(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 31 ott. - Nessuna
discriminazione nei confronti delle persone con sindrome di Down
ma limitazioni alle singole attrazioni "poste per adempiere a
obblighi di legge ed esclusivamente per ragioni di sicurezza,
come previsto anche dalla norma EN n. 13814". Danilo Santi,
direttore generale Parchi Gardaland, reagisce cosi' dopo l'ultimo
caso di accesso vietato ad alcune attrazioni segnalato a
SuperAbile.it dalla sorella di un cinquantenne con sindrome di
Down. "Il Parco - dice il direttore generale - sempre per
obblighi di legge, non puo' trasferire ad altri l'adempimento di
tale obbligo, ne' puo' lasciare alla valutazione di terzi
l'accessibilita' alle singole attrazioni, di cui ha il potere di
controllo e di gestione del rischio".
Secondo Santi "e' assolutamente privo di fondamento l'assunto
secondo il quale il Parco vieterebbe l'utilizzo di alcune
attrazioni a persone con sindrome di Down, esclusivamente in
virtu' delle loro peculiari caratteristiche somatiche, che,
invece, non hanno alcuna rilevanza, se non nei limiti in cui
siano sintomi di una disabilita' che integra un motivo di salute
e di sicurezza tale da giustificarne il diniego all'accesso. La
stessa norma EN - precisa il direttore del parco - esclude
espressamente che sussista discriminazione quando viene negato
l'accesso a un'attrazione per motivi di salute e sicurezza". "La
doverosa attenzione di Gardaland - aggiunge il direttore del
Parco divertimenti - e' sempre stata rivolta all'accessibilita'
delle attrazioni con vigile riferimento alla prevenzione per la
sicurezza degli ospiti disabili; d'altra parte, come gia'
rilevato in piu' occasioni, gli stessi costruttori prevedono
espressamente, nei manuali d'uso, restrizioni per l'utilizzo
delle attrazioni da parte di determinate categorie di ospiti".
Le giustificazioni addotte da Gardaland non sono nuove e in
passato sono sempre state contestate dalle associazioni. Anche
stavolta, il direttore del parco non spiega quali rischi
specifici corra una persona con sindrome di Down rispetto a una
persona normodotata, e non chiarisce perche' il divieto si
applichi solamente alle persone con sindrome di Down.
Perplessita' suscita il collegamento automatico fra l'essere una
persona con sindrome di Down e l'avere una condizione di salute
che impedirebbe l'uso di alcune attrazioni, mentre e' apertamente
negato - da parte delle associazioni - che i costruttori delle
attrazioni prevedano nei manuali d'uso particolari restrizioni
specifiche per le persone con sindrome di Down. Del resto, fanno
notare, perche' negli altri parchi le cose vanno diversamente?
Nessuna parola, infine, viene spesa dal direttore generale
Gardaland sulle ricerche e i piu' recenti test effettuati su
persone con sindrome di Down che indicano l'assenza di rischi
specifici nell'uso delle attrazioni, e nessun giudizio viene
espresso sul Protocollo proposto dal CoorDown e che e' stato
sottoscritto da altri parchi divertimento.
(Wel/ Dire)