(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 19 mag. - Le rette erogate dal
comune di Roma per gli ospiti delle case famiglia per persone con
disabilita' sono meno della meta' di quello che servirebbe per la
sopravvivenza stessa delle 54 strutture dove vivono attualmente
circa 400 disabili. A sostenerlo e' l'associazione "Casa al
plurale", che riunisce le case famiglia e che sta consegnando ai
consiglieri comunali un dossier che racchiude tutti costi - dal
vitto alle ore di presenza degli operatori, passando per la
bolletta della luce, la benzina del pulmino e l'affitto e il
condominio dell'abitazione - di una casa famiglia. L'iniziativa
viene attuata in vista della prossima approvazione del bilancio
del Comune e si inserisce nell'ambito della querelle che da tempo
e' in corso fra case famiglia e Campidoglio sulla necessita' di
adeguare le rette ai reali costi sostenuti.
Nello studio - fa sapere l'associazione - si calcola, fino
all'ultimo centesimo, quanto costa al giorno, pro capite, la vita
in casa famiglia per sei disabili con media o alta disabilita' e
si mette in evidenza come le rette, erogate dal Comune per gli
ospiti delle case famiglia, sono meno della meta' di quello che
servirebbe. "Abbiamo realizzato questo documento - afferma il
presidente di "Casa al Plurale", Luigi Vittorio Berliri - al fine
di offrire uno strumento completo, preciso, esaustivo, che chi ha
il potere di decidere quanto e come stanziare potra' utilizzare".
"Nel 1995, quando nacquero le prime case famiglia di Roma -
spiega l'associazione - le rette giornaliere pro-capite furono
stabilite in 160 mila lire (corrispondenti ad 82,63 euro) e in
210 mila lire per i piu' gravi (corrispondenti ad 108,46 euro):
dopo ben 16 anni risultano rispettivamente di 97,41 euro e di
127,87 euro, essendo cresciute di appena il 17% circa". Tutto
cio' mentre "l'avvento dell'euro per le case famiglia di Roma si
e' tradotto solo nel collettivo raddoppio delle spese".
"Casa al plurale" ricorda che "le rette sono ferme a marzo 2007
quando c'e' stato l'ultimo modestissimo aumento di circa 2,50
euro" e che "e' stata anche disattesa la Delibera Comunale
137/2001, nella quale viene previsto l'adeguamento delle rette
all'indice Istat". Ancora, "non si e' minimamente tenuto conto
degli aumenti contrattuali per i dipendenti delle Cooperative
Sociali" (il costo del lavoro per gli operatori e' stabilito dal
Ministero del lavoro, salute e politiche sociali). L'associazione
ricorda ancora che il Comune di Roma per le 54 case esistenti
spende circa 13 milioni di euro all'anno, ma che ne servirebbero
il doppio: una considerazione per l'appunto "facilmente
riscontrabile nello studio sui costi effettivi delle case
famiglia che l'associazione sta sottoponendo all'attenzione dei
singoli consiglieri".
"Siamo consapevoli - spiega Berliri - che non e' possibile
pervenire ad un adeguamento immediato delle attuali rette a
quelle che emergono dai nostri approfondimenti, e abbiamo
senz'altro apprezzato che, lo scorso dicembre, la giunta abbia
riconosciuto agli enti gestori circa un milione di euro, tuttavia
occorre tener presente che tale cifra ha rappresentato solo un
po' di ossigeno". L'associazione si dice convinta che "la
sopravvivenza delle case famiglia romane debba essere inserita
tra le priorita' inderogabili che la nostra citta' e' chiamata ad
affrontare" e in vista dell'approvazione del bilancio
previsionale esprime l'auspicio che "ci sia una forte e condivisa
volonta' politica capace di far stanziare piu' risorse per questo
specifico comparto, che avrebbe bisogno di uno stanziamento
aggiuntivo annuo di almeno 3 milioni di euro, in modo che
nell'arco di 3 o 4 anni si riesca a colmare l'attuale gap".
(Wel/ Dire)