(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 3 ott. - Sono 1.258 i casi di
mesoteliomi (tumore che nasce dalle cellule del mesotelio ed e'
associato soprattutto all'esposizione all'amianto) registrati in
Toscana dagli anni Ottanta ad oggi (prevalentemente maschi: 981
casi, pari al 78%) e sono in aumento le denunce delle malattie
professionali, comprese le neoplasie. Per piu' del 90% dei casi
e' stato possibile raccogliere informazioni sulla loro eventuale
esposizione ad amianto professionale ed extraprofessionale: per
897 casi e' stata identificata una pregressa esposizione ad
amianto (759 in ambito lavorativo; 25 in ambito familiare, cioe'
conviventi con lavoratori dell'amianto; 8 in attivita'
extralavorative e 5 da ricondurre a fonti ambientali). Le aziende
della provincia di Livorno sono quelle che hanno sinora espresso
la percentuale piu' rilevante: il 24% dei casi ha avuto una prima
esposizione in aziende livornesi.
Il settore edile presenta oggi il numero piu' elevato di casi
(173) in relazione alla grande diffusione negli anni passati di
materiali per l'edilizia contenenti amianto. A seguire ci sono i
casi tra i lavoratori del tessile (111 casi), i metalmeccanici
(107 casi) e gli addetti dei cantieri navali (104 casi). I dati
sono stati resi noti nel corso del convegno che ha riunito tutti
i Cor (Centri operativi regionali) della Toscana sul tema dei
tumori professionali.
"Mentre negli ultimi anni abbiamo assistito a un deciso e
costante decremento degli infortuni sul lavoro, sono invece
aumentate, in tutta Italia e anche in Toscana, le denunce delle
malattie professionali, comprese le neoplasie- ha spiegato
l'assessore regionale alla sanita' Daniela Scaramuccia- Alla luce
di tutto questo, appaiono chiari i motivi per cui, con il Piano
Regionale della Prevenzione adottato alla fine dello scorso anno,
la Regione Toscana ha deciso di investire, per il prossimo
futuro, sulla ricerca attiva delle malattie professionali".
"Stiamo coinvolgendo tutti i soggetti che possono far parte della
rete della prevenzione in questo ambito- ha spiegato ancora
l'assessore-, a partire dai medici competenti e dai medici di
famiglia, come primo terminale da sensibilizzare verso la
corretta diagnosi e la tempestiva segnalazione. E poi le Asl,
l'Ispo, il CeRIMP (Centro di riferimento regionale per l'analisi
dei flussi informativi su Infortuni e Malattie professionali o da
lavoro), l'Agenzia Regionale di Sanita', le Universita', quali
centri specialistici di terzo livello: e' solo con il contributo
di tutti che sara' possibile affrontare in maniera efficace
questa problematica".
(Wel/ Dire)