(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 17 ott. - "Franco non ce l'ha
fatta. Non ha superato la paura di finire in una RSA o in una
casa protetta, non ha superato le cocenti umiliazioni, non ha
accettato di essere considerato un peso per l'economia calabrese,
e si e' lasciato andare, per il timore che il progetto non fosse
rifinanziato". Il progetto si chiama "Abitare in autonomia" e chi
racconta la tragica storia di Franco e' Nunzia Coppede',
presidente regionale della Fish Calabria, che indirizza il suo
messaggio al presidente della giunta regionale, Giuseppe
Scopelliti. "Il progetto Abitare in autonomia - ci spiega la
Coppede' - e' nato nel 2000 per promuovere la vita indipendente
con la facilitazione e la mediazione di assistenti. Finora ha
coinvolto 6 persone, due per periodi definiti, quattro fisse.
Ora, abbiamo dovuto bloccare i due progetti temporanei per
mancanza di fondi. E due persone che usufruivano dei progetti
fissi sono morte. Quindi attualmente interessa solo due persone,
che comporterebbero alla regione una spesa complessiva di 70.000
euro l'anno. Siamo ancora in attesa di una parte dei fondi del
2009, mentre abbiamo appena ottenuto una piccola parte relativa
al 2010". Di qui l'urgenza di incontrare il presidente della
Regione, da cui di fatto dipende la vita di questo progetto.
La lettera della Coppede' fa seguito a innumerevoli richieste di
incontro che due persone disabili calabresi, da quasi un anno,
inviano periodicamente allo stesso Scopelliti, invocando un
incontro urgente e un confronto proprio sulle sorti del progetto
di vita indipendente portato avanti dall'associazione. "Caro
Presidente, e' stato piu' facile ottenere l'attenzione di Sua
Santita' Benedetto XVI, che un incontro con Lei", racconta la
Coppede'. "Il Papa, dopo aver ricevuto la lettera lucida e
accorata di Mimmo, gli ha risposto durante l'Angelus del 9
ottobre in Lamezia Terme". E' lo stesso Mimmo (Domenico Rocca)
che, insieme a Rita Barbuto, firma da mesi il fax inviato al
presidente della Regione: Mimmo e Rita sono due persone disabili
che, proprio grazie al progetto "Abitare in autonomia", possono
"condurre una vita di qualita' - riferisce la Coppede' - e
svolgere il proprio impegno sociale".
Mimmo e' il fratello di Franco, quello che "non ce l'ha fatta":
"vista la sua grave disabilita' - riferisce la Coppede' - e
l'assenza di familiari per assisterlo, si sarebbe trovato
costretto ad accettare il ricovero in una struttura
d'assistenza.Come Franco, Mimmo e Rita, "altre persone con
disabilita' vorrebbero vivere autonomamente il loro progetto di
vita - assicura la presidente calabrese della Fish - ma negli
anni sono rimaste in attesa di tempi migliori, considerata la
precarieta' economica con cui il progetto si sta portando avanti
da molti anni"
Promuovere la vita indipendente delle persone disabili
rappresenterebbe peraltro un considerevole risparmio per le
istituzioni. "I costi di una persona con disabilita', che riceve
l'assistenza alla persona e gli altri servizi collaterali,
previsti dal progetto Abitare In Autonomia, sono esattamente il
50% di una retta della Rsa - spiega la Coppede' - Stiamo parlando
di persone con disabilita' che hanno una simile entita' di
bisogni di assistenza personale; con la differenza che nel primo
caso, oltre a far spendere meno, diventano a loro volta risorse
umane per il territorio, mentre nel secondo caso, diventano
soggetti assistiti".La Fish Calabria ha presentato nei mesi
scorsi anche una proposta di legge regionale, "per la promozione
di progetti di vita indipendente con mediazione o con
finanziamento diretto".
(Wel/ Dire)