(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 20 ott. - Il Comitato per i
diritti delle persone affette da obesita' e disturbi alimentari
(CIDO) rende noto di essere intervenuto, assieme alla sua legale
rappresentante Angela Ferracci, nel giudizio dinanzi al Tar Lazio
proposto dai dottori Di Flaviano, Di Sacco e Giorgetti per
l'annullamento del decreto del Ministro della Salute dello scorso
2 agosto che ha classificato come stupefacenti e proibito la
produzione, prescrizione e vendita in Italia di quattro sostanze
c.d. anti-fame, tra cui la Fendimetrazina, utilizzate da decenni
e con ottimi risultati per la preparazione di medicinali galenici
efficaci nella cura di pazienti affetti da obesita'.
Il Comitato - assistito dagli avvocati Paolo Tanoni, Alessandra
Piccinini e Marco Giustiniani - ha deciso dunque di aderire alla
posizione dei medici ricorrenti contro il Ministero della Salute,
ritenendo profondamente illegittimo il decreto in questione che,
dall'oggi al domani, ha eliminato dai piani di cura di migliaia
di pazienti degli importantissimi presidi terapeutici, e cio'
senza nemmeno valutare l'impatto che una tale decisione avrebbe
avuto su quei soggetti che avevano trattamenti in corso, nonche'
i danni che gli stessi avrebbero subito a seguito di una loro
brusca interruzione. Parimenti, appaiono del tutto infondate ed
eccessivamente allarmistiche le motivazioni che hanno condotto il
Ministero ad eliminare dal commercio tali medicinali, in quanto
basate sostanzialmente su casi di abuso degli stessi, in quanto
assunti in combinazione con altre sostanze se non addirittura con
droghe, al di fuori di qualsiasi consapevole controllo medico.
Al contrario, si teme purtroppo che ci si trovi di fronte
all'ennesima forma di discriminazione contro le persone affette
da obesita'. Infatti, oltre a paragonare nella sostanza delle
persone malate a dei 'consumatori di stupefacenti', il Ministero
sta operando nella direzione di togliere via via tutte le
possibilita' di cura di questa sempre piu' dilagante patologia
(che tuttavia non e' riconosciuta come tale).
Insomma, il problema resta sempre il medesimo: se l'obesita' non
e' una malattia, per definizione sono superflui, inutili e
ovviamente dannosi i medicinali predisposti per la sua cura. Ma
cosi' non e' e non deve essere.
Si confida, pertanto, che i giudici del Tar vorranno accogliere
le nostre argomentazioni e quelle dei medici ricorrenti cosi' da
consentire a migliaia di pazienti in Italia di poter tornare a
curarsi. Si rende noto che l'udienza cautelare e' fissata per il
prossimo 26 ottobre.
(Wel/ Dire)