(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 28 mar. - Il lavoratore
disabile e', prima di tutto, un lavoratore e come tale puo'
rappresentare un valore aggiunto per l'azienda e ambire a
posizioni di responsabilita'. I buoni esempi in questo senso ci
sono, ma restano ancora delle eccezioni: per moltissime persone
disabili il lavoro resta infatti un miraggio. I dati parlano
chiaro: in Italia il tasso di disoccupazione di questa fetta di
lavoratori raggiunge il 74%, contro l'11% della media nazionale.
Come spiega Giampiero Griffo (Disable people international), a
pagare un prezzo ancora maggiore sono le donne: solo 1 occupato
con disabilita' su 3 e' di sesso femminile. Il tema dell'accesso
al lavoro e' stato il filo conduttore del convegno "Executive and
disability".
Che l'integrazione lavorativa sia possibile nelle grandi come
nelle piccole aziende lo testimoniano alcune delle esperienze
presentate nel corso del convegno. Come quella di Ducati,
raccontata dal direttore delle Risorse Umane Luigi Torlai: "La
nostra azienda e' citata in questo caso come un modello, ma
questo ci sembra strano. Per noi e' una situazione assolutamente
normale, non c'e' alcun problema a far lavorare insieme persone
disabili e normodotate. Non riusciremmo neanche a immaginarci la
Ducati senza i nostri ingegneri, disabili o no". Torlai
sottolinea che "creare barriere e' un'assurdita': si perdono
occasioni, tempo, colleghi. La societa' deve integrare la
comunita': Se no che comunita' e'? I lupi fanno meglio di noi,
questi problemi li risolvono".
Dalla grande azienda alla piccola realta' le cose non cambiano
poi molto. Matteo Cielo, referente per la Responsabilita' sociale
di impresa di Confindustria Vicenza, racconta: "Un'impresa locale
ha assunto una ragazza sordomuta con l'incarico di sbrigare le
pratiche necessarie a ottenere la certificazione di qualita' Esa:
e' stato un incarico complesso, al quale ho collaborato anch'io e
il lavoro a stretto contatto con questa ragazza mi e' stato molto
utile, mi ha fatto capire che le barriere in realta' non
esistono, neanche nel lavoro".
Perche' l'integrazione lavorativa divenga realmente possibile e'
necessario pero' che la societa' ripensi se stessa, mettendo le
persone disabili in grado di vivere i propri spazi, di
conquistare una piena autonomia e, di conseguenza, di lavorare. A
questo serve la figura del Disability manager, introdotta da
Giovanni Bernini, assessore alle Politiche a favore dei disabili
di Parma, alla quale l'Universita' Sacro Cuore sta dedicando due
corsi universitari. "È una figura - spiega Bernini - che abbia
competenze non solo sociali, ma anche e soprattutto tecniche. Una
figura professionale che sappia fare sistema negli enti sociali".
Nella direzione dell'accessibilita' e della promozione della
mobilita' si muove da tempo l'Inail, che nel corso del convegno
ha presentato, con il direttore Riabilitazione e protesi Mario
Carletti, le proprie attivita'.
(Wel/ Dire)