(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 27 ott. - Avere un figlio, dopo
aver superato una patologia grave come il tumore al seno, e'
possibile grazie alla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA),
ed e' possibile farlo in sicurezza per mamma e bambino.
Il tumore alla mammella e' la piu' diffusa tra le neoplasie
che colpiscono le donne in eta' fertile (15-39 anni): per questa
fascia di eta', in Italia ogni anno si registrano 2.420 nuovi
casi1 con una prevalenza pari a 25.000 pazienti2.
Se da un lato, grazie ai progressi della medicina, negli
ultimi anni i tassi di sopravvivenza al tumore al seno sono
notevolmente migliorati, raggiungendo circa il 90% a 5 anni dalla
diagnosi2, dall'altro lato per queste pazienti si pone il
problema della preservazione della fertilita', spesso compromessa
dalle terapie necessarie per la cura del tumore.
Proprio su questo tema Merck Serono ha organizzato oggi a
Roma, nell'ambito del 1° Congresso Nazionale di Endocrinologia
Oncologica, il Simposio "Avere un figlio dopo un tumore della
mammella", riunendo importanti esperti di oncologia e PMA, con
l'obiettivo di illustrare le opportunita' di preservazione della
fertilita' nelle donne colpite da questa neoplasia, attraverso le
tecniche di fecondazione assistita.
In Italia si stima che il 40-70% delle donne colpite da tumore
al seno abbia problemi di fertilita'3, prevalentemente a causa
della chemioterapia, ma oggi la ricerca scientifica ha fatto
importanti progressi.
Per salvaguardare la capacita' riproduttiva dagli effetti
tossici delle terapie e avere in futuro il massimo delle
possibilita' di avere un figlio, sarebbe opportuno che, prima di
iniziare qualsiasi cura, tutte le donne con diagnosi di neoplasia
alla mammella si sottoponessero al congelamento dei propri
ovociti. E' questa una tecnica ormai consolidata e riconosciuta
dai massimi esperti, che diventa sempre piu' importante
all'aumentare dell'eta'; infatti, se la diagnosi arriva dopo i 35
anni, la crioconservazione ovocitaria e' ancora piu' appropriata
perche' il periodo di tempo necessario per superare il tumore
alla mammella ritarda inevitabilmente di qualche anno la ricerca
di un figlio.
Di conseguenza la donna rischia di raggiungere un'eta' in cui
la fertilita' e' molto bassa.
Studi retrospettivi dimostrano che solo il 3-7% delle
pazienti colpite da tumore mammario in eta' fertile ha
successivamente una gravidanza: questo valore cosi' basso dipende
non solo dalle terapie che compromettono l'apparato riproduttivo
della donna, ma anche dal forte impatto emotivo della patologia
che puo' dissuadere la donna, una volta guarita, dalla ricerca di
un figlio.
Una recente metanalisi ha confermato, infatti, che la
gravidanza, dopo un tumore al seno, non comporta un incremento
del rischio di mortalita'. Tuttavia, prima di affrontare una
gravidanza, sarebbe necessario aspettare 2 anni per superare il
periodo di possibile recidiva, comunque correlato alla neoplasia,
e per concludere le terapie ormonali previste. La gravidanza dopo
il tumore mammario non comporta inoltre un aumento dei rischi per
il feto perche', sulla base dei dati disponibili, non risulta
nessun aumento del tasso di malformazioni neonatali".
(Pic/ Dire)