RAPPORTO OSSERVASALUTE 2010. GIOVANI A RISCHIO
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 10 mar. - L'Italia e' un paese
'ancora in salute', ma 'e' grassa, vecchia e pigra'. Colpa dei
'cattivi comportamenti' e degli stili di vita sbagliati. È quanto
emerge dall'ottava edizione del Rapporto Osservasalute (2010),
presentato a Roma all'Universita' Cattolica. Secondo il rapporto
mettono a rischio la salute, o comunque ne compromettono la
qualita', i cattivi comportamenti (in fatto di alimentazione,
sedentarieta' e consumo di alcol in eccesso soprattutto tra i
giovani). Queste abitudini sbagliate, oltretutto, sembrano
divenute 'normali' (e accettate per tali). 'Difficolta''
anche sulla salute delle donne. Secondo il rapporto, infatti 'ha
smesso di crescere l'aspettativa di vita' delle donne: 'negli
ultimi 5 anni e' aumentata di appena tre mesi (da 84 anni nel
2006 a 84,1 anni nel 2009, 84,3 nel 2010), mentre per gli uomini
e' aumentata di sette mesi nello stesso arco di tempo (da 78,4
anni nel 2006 a 78,9 anni nel 2009, 79,1 nel 2010)'.
Comportamenti a rischio tra le donne, ma anche tra gli uomini,
sono legati al consumo di alcol: 'sono infatti aumentate le donne
adulte (19-64 anni) con consumi di alcol a rischio (si ritengono
a rischio le donne che eccedono il consumo di 20 grammi di alcol
al giorno, 1-2 Unita' Alcoliche), la prevalenza e' passata
dall'1,6% nel 2006 al 4,9% nel 2008'.
'Ma i problemi di salute degli italiani non dipendono solo
dalla loro cattiva volonta' che li porta a essere sedentari e
poco inclini a corretti stili di vita- ha spiegato il professor
Walter Ricciardi, direttore dell'Istituto di Igiene della
Facolta' di Medicina e Chirurgia dell'Universita' Cattolica di
Roma- bensi' anche dal deteriorarsi, soprattutto nelle regioni in
difficolta' sul piano economico (soprattutto al Sud), di
interventi adeguati per mancanza di investimenti nella
prevenzione. A cio' si aggiunge il problema della chiusura degli
ospedali'.
'In dieci anni di federalismo sanitario, con la sanita' ormai
trasferita interamente alle regioni, il problema e' che quelle
deboli corrono il rischio di essere travolte, la sanita' rischia
cioe' di essere l'elemento dirompente della Regione in toto', ha
aggiunto Ricciardi.
Il Rapporto e' frutto del lavoro di 203 esperti di sanita'
pubblica, clinici, demografi, epidemiologi, matematici,
statistici e economisti distribuiti su tutto il territorio
italiano.
Tre regioni da sole (Lazio, Campania e Sicilia) hanno generato
il 69% dei disavanzi accumulati dal Servizio sanitario nazionale
nel periodo 2001-2009. In termini pro capite, 'disavanzi molto
significativi si sono generati anche in Molise, Valle d'Aosta,
Abruzzo e Sardegna. Solo nel Centro-Nord le regioni (tranne
appunto Valle d'Aosta, nonche' Piemonte, PA di Trento, Liguria e,
nel 2009, Veneto) da alcuni anni chiudono i conti in sostanziale
equilibrio'.
UN PAESE IN CRESCITA - I risultati del rapporto danno conferma
delle tendenze emerse negli anni scorsi: si riscontra un
tendenziale aumento della popolazione residente in Italia
rispetto al biennio 2007/08, principalmente imputabile alla
crescita della componente migratoria. Nel biennio 2008/09
l'Italia presenta un saldo totale positivo (+6%), frutto di un
saldo naturale prossimo allo zero (-0,3%), e un saldo migratorio
positivo (+6,3%), seppur in diminuzione se confrontato con quello
del biennio precedente. Sono molte le regioni che presentano un
saldo naturale negativo: tra queste vi sono la Liguria con una
popolazione estremamente invecchiata e comportamenti riproduttivi
molto contenuti (-5,8%), il Friuli Venezia Giulia e il Molise
(entrambe con un valore pari a -3,1%): al contrario, i saldi
naturali piu' elevati, si registrano in entrambe le Province
Autonome del Trentino Alto Adige e in Campania.
CRESCE ANCHE LA FECONDITÀ - Il tasso di fecondita' totale
(Tft) si attesta, nel 2008, su un valore inferiore al livello di
sostituzione (ossia quello, circa 2,1 figli per donna, che
garantirebbe il ricambio generazionale) che e' pari a 1,4 figli
per donna in eta' feconda. Tale ripresa e' imputabile sia alla
crescita (specie nel Centro-Nord) dei livelli di fecondita' delle
over 30 anni che all'apporto delle donne straniere. Studi
dimostrano che l'aumento del Tft registrato tra il 2001 e il 2006
e' dovuto, in pari misura, alla crescita della fecondita' delle
donne con cittadinanza italiana e a quella delle cittadine
straniere. Nel 2008 i valori del Tft piu' elevati si registrano
nelle Province Autonome del Trentino-Alto Adige e alla Valle
d'Aosta, dove tale indicatore raggiunge il valore di circa 1,6
figli per donna. Le regioni dove si registra un Tft
particolarmente basso (ossia inferiore a 1,2 figli per donna in
eta' feconda) sono Sardegna e Molise.
QUALCHE SPORTIVO IN PIÙ MA CONTINUA A VINCERE LA PIGRIZIA -
Rispetto al Rapporto Osservasalute 2009 si registra un leggero
incremento della quota di persone che svolgono solo qualche
attivita' fisica e una conseguente riduzione nella quota di
sedentari. Nel 2008 il 21,6% della popolazione di 3 anni e oltre
pratica uno o piu' sport con continuita', poco piu' di un
italiano su cinque (era il 20,6% nel precedente Rapporto) mentre
il 9,7% lo pratica in modo saltuario. Le persone che dichiarano
di svolgere qualche attivita' fisica (come fare passeggiate per
almeno 2 chilometri, nuotare o andare in bicicletta), sono il
27,7%. La quota di sedentari e' pari al 40,2%. Come negli anni
precedenti si vede che nelle regioni meridionali si fa meno sport
in maniera continuativa - in Sicilia lo pratica solo il 13,8%, in
Campania il 15,1% e in Puglia il 15,8% - rispetto alle regioni
settentrionali (Trentino-Alto Adige 33,5%) e centrali (Lazio
23,2%). Verosimilmente, l'analisi territoriale mostra come la
sedentarieta' aumenti man mano che si scende da Nord verso Sud,
in particolare in Campania (53,9%), Calabria (54,6%) e Sicilia
(61,8%) dove oltre la meta' delle persone dichiara di non
praticare nessuno sport.
LA DIETA MEDITERRANEA, UNA TRADIZIONE DA RICONQUISTARE -
Aumentano di pochissimo i consumi di frutta e verdura degli
italiani, nel 2008 solo il 5,7% delle persone (poco piu' di
cinque su 100) mangia le cinque porzioni raccomandate al di', con
un +0,1% rispetto al 2007. Si noti che per il 2008, nelle regioni
dove e' piu' diffusa l'abitudine di pranzare fuori casa (a mensa
e al ristorante, sono soprattutto le regioni del Nord e il Lazio)
si registra una percentuale piu' elevata di persone che
dichiarano di mangiare 5 e piu' porzioni al giorno di ortaggi,
verdura e frutta. L'evoluzione dei consumi alimentari ha messo in
evidenza il ruolo della mensa come luogo di consumo dei pasti in
relazione all'assunzione giornaliera di verdura, ortaggi e
frutta. Le tendenze degli italiani a tavola non sono proprio
virtuose, pur con qualche marginale segno di miglioramento: negli
anni 2001-2009, i consumi degli italiani risultano molto lontani
da una dieta equilibrata, che richiederebbe soprattutto
l'incremento del consumo di vegetali e la riduzione del consumo
delle fonti di grassi, di zuccheri semplici e delle bevande
alcoliche. Si riscontra la diminuzione nei consumi di alcune
fonti di grassi (salumi e formaggi), ma anche del consumo di
latte e patate. Troppo esiguo inoltre il consumo di cereali
(pane, pasta e riso), visto che una dieta equilibrata prevede che
i carboidrati ammontino a circa l'84% del fabbisogno medio
giornaliero. Inoltre si osserva un aumento delle persone che
consumano dolci in quantita' moderata, mentre risulta fortemente
crescente il consumo di snack salati. Si osserva anche l'aumento
del consumo di bevande gassate.
CONSUMO DI ALCOL - I giovani si imitano anche nelle cattive
abitudini, infatti dal Rapporto emerge che le ragazze si stanno
accostando alle abitudini meno salutari dei ragazzi loro
coetanei: si osserva per le giovani di 18-24 anni la crescita del
consumo di alcolici fuori pasto e alcolici diversi da birra e
vino e di alimenti proteici. Quanto all'alcol, i non consumatori
risultano pari al 29,4% della popolazione (dati 2008), dato
rimasto stabile rispetto al 2007 in tutte le regioni ad eccezione
di Molise e Campania dove si registra un incremento
statisticamente significativo dei non consumatori (Molise +4,5
punti percentuali; Campania +2,9 punti percentuali). La
prevalenza di consumatori a rischio raggiunge, nel 2008, il 25,4%
per gli uomini e il 7,0% per le donne. Non si evidenziano
differenze statisticamente significative rispetto al 2007 tra gli
uomini, mentre si registra una riduzione complessiva, a livello
nazionale, di 0,8 punti percentuali tra le donne e a livello
regionale in Piemonte (-3,2 punti percentuali) e nelle Marche
(-3,8 punti percentuali). La prevalenza di consumatori a rischio
11-18enni raggiunge, nel 2008, il 18,0% per il genere maschile e
l'11,4% per quello femminile e a livello regionale non si
registrano differenze statisticamente significative rispetto al
2007. Il dato piu' elevato, rispetto alla media nazionale, si
registra, per entrambi i generi, nella Provincia Autonoma di
Bolzano (M = 33,2%; F = 33,2%).
QUASI UN ITALIANO SU 10 NON VA DAL DENTISTA, ANCHE SE DOVREBBE
- Il ricorso alle cure odontoiatriche e' un importante indicatore
delle disuguaglianze nell'accesso ai servizi sanitari, infatti
varia significativamente per eta' e status socio-economico,
soprattutto perche' in Italia il ricorso a queste cure e' quasi
sempre a carico delle famiglie. Infatti quasi un italiano su 10
(9,7% delle persone dai 16 anni in su) non ha potuto sottoporsi a
una visita specialistica per la salute della bocca, pur
presentandone la necessita'. Esiste un chiaro gradiente
territoriale Nord-Sud. Sei regioni (Campania, Sardegna, Puglia,
Sicilia, Calabria e Basilicata) presentano valori superiori a
quello nazionale per quel che concerne la necessita'
insoddisfatta di una visita dal dentista, tutte queste aree si
trovano nel Sud. Il valore piu' elevato si registra in Basilicata
(16,1%), mentre quello piu' contenuto caratterizza la Valle
d'Aosta (3,5%). Valori inferiori all'8% si registrano anche in
Liguria, Umbria, Friuli Venezia Giulia e nelle due Province
Autonome del Trentino Alto Adige.
(Wel/ Dire)