(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 28 nov. - Quattro ospedali da
campo in Calabria. Un appello che suona come una provocazione, ma
lo e' solo in parte. Perche' la Calabria chiama in causa
Emergency e Gino Strada. Con forza. A lanciare l'appello 4 paesi
montani, arroccati tra le montagne. Acri, San Giovanni in Fiore,
Serra San Bruno e Soveria Mannelli. Fazzoletti di terra
incastonati a centinaia di metri sul livello del mare, tra la
provincia di Cosenza, Catanzaro e Vibo Valentia, raggiungibili
percorrendo strade dissestate. A perenne rischio frane. Che
d'inverno sono immerse nella nebbia e coperte da ghiaccio e neve.
Proprio in queste terre, segregate dal clima e dalla posizione
geografica, ma ricche di fervore intellettuale e di gente che non
vuole andare altrove, il piano di rientro della Sanita' calabrese
ha previsto il ridimensionamento degli ospedali esistenti,
rendendo praticamente impossibile far fronte alle situazioni di
emergenza e urgenza sanitarie. Eppure una legge sulla montagna
c'e', ed e' la legge n.97 del 1994, che prevede una serie di
disposizioni per lo "sviluppo globale delle aree montane,
attraverso la tutela e la valorizzazione delle loro qualita'
ambientali".
Tra i punti cardine di questo disposto normativo troviamo sia un
"particolare riferimento allo sviluppo del sistema della
viabilita' locale", che "la garanzia di adeguati servizi per la
collettivita'" presente sul territorio. Ma la Calabria e' una
terra fatta di contraddizioni e questa legge, oggi, e' lettera
morta. Solo un anno fa, l'allora neopresidente della giunta
regionale, Giuseppe Scopelliti, attuale commissario ad acta della
Sanita', varcava la soglia dei teatri cittadini, insieme alla sua
Giunta, per presentareil piano di rientro dal debito astronomico
della sanita' calabrese, sostenendo fortemente che gli ospedali
montani avrebbero subito solo delle piccole modifiche. Oltre al
danno, la beffa. Perche' nel giro di un anno le cose in Calabria
stanno cambiando.
Lo slogan: "Meno sprechi, piu' Sanita'", declamato dalla Giunta
Scopelliti, fa i conti con il disavanzo regionale che supera il
miliardo di euro. Per ridare ossigeno al cuore infartuato della
Sanita' calabrese il piano di rientro ha previsto la chiusura e
la "riconversione" di intere strutture ospedaliere, tra cui
quelle dei paesi di montagna. Senza prevedere pero', soluzioni
alternative per il fitto bacino d'utenza calabrese. Il risultato
e' una congestione senza precedenti, quasi in tutta la regione. I
posti letto per acuti scarseggiano. Si arriva a passare intere
notti in pronto soccorso, perche' negli ospedali della provincia
di Cosenza, Catanzaro e Crotone non c'e' un posto letto. Fausto
Sposato, del comparto Sanita' della Cgil calabrese afferma che:
"Non puo' esserci un piano di chiusura di strutture ospedaliere
senza un rafforzamento dell'attivita' territoriale sanitaria. Il
presidio AB dell'Annunziata di Cosenza, che e' l'ospedale
principale della provincia, sta letteralmente scoppiando, perche'
non riesce a far fronte a tutte le richieste e di urgenza e a
quella programmate, dei pazienti di una delle province piu'
grandi d'Italia". Intanto i paesi montani sono sul piede di
guerra e definiscono la loro protesta "una battaglia di
civilta'". In vista ci sono manifestazioni e azioni legali.
(Wel/ Dire)