(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 16 mag. - Limitato accesso
all'istruzione, alla formazione professionale e al reinserimento,
fino alle differenze salariali rispetto al resto della
popolazione attiva e all'esclusione da alcune professioni. Sono
queste al mondo le forme piu' diffuse di discriminazione nel
lavoro per le persone con disabilita' secondo quanto afferma un
rapporto dell'Ufficio internazionale del lavoro (Ilo) dal titolo
"Uguaglianza nel lavoro: una sfida continua".
Secondo quanto riporta lo studio, circa il 10% della popolazione
mondiale, ovvero circa 650 milioni di persone, presenta una
disabilita' fisica, mentale, sensoriale o intellettuale. Di
questi, oltre 470 milioni sono in eta' lavorativa. "Secondo i
dati disponibili - si legge nello studio -, il tasso di
occupazione di queste persone e' molto piu' basso rispetto alle
persone che non hanno disabilita'". Difficile fare delle stime
accurate a causa delle differenze nelle definizioni nazionali e
nei metodi statistici utilizzati. Negli Stati Uniti, infatti,
un'indagine del Dipartimento del Lavoro ha rilevato come le
persone con disabilita' abbiano un tasso di disoccupazione del
16,2%, a fronte di un tasso del 9,2% per persone senza
disabilita'. In Svezia, invece, nel 2008, il 62% delle persone
con disabilita' ha un lavoro rispetto al 75% delle persone non
disabili. In generale, pero', si nota come le persone con
disabilita' abbiano salari piu' bassi. Negli Stati uniti, nel
2007, il reddito medio di una persona con disabilita' con un
lavoro a tempo pieno tutto l'anno era di 34.200 dollari, rispetto
ai 40.700 dollari per le persone senza disabilita'.
Discriminazione sul lavoro che viene messa in evidenza anche
dalle denunce presentate dagli stessi disabili. Durante il
2008-09, la Commissione australiana per i diritti umani ha
ricevuto 980 denunce relative alla disabilita', il 43% di tutte
le denunce ricevute. Il 40% delle denunce relative alla
disabilita' sono collegate al lavoro. Oppure il caso canadese
dove tra il 2007 e il 2009, 102 casi di discriminazione sul
lavoro su un totale di 206 presentati alla Canadian human rights
commission (Chrc) erano legati alla disabilita'.
Le Nazioni unite, inoltre, stimano che l'80% delle persone con
disabilita' nei paesi in via di sviluppo vive nella poverta',
molti dei quali nelle aree rurali. Secondo la Banca mondiale,
inoltre, il 20% dei poveri del mondo soffre di qualche forma di
disabilita'. Un importante passo in avanti della normativa in
questa materia e' rappresentato dall'entrata in vigore della
Convenzione delle Nazioni unite sui diritti delle persone con
disabilita'. Negli ultimi anni, infatti, paesi come il Mozambico
e il Kazakistan hanno adottato o modificato la loro legislazione
del lavoro includendo misure rivolte alle persone con
disabilita'. Sono in diversi, pero', i paesi che nel tempo si
sono dotati di leggi contro le discriminazioni. Nel 2007, il Cile
e la Corea hanno adottato norme che vietano la discriminazione
della disabilita'. Altri paesi, come la Thailandia (2007),
Giordania (2007), Spagna (2007), Etiopia (2008), Malaysia (2008),
Cambogia (2009) e Vietnam (2010), hanno adottato leggi specifiche
in materia di diritti delle persone disabili. Non mancano,
quindi, i segnali di speranza. In Giamaica, per esempio, nel
corso del 2008 e del 2009, il governo ha stanziato 20 milioni di
dollari giamaicani per un progetto destinato a fornire piccoli
prestiti a persone con disabilita' che desiderano avviare una
propria attivita'. Nel Regno Unito, nel 2008, il governo ha
invece garantito l'accesso al Programma di lavoro per 2.000
persone con difficolta' di apprendimento e 1.500 disabili
mentali. In Slovenia, nel 2007, sono state inserite in programmi
di formazione professionale il 27% di persone in piu' rispetto al
2006. Buoni esempi che vanno ad aggiungersi a quelli in tema di
accessibilita' degli ambienti di vita e di lavoro.
(Wel/ Dire)