(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 30 mag. - L'evento avverso, o errore medico, bisogna comunicarlo al paziente. Sempre? E come? E quando? Su queste e altre domande si sono interrogati i chirurghi dell'Associazione chirurghi ospedalieri italiani (Acoi) che hanno cercato la quadra in tema, appunto, di comunicazione medico-paziente e nella fattispecie in caso di errore medico.
L'evento avverso e' un momento critico, un momento in cui la situazione emotiva e' difficile per il paziente ma anche per il medico che se ne occupa. Dunque, come comportarsi davanti all'eventualita' di dover comunicare tale evento? Intanto, si sono chiesti, e' sempre bene comunicarlo? Secondo quanto espresso da 704 chirurghi che hanno risposto ad un'indagine svolta proprio tra i soci Acoi, dalla stessa associazione e da Ceref, il centro ricerca e formazione, l'avvento avverso va comunicato quando vi sono delle conseguenze.
Ne e' convinto il 57,8%. Mentre il 31,8% ritiene che se viene fatto un errore va comunicato sempre.
Indubbio e' che informare il paziente dell'evento avverso e' difficile, e il 51,4% dei chirurghi che hanno risposto all'indagine ammette questa difficolta'. Sul quando comunicarlo, invece, quasi tutti (83,2%) ritengono di doverlo fare non appena il paziente e' in grado di apprendere la notizia. Su chi debba comunicare l'errore, le percentuali vedono in testa chi lo fa. Il 41,1%, infatti, individua nel responsabile colui il quale dovra' dare la notizia. Ma non manca chi delega questa responsabilita' al direttore dell'unita' operativa (37,5%). Solo il 17% ritiene che debba essere compito del medico che ha in cura il paziente.
Il 35,7% dei chirurghi, poi, preferisce la presenza anche di un altro membro dell'equipe quando sara' il momento di informare sull'errore.
Il dato piu' interessante, pero', e' quello che racconta di un 51% di chirurghi che, in caso di evento avverso, trova giusto porgere le scuse al paziente. E il 64% pensa che se si esprime rincrescimento, il paziente puo' considerare di non chiedere il risarcimento dei danni. Certo, chi commette un errore non riesce a dimenticarlo: e' cosi' per una percentuale di chirurghi che rasenta 80%.
Parlare, dunque, comunicare con il paziente puo', a volte, limitare il contenzioso medico-legale. A supporto di questa teoria un'indagine del dipartimento della Salute inglese, svolta nel 2003, che ha rilevato come il 34% dei pazienti che subiscono un danno, desiderano scuse e spiegazioni, il 23% un'inchiesta sulle cause, il 17% aiuto per gestire le conseguenze, l'11% un risarcimento economico, il 6% che vengano intraprese azioni disciplinari.
Il tema della comunicazione e' argomento caro All'Acoi, che ne ha fatto da anni la propria fiosofia. Durante il XXX congresso, infatti, sono state molte le sessioni dedicate al dialogo, non solo tra medico e paziente, ma anche tra gli stessi chirurghi.
Durante la sessione 'Comunicare oggi per la formazione continua del chirurgo', i partecipanti si sono studiati e interrogati su quale deve essere il loro modo di comunicare. Qual e' il modo giusto per esprimersi? Cosa si sbaglia? "Non abbiamo individuato ancora delle soluzioni in merito- spiega Stefano Bartoli, tesoriere Acoi- ma abbiamo aperto dei capitoli di riflessione ed evidenziato gli errori piu' comuni. Nei corsi di medicina all'universita'- aggiunge- sarebbero auspicabili corsi di formazione o informazione sulla comunicazione".
(Wel/ Dire)