ARRIVARE A CURARE ALMENO 13 MILIONI DI PERSONE ENTRO IL 2015
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 12 mag. - In vista del Summit
delle Nazioni Unite sull'Aids che avra' luogo a giugno a New
York, Medici Senza Frontiere (Msf) nel nuovo rapporto reso
pubblico oggi, avverte che la diminuzione del supporto da parte
dei donatori impedisce che avvengano cambiamenti vitali, e cio'
avviene mentre diversi paesi duramente colpiti dalla pandemia
dell'Hiv/Aids stanno mettendo in atto miglioramenti nei loro
protocolli di cure allo scopo di ridurre i decessi. Questo
fragile progresso ha infatti bisogno di un supporto costante, ma
i due maggiori donatori coinvolti nella lotta all'Aids - Stati
Uniti e Regno Unito - non sono favorevoli a sostenere un
obiettivo di cure cruciale, proprio ora che e' provato che curare
l'Hiv puo' anche prevenirne la diffusione.
"Il nostro rapporto mostra che esiste un chiaro impegno da parte
dei paesi per dare un'ambiziosa risposta all'Aids, cambiando le
proprie linee guida al fine di curare i pazienti prima e con
farmaci di migliore qualita' - dichiara Tido von Schoen-Angerer,
responsabile della Campagna per l'Accesso ai Farmaci di Msf -. Ma
a causa della diminuzione dei fondi, alcuni di essi non sono in
grado di tradurre le nuove linee guida in azioni concrete: cio'
ci ricorda quanto questi progressi siano in realta' fragili".
Il nuovo rapporto di Msf "Getting ahead of the wave" fornisce
una panoramica dell'attuale risposta alla pandemia, guardando
alle politiche messe in atto in 16 paesi che insieme
costituiscono il 52% del bacino di Hiv/Aids a livello globale. Di
questi, 12 hanno modificato i propri protocolli di cura per
prendersi in carico i pazienti il prima possibile, 14 di essi
hanno cambiato le linee guida per passare a farmaci meglio
tollerati. Entrambe queste politiche fanno parte delle piu'
recenti raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della
Sanita' (Oms). Diversi paesi come il Malawi e lo Zimbabwe,
avevano pianificato di rendere effettivi dei protocolli di cura
migliori, ma non possono a causa della diminuzione dei fondi.
Cio' significa curare le persone con farmaci di minore qualita' o
soltanto quando il loro sistema immunitario e' troppo debole per
reagire.
All'inizio di giugno, i governi si riuniranno presso le Nazioni
Unite con l'obiettivo di impegnarsi nel piano d'azione per la
lotta all'Aids dei prossimi 10 anni. Il Segretario Generale
dell'Onu, Ban Ki-Moon, ha chiesto ai governi di arrivare a curare
almeno 13 milioni di persone entro il 2015, mentre altri hanno
parlato di 15 milioni di persone. Tuttavia, durante gli incontri
a porte chiuse, gli Stati Uniti e alcuni governi europei, tra cui
il Regno Unito, si sono opposti. Solo se tutti i governi
assumeranno un impegno comune, si potra' mettere in atto una
risposta globale contro la pandemia.
"Oggi, dieci milioni di persone hanno urgente bisogno di cure -
prosegue Tido von Schoen-Angerer -. Abbiamo imparato molto negli
scorsi decenni su come fornire le cure al maggior numero di
persone e il piu' rapidamente possibile. Con le giuste politiche,
potremmo triplicare il numero di pazienti trattati senza
triplicare i costi. Ma se i governi donatori non sostengono un
obiettivo di cura, inviano il chiaro messaggio che non intendono
nemmeno affrontare la pandemia".
Anche recenti prove scientifiche sostengono l'importanza di
anticipare le cure, perche' cio' aiuta a ridurre la diffusione
del virus, facendo diminuire piu' in fretta i livelli del virus
nel sangue. Msf ricorda che "i pazienti la cui carica virale
viene abbassata fino a livelli quasi impercettibili, hanno il 92%
in meno di possibilita' di trasmettere il virus".
"Le cure contro l'Hiv/Aids salvano vite, riducono la malattia e
riducono anche radicalmente il rischio di trasmissione fra le
persone - spiega Marcella Tomassi, di Msf Swaziland, il paese in
cui il 26% della popolazione e' sieropositiva e dove
l'organizzazione fornisce cure antiretrovirali in tutto il
territorio -. Ora piu' che mai i governi devono rinnovare il loro
impegno per lottare contro la pandemia e curare le persone".
Msf ha iniziato a fornire terapie antiretrovirali (ART) alle
persone sieropositive nel 2000. Oggi fornisce antiretrovirali a
piu' di 170 mila persone in 19 paesi in Africa e Asia.
(Wel/ Dire)