MINORI. VIAGGIO NELLA SANITÀ DI GAZA: LE VITTIME SONO I BAMBINI
FARMACI, STRUMENTAZIONI, FORNITURE ELETTRICHE INSUFFICIENTI
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 26 mag. - Farmaci,
strumentazioni, spesso forniture elettriche insufficienti a causa
dei frequenti black out: questi i problemi comuni a tutte le
strutture ospedaliere e alle associazioni quotidianamente
impegnate nella Striscia di Gaza visitate dalla delegazione di
infermieri e medici italiani del Co.R.Um, all'interno del
Convoglio Restiamo Umani che dal 12 al 17 maggio scorso e' stato
presente sul territorio palestinese.
Il primo ospedale visitato dal gruppo, composto da quattro
infermieri ed un medico, e' stato quello di Al Quds, gestito
dalla Mezza Luna Rossa palestinese, al centro di Gaza. Prima di
"Piombo Fuso" (2008/2009). Era una delle strutture piu' grandi
della citta'. Attualmente, ha ridotto drasticamente la sua
capacita' operativa. L'incendio esploso in seguito ai
bombardamenti, ha distrutto meta' dello stabile, dal quale ancora
non sono state rimosse le macerie.
Sono stati visitati il pronto soccorso ed il reparto di
terapia intensiva dello Al-Shifa Hospital, dov'e' stato portato
il corpo di Vittorio Arrigoni (l'attivista italiano ucciso il 15
aprile) dopo il suo ritrovamento. Situato nel distretto nord di
Rimal, assiste il 40% della popolazione della Striscia (1,5
milioni di persone) e la maggior parte di Gaza City. "La
struttura e' fatiscente, il personale si arrangia come puo'",
spiega Pamela Ippoliti, 37 anni, infermiera presso le ambulanze
del 118 a Roma, parte della delegazione sanitaria del convoglio.
"Il reparto di terapia intensiva, una stanza con 12 posti letto
usati indistintamente per donne, uomini e bambini, come il pronto
soccorso e' fornito di monitor e macchinari per la respirazione
assistita, ma e' carente di farmaci e strumentazioni
fondamentali". Dopo l'operazione "Cast Lead", l'ospedale ha
cominciato a condurre ricerche sulle conseguenze a lungo termine
provocate dell'uso di armi non convenzionali, impiegate
dall'esercito israeliano. "I team medici hanno riscontrato -
riporta l'infermiera - malformazioni in bambini nati da madri
esposte al fosforo bianco durante la gravidanza, confermando
quindi le ripercussioni nella fase embrionale dello sviluppo del
feto. Inoltre numerosi casi di sterilita'".
I farmaci raccolti in Italia, principalmente anticoagulanti ed
antidepressivi, sono stati donati all'Al-Awda Hospital, una delle
5 strutture sanitarie della Striscia, situata a 4 km. a nord di
Gaza, nel campo profughi di Jabaliya, dove vivono circa 190.000
persone vivono costrette in 1,4 kmq. Costruita nel '93 e
finanziata da diverse Ong, mette a disposizioni gratuitamente
reparti di ostetricia, ginecologia, emergenza, ortopedia,
diagnostica e radiologia a persone bisognose, per lo piu'
anziani, disabili e casi difficili. Durante i bombardamenti, i
volontari dell'International Solidarity Movement (ISM), tra cui
Vittorio Arrigoni, hanno prestato servizio sulle ambulanze per
garantire l'arrivo dei feriti al centro; sono stati circa 500 gli
interventi chirurgici eseguiti all'interno delle 2 sale
operatorie del complesso, fornito anche di un reparto post
operatorio.
Sono 270 circa i bambini seguiti a Gaza e 60 in Cisgiordania
dal progetto "Gazzella", ong italiana che segue bambini feriti e
mutilati da armi da fuoco, dando assistenza psicologica ed un
asilo nido. "Un medico, psicologi ed diversi operatori sanitari
del centro - continua Pamela - situato al secondo piano di uno
stabile nel campo profughi di Nusayrat, ci hanno accompagnato
nelle case di alcuni piccoli pazienti" racconta l'infermiera
romana. "Farah, una bimba di 4 anni, ha il 70% del corpo
sfigurato dal fosforo bianco in un attacco in cui ha perso i
genitori e 5 fratelli. Necessiterebbe di continui innesti di
pelle per tutta l'eta' dello sviluppo. Hamed, 17 anni, e'
costretto su una sedia a rotelle per una bomba lanciata sulla sua
scuola. Hamed, un bimbo di 3 anni che ha respirato fosforo
bianco, presenta un ingrossamento della scatola cranica, che ha
determinato un continuo pericolo di emorragie interne". Il
progetto Gazzella sta cercando di farli operare in Giordania, ma
non riescono a farli uscire a causa del blocco imposto dalle
autorita' israeliane".
I volontari hanno incontrato anche il dott. Maher
dell'associazione "Hanan", che in tutta la Striscia ha centri di
assistenza medica e psicologica gratuita per i piu' bisognosi e
diversi progetti di sostegno medico e psicologico nei campi
profughi: circa 250 bambini e bambine dai 2 ai 10 anni, alcuni
con patologie legate al fosforo bianco, altri con malformazioni
genetiche e deficit congeniti. "Sono i minori le vere vittime
dell'occupazione" conclude l'infermiera del 118. "Difficile dare
assistenza, sia a quelli nati con malformazioni congenite sia ai
feriti dei conflitti. In un paese sotto assedio, la cura non solo
non e' possibile, e' purtroppo impedita".
(Wel/ Dire)
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