto al laboratorio INCA (Consorzio Interuniversitario
Nazionale di Chimica per l'Ambiente) di Venezia, uno dei pochi in
Italia in grado di compiere analisi cosi' sofisticate. Un mese
prima, a dicembre, le autorita' sanitarie avevano fatto
analizzare delle cozze prelevate dai pali riscontrando valori che
sfioravano il limite massimo fissato dalla legge. Era stato
infatti trovato un campione di cozze con 7,9 nanogrammi/grammo di
diossina e pcb quando la legge fissa un limite di 8. Nei mesi
successivi i mitili del primo seno del Mar Piccolo di Taranto
sono arrivati a maturazione e, filtrando piu' acqua, si sono
ulteriormente riempiti di sostanze inquinanti giungendo ad un
superamento del limite di legge. Le analisi rese note a luglio
hanno dato valori medi di 10,5 picogrammi/grammo e
successivamente, ad agosto, sono state divulgate nuove analisi
che davano picchi di 19 picogrammi/grammo, superiori piu' del
doppio del limite di 8 picogrammi/grammi. Tali valori sono stati
riscontrati, specifica la Asl, su mitili di allevamento (sia su
cozze di profondita' sia su cozze di superficie) ossia dai pali.
I mitilicoltori avevano criticato le analisi commissionate dal
Fondo Antidiossina (13,5 picogrammi/grammo) perche' erano state
effettuate su cozze di fondale e non su quelle di palo. I nuovi
dati della Asl evidenziano una criticita' quindi relativa non
solo ai fondali inquinati ma anche all'intero ambiente marino in
cui le cozze sono allevate. Ovvero il primo seno del Mar Piccolo
che e' il piu' vicino agli insediamenti industriali e inquinanti.
(Wel/ Dire)