(DIRE - Notiziario Sanita') Bologna, 17 ott. - Privatizzare anche
un pezzo della sanita', non solo il welfare. Nel nome del
principio di sussidiarieta', le cooperative puntano a fare il
loro ingresso anche in ambito sanitario, non limitandosi solo ai
servizi sociali. L'intenzione e' stata espressa questa mattina
direttamente al presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco
Errani, durante l'incontro con le tre centrali cooperative:
Legacoop, Confcooperative e Agci. La richiesta e' contenuta nella
relazione (unitaria) letta oggi in assemblea. "Ci vorremmo
occupare dell'intero bilancio regionale- spiegano le coop- per
questo chiediamo una maggiore multidisciplinarieta' della spesa
sociale e sanitaria". In particolare, il mondo della cooperazione
"si candida a gestire segmenti importanti della sanita' leggera e
dei servizi di prossimita', come i centri di cure primarie". Ma
nel documento si parla anche di "prendere in esame la promozione
di strumenti mutualistici integrativi, anche in partnership
pubblico-privato". Le tre centrali cooperative si dicono
dispiaciute che finora "la parte sanitaria del sistema non si sia
ancora lasciata contaminare dalle caratteristiche positive del
sociale", ovvero dall'abitudine alla compartecipazione e
concertazione dei servizi. "Per questo chiediamo di aumentare il
tasso concertativo degli enti pubblici- si legge nella relazione-
Ausl compresa". Ma le coop piantano anche un paletto ben
definito. "Siamo perplessi sugli effetti del sistema di
accreditamento nel socio-sanitario- affermano- in cui permangono
coni d'ombra che probabilmente causeranno difficolta' nel
meccanismo". L'ingresso nei servizi sanitari da parte dei privati
fa parte di un pacchetto di proposte che le centrali cooperative
ha presentato oggi a Errani sotto forma di un "Patto per la
crescita intelligente, sostenibile e inclusiva".
Incontrando la stampa a margine dell'assemblea, il presidente
regionale di Confcooperative, Maurizio Gardini, assicura: "Non
vogliamo sostituirci al pubblico solo perche' il privato sociale
costa meno, ma vogliamo costruire un nuovo modello di welfare".
Oltre alla sanita' e ai servizi sociali, le coop puntano forte
sul trasporto pubblico locale. "Si puo' fare di piu' e meglio-
sostiene Gardini- attraverso societa' a capitale misto pubblico e
privato. Non siamo dispensatori di miracoli, ma si possono
liberare risorse importanti". A patto pero', precisano le coop,
di "sgravare dai vincoli dell'attuale sistema pubblicistico" il
servizio, creando un sistema regionale "piu' flessibile e molto
meno oneroso", perche' gestito "industrialmente", contando sulle
"leve imprenditoriali". Anche nel campo dell'edilizia sociale, le
tre centrali avanzano la loro candidatura. "Nel prossimo futuro-
si legge nella relazione- la cooperazione si propone di recitare
un ruolo di play maker nella promozione di interventi complessi e
integrati, che vanno oltre la mera assegnazione degli alloggi".
Alle cooperative di abitanti, in particolare, "andrebbe
attribuito un ruolo ben diverso. Non riteniamo corretto che siano
omologate ne' agli operatori privati for profit ne' ai soggetti
pubblici, cui spetta la funzione di coordinamento e controllo".
Per questo, le coop propongono di "riconoscere alle cooperative
di abitazione particolari agevolazioni amministrative e di
assegnare loro, in via preferenziale da parte dei Comuni, in
diritto di superficie o in proprieta', le aree e gli immobili
destinati alla realizzazione di abitazioni di edilizia
residenziale pubblica".
(Wel/ Dire)