(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 21 mar. - La due giorni
bolognese dedicata alle malattie neurovascolari sembra dare
risposta ad alcune delle domande aperte sulla relazione tra Ccsvi
(insufficienza venosa cronica cerebrospinale ovvero il
restringimento delle vene giugulari che provoca un rallentamento
del flusso di sangue verso il cervello) e sclerosi multipla. Al
convegno organizzato dalla Societa' internazionale per le
malattie neurovascolari (Isnvd), a cui hanno partecipato oltre
400 ricercatori da tutto il mondo, sono stati presentati gli
studi di numerosi gruppi indipendenti internazionali che
dimostrerebbero l'associazione tra Sm e Ccsvi e che il
trattamento di quest'ultima con angioplastica modifica e migliora
i sintomi della Sm. "Studi esteri confermano la relazione - dice
Paolo Zamboni, medico, presidente di Isnvd e ricercatore
dell'Universita' di Ferrara - ma cio' non significa che i
pazienti possano interrompere le terapie in corso: ora bisogna
lavorare per trasferire le conoscenze in cure per i malati".
Il metodo Zamboni non si focalizza pero' solo sugli effetti
vascolari della sclerosi multipla ma sulle patologie
neurovascolari in genere. Potrebbe cioe' avere applicazioni e
implicazioni anche su altre patologie, come il morbo di
Parkinson, la demenza o l'invecchiamento. Per quanto riguarda la
Sm, al convegno bolognese sono stati presentati gli esiti di
oltre 1.000 casi trattati in diversi studi in tutto il mondo.
Alcuni tra questi hanno confermato la sensibile diminuzione di
alcuni sintomi (affaticamento, disturbi del sonno e della memoria
e mal di testa) delle persone affette da Sm con un miglioramento
della qualita' della vita. I numeri sono ancora troppo piccoli
per poter parlare di una terapia su larga scala. "Non vogliamo
creare false aspettative nei pazienti - sottolinea Zamboni - ma
abbiamo visto che i ricercatori di tutto il mondo hanno lavorato
in modo straordinario: ora bisogna andare avanti".
Gli studi di diversi gruppi in tutto il mondo hanno dimostrato
(con l'uso della venografia transcatetere) che la prevalenza
della Ccsvi nelle persone affette da Sm supera il 90% mentre la
prevalenza nei soggetti sani e' stata calcolata in uno studio
realizzato con angio-Tac dalla Wayne State University del
Michigan (Usa) in una percentuale di casi inferiore all'8%. In
Italia uno studio realizzato dal professor Stefano Bastianello su
700 casi ha dimostrato una percentuale di Ccsvi nelle persone con
sclerosi multipla dell'86%. "Ci sono diversi studi in corso, come
quello portato avanti dall'Aism - spiega Zamboni - e sono tutti
importanti perche' ognuno di essi va a esplorare un aspetto della
malattia che permette di capire meglio anche gli altri".
In particolare, Aism coordina, insieme ad altre associazioni
internazionali, nuovi studi sulla Ccsvi nella Sm, ha stanziato
900 mila euro per uno studio epidemiologico e multicentrico.
(Wel/ Dire)