(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 21 nov. - Non si porta dentro
il cibo. Non si parla di cibo. Non si guarda nel piatto
dell'altro. La merenda va consumata sempre. Dopo i pasti si sta
seduti 20 minuti. Non si studia. Sono alcune delle regole da
rispettare all'interno del Day Hospital, un centro diurno per i
pazienti con disturbi alimentari dell'Ospedale
Sant'Orsola-Malpighi a Bologna che negli ultimi 10 anni ha
accolto 1.251 persone. I pazienti, per la maggior parte ragazze
(solo 16 i maschi) spesso molto intelligenti, brave negli studi e
con una grande forza e autocontrollo, arrivano dopo che i
famigliari notano il rifiuto di mangiare. I genitori hanno un
ruolo importante nel trattamento della malattia, perche' anche le
dinamiche familiari sono una delle sue principali cause. "Ci deve
essere un coinvolgimento della famiglia, perche' bisogna educare
anche il genitore.
Offriamo il nostro aiuto anche a loro" dice Francesca Rossi, la
neuropsicologa del centro. Piu' di meta' dei pazienti (58,3%)
hanno sofferto di anoressia, un terzo (31,3%) di bulimia e il
resto con sintomi vari, tra cui il binge eating che si manifesta
come alimentazione incontrollata. Nel centro regionale il 35,8 %
dei pazienti sono bolognesi, il 24,8% vengono da fuori Bologna e
il 39,1% arrivano fuori dall'Emilia-Romagna. In generale, i piu'
esposti alla malattia sono i giovani dai 12 ai 22 anni, ma i
disturbi possono essere presenti anche nelle donne intorno ai
40-45 anni. E' in aumento anche il numero dei bambini che
cominciano ad avere le prime avvisaglie a 7-8 anni (rifiuto del
cibo, disturbi della crescita) che con l'adolescenza possono
diventare disturbi alimentari.
Il trattamento dei disturbi comincia all'ambulatorio del Centro
di neuropsichiatria infantile all'ospedale Sant'Orsola dove e'
stato creato un reparto per i pazienti affetti da anoressia nel
1994 dopo che hanno cominciato ad arrivare bambini con sintomi
che non erano di causa organica (mancanza di appetito). Se il
paziente e' sotto i 18 anni o nei casi gravi a rischio di vita
(deve essere nutrito artificialmente) viene inserito al reparto.
I pazienti dai 18 ai 24 anni accedono al Day Hospital dove
soggiornano dalle 9 alle 17 tutti i giorni lavorativi e accedono
ai gruppi di accoglienza e sostegno, educazione alimentare,
terapie di psicodramma e assertivita', laboratori creativi (arte
e scrittura) e di percezione dei media. Se il paziente non entra
in nessuna delle categorie descritte prima (e' piu' grande o non
in condizioni gravi) continua a frequentare l'ambulatorio dove fa
anche le consultazioni psicologiche individuali. Le tre figure
principali che seguono i pazienti sono il medico che si occupa
degli esami clinici e della terapia farmacologica, il dietista
che prepara il menu' individuale e il neuropsicologo che gestisce
i colloqui individuali e le terapie di gruppo. "Piu' che i
disturbi alimentari, le condizioni psichiche portano il soggetto
a sviluppare una forma di dipendenza. All'anoressia molto spesso
si aggiunge un disturbo psicologico, per esempio la depressione,
che puo' essere anche geneticamente ereditato," spiega Rossi.
Uno dei laboratori tratta gli effetti dei media sulla percezione
del proprio corpo. Il cambiamento dell'identita' di genere e dei
canoni di bellezza in un certo modo influiscono sui disturbi
alimentari, perche' e' un fenomeno dei Paesi occidentali
sviluppati. Alle ragazze viene mostrata la foto della statua di
un donna robusta, il simbolo di fertilita'. "Adesso non la
farebbero cosi'. Sarebbe una donna androgina, alta e magra, ma
con la pancia" dice una delle ragazze, descrivendo la propria
concezione del simbolo di fertilita' contemporaneo. In un'altra
foto si vede il primo piano di una donna che urla. "La invidio,
perche' troppe volte mi sento cosi', ma non lo faccio. Lei non si
vergogna" descrive le proprie sensazioni un'altra giovane
paziente.
Se al Day Hospital le ragazze in media rimangono 2-5 mesi, al
reparto possono rimanere solo 3 mesi. Dopo la terapia deve essere
continuata al Centro di salute mentale o da uno psicologo privato
ma, precisa Rossi, "le consultazioni dai privati sono molto
costose e non tutte le ragazze possono permettersele". Anche se
una completa guarigione non e' possibile, non vuol dire che le
persone non possono fare una vita normale. "Si puo' imparare a