SCOPERTE A TORINO LE MODALITÀ CHIMICHE DELL'EFFETTO PLACEBO.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 24 ott. - "I farmaci e gli
stimoli psicosociali (per esempio le suggestioni verbali del
medico verso il paziente) agiscono con gli stessi meccanismi".
Cosi' Fabrizio Benedetti, professore di Neuroscienze all'
Universita' di Torino e membro dell' Istituto Nazionale di
Neuroscienze (INN) illustra la sua ultima ricerca pubblicata su
Nature Medicine che fara' parte della lettura che terra' al
Congresso Internazionale di psiconeuroendocrinoimmunologia Stress
e Vita in programma a Orvieto dal 27 ottobre.
"I farmaci agiscono tramite il legame a recettori specifici, la
cui attivazione produce sia effetti terapeutici che effetti
collaterali negativi. Gli stimoli psicosociali, attraverso
meccanismi di condizionamento e di anticipazione, sono in grado
di attivare specifiche sostanze (ad es. le endorfine nel caso del
dolore, la dopamina nel caso della malattia di Parkinson), che si
vanno a legare agli stessi recettori ai quali si vanno a legare i
farmaci, producendo effetti simili a quelli prodotti da questi
ultimi, sia terapeutici che collaterali.
Questo concetto riveste un'importanza particolare, se si
considera che esso implica un'interferenza tra il contesto
psicosociale nel quale la terapia viene applicata e l'effetto
specifico del farmaco o della procedura terapeutica. In altre
parole, l'effetto del farmaco puo' subire una modulazione
cognitiva ed emotiva".
Benedetti chiarisce che la comunicazione medico-paziente pero'
puo' avere anche effetti negativi: accanto agli effetti positivi
del placebo si possono registrare anche effetti negativi (effetto
nocebo). Questo puo' accadere quando la comunicazione e'
frettolosa e' eccessivamente ambigua e carica di suggestioni
negative che nel cervello del paziente si traducono in una
sensazione di minaccia per la propria salute.
Lo studio delle relazioni terapeuta-paziente dal punto di vista
delle neuroscienze e' stato recentemente sintetizzato dal
professor Benedetti in un libro edito dalla Oxford University
Press il cui eloquente titolo e' The Patient's Brain (il cervello
del paziente). Anche di questo si parlera' ad Orvieto.
(Wel/ Dire)