(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 19 mag. - L'associazione
Democrazia Esigente di Milano ha lanciato un appello, pubblicato
su l'Unita', contro la legge sul Testamento biologico: ''Perche'
l'ultima parola sia la mia. Per la mia dignita'. Per il rispetto
degli altri''. L'appello si unisce a quanti in questi mesi hanno
invocato ''meglio nessuna legge che questa pessima legge''.
Numerose le adesioni, tra cui Salvatore Veca, Umberto Veronesi,
Bianca Beccalli, Maurizio Ferrera, Remo Bodei, Michele Salvati,
Gian Enrico Rusconi, Salvatore Bragantini, Eva Cantarella, Elena
Cattaneo, Michele Serra, Salvatore Settis, Moni Ovadia, Barbara
Pollastrini, Stefano Fassina, Gianni Cuperlo, Ignazio Marino,
Sandra Zampa, Riccardo Levi, Antonio Panzeri, Fabrizio Onida,
Bice Biagi, Luigi Manconi, Vittorio Angiolini, Paolo Fontanelli,
Pippo Civati, Paola Concia, Franca Chiaromonte, Matteo Orfini,
Lucia Codurelli, Marilisa D'Amico, Paolo Corsini, Angelo Zucchi,
Cinzia Capano, Doris Lo Moro, Luciano Pizzetti, Giorgio
Marinucci, Aurelio Mancuso e molti altri.
''Una legge saggia e mite - afferma l'appello - deve tutelare
due diritti: quello alla salute anche come bene comune e quello
all'autodeterminazione di ogni individuo in relazione alle cure e
terapie alle quali accedere''. Una tutela che si fonda sul
''rispetto del consenso informato del paziente; il riconoscimento
della volonta', scritta e ripetuta nel tempo, di non essere
sottoposto a forme di accanimento o a tecniche lesive della
propria dignita' nel caso di uno stato vegetativo permanente e
della incapacita' irreversibile di intendere e di volere; la
coerenza della norma con i principi sanciti nella Costituzione
agli articoli 2, 3, 13 e 32'' e con l'articolo 9 della
Convenzione di Oviedo sui diritti del cittadino malato.
Il testo prosegue affermando che la nostra Costituzione difende
sia chi vuole ''essere accompagnato con qualunque tecnica fino
all'ultimo momento, sia chi maturi la convinzione di voler
interrompere ogni terapia ritenuta inutile'', mentre il testo in
discussione oggi alla camera ''nega in radice tali premesse.
Sottrae alla persona la responsabilita' di giudicare cosa sia
compatibile con la propria dignita'. Offende il codice
deontologico medico. Impone sempre e comunque idratazione e
nutrizione artificiali. Norme violente e sconosciute al resto
d'Europa, indipendentemente dal colore politico dei governi'',
sottolineano i promotori. ''Crediamo nell'alleanza terapeutica
tra medici, famiglie e affetti. Ma in quel momento indicibile di
confine, l'ultima parola deve essere la 'mia' o quella del mio
fiduciario''.
''C'e' una differenza - conclude il testo - tra l'espressione
'lasciami morire', in quella che considero la mia dignita', la
mia convinzione o la mia fede, e il messaggio 'fammi morire' che
puo' aprire la via a forme inaccettabili di eutanasia''.
(Wel/ Dire)