PSICHIATRIA. OPG, IN 300 POTREBBERO USCIRE, VIDEO SU CONDIZIONI
LA COMMISSIONE D'INCHIESTA DEL SENATO HA ACCERTATO LE CONDIZIONI
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 21 mar. - Sono piu' di 300 in
Italia i "dimissibili", le persone che si trovano in un Ospedale
psichiatrico giudiziario pur avendo, spesso da anni, tutte le
carte in regola per uscire.
Alla fine del 2010 la Commissione d'inchiesta del senato sul
servizio sanitario nazionale ha contato all'interno degli Opg 376
"dimissibili", di cui poi sono stati effettivamente dimessi solo
65, invece per altri 115 e' stata disposta una proroga della
pena, mentre 6 nel frattempo sono morti senza riuscire a mettere
piede fuori da strutture fatiscenti fino all'inverosimile, come
documentano le immagini girate nelle visite della Commissione
stessa e poi messe insieme in un documentario di cui un ampio
stralcio di una ventina di minuti verra' trasmesso domenica sera
dalla trasmissione di rai tre Presa diretta, alle 21.30. Nei 6
Opg sparsi sul territorio nazionale, "sembra di essere rimasti
fermi al 1930, ai tempi del codice Rocco e dei manicomi, come se
la legge Basaglia non ci fosse mai stata", dichiara il presidente
della commissione Ignazio Marino. Immagini forti, che mostrano
persone in evidente stato di abbandono, circondati dalla
sporcizia ovunque, in condizioni igieniche inaccettabili, le
pareti scrostate e piene di muffa, letti arrugginiti, cinghie di
contenzione e latrine e attaccate ai fornelli. Persino letti e
materassi con i buchi al centro, per lasciar cadere le deiezioni
di persone legale per giorni senza poter andare in bagno. "Non e'
tollerabile che nel nostro paese le persone siano trattate in
questo modo. Dobbiamo arrivare al superamento di questi istituti
e liberare, e' proprio il caso di usare questa parola, persone
rinchiuse senza motivo - ha aggiunto Marino - per questo abbiamo
deciso mostrare queste immagini attraverso una trasmissione
televisiva".
Su un totale di 1479 persone rinchiuse negli Opg, quasi 1 su 4
risulta dimissionabile, cioe' ha scontato la sua pena e non
risulta socialmente pericoloso. "Eppure non riescono a uscire
perche' cominciano con il meccanismo delle proroghe infinite e
finiscono in quello che gli stessi giudici definiscono
'l'ergastolo bianco', senza un fine pena", ha sottolineato
Marino. Il problema e' che spesso non si sa dove mandare queste
persone dopo le dimissioni, poiche' spesso non c'e' nessuno
disposto ad accoglierli e le Asl non vogliono farsene carico
disponendo un adeguato percorso di cura. "Non e' un problema di
costi - ha dichiarato Michele Saccomanno, relatore di maggioranza
dell'inchiesta sulla salute mentale - Si tratta di poche
centinaia di persone, per reinserirli nel territorio basterebbero
gli stessi uomini e le stesse risorse che lo Stato spende gia'".
Inoltre i relatori sottolineano l'impegno da parte del governo di
stanziare 10 milioni di euro (5 dal ministero della salute e
altri 5 dal dicastero della Giustizia) per far uscire queste
persone e farle curare e assistere adeguatamente.
"In quelle condizioni potremmo ritrovarci anche noi se
commettiamo reati anche bagattellari, e in quel momento veniamo
considerati non in condizioni di intendere e di volere. E poi si
rischia di non riuscire piu' ad uscire, senza essere nemmeno
curati", ha sottolineato Marino. Tra le storie raccolte dalla
Commissione nel tentativo di inquadrare i percorsi anomali che
conducono a quel tipo di internamento, c'e' un uomo che
venticinque anni fa e' andato davanti a una scuola vestito da
donna, chi nel 1992 ha fatto una rapina da settemila lire in
un'edicola fingendo di avere una pistola in tasca, chi e' stato
trasferito in Opg nonostante ci fosse una comunita' disposta ad
accoglierlo. "Nel documentario si vede un letto con il buco al
centro per far cadere le urine e gli escrementi. Li' sopra
abbiamo trovato un uomo nudo, legato non con delle cinghie ma con
delle corde. Quel letto era tutto arrugginito per le decine di
persone che negli anni ci erano state legale sopra", racconta
Marino, che a proposito delle proroghe infinite ha detto: "Siamo
rimasti sconvolti quando abbiamo trovato i moduli prestampati e
fotocopiati in cui la proroga consisteva nel mettere la data
nuova, senza nessuna certificazione reale delle condizioni per
cui si stabilisce la proroga". Tra le evidenze accertate dalla
Commissione anche il fatto che spesso in questi istituti mancano
gli psichiatri ancora prima che delle cure per la malattia
mentale: "Abbiamo trovato una tale condizione di solitudine e
abbandono che e' la negazione stessa della cura - ha dichiarato
Daniele Bosone, relatore di minoranza dell'inchiesta - e'
indispensabile che l'aspetto sanitario prevalga su quello
carcerario e si arrivi alla chiusura degli Opg".
(Wel/ Dire)
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