(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 9 mag. - In Italia i portatori
sani di talassemia sono circa 2,5 milioni, mentre i malati di
talassemia major sono circa 7.000. Secondo i dati diffusi in
occasione del Congresso nazionale della Societa' italiana
talassemie ed emoglobinopatie del 2010, nelle regioni del Nord si
e' registrato un incremento di casi, rispetto al 2000, del 40%,
un'area in cui, inoltre, si concentra il 74,8% dei pazienti
extra-comunitari (che complessivamente, tuttavia, costituiscono
circa il 4,8% dei casi). I dati del Centro studi microcitemie di
Roma certificano, infatti, un andamento crescente dell'utenza
straniera, passata dal 2,7% del 1994 al 13,5% del 2009. Tra i
13.382 stranieri che si sono rivolti al Centro nel periodo
indicato, 3.481 (26%) sono risultati essere portatori o malati.
"Questo incremento- si legge in una nota di Eurispes- diretta
conseguenza dell'aumento dei flussi migratori, pone al Sistema
sanitario nazionale l'obbligo di aumentare l'opera di prevenzione
e di direzionarla anche alle popolazioni straniere che lavorano
in Italia".
"La necessita' di approntare uno specifico programma di
informazione tra gli immigrati provenienti da zone ad alto
rischio microcitemico e' quindi- prosegue Eurispes-
indispensabile a conseguire una progressiva diminuzione della
malattia e una reale integrazione socio-sanitaria dei nuovi
residenti. Questo tipo di approccio, inoltre, e' gia'
sperimentato in paesi europei di tradizione immigratoria, quali
Gran Bretagna, Belgio e Olanda".
Il 5% circa della popolazione mondiale (in alcune regioni il
25%) e' portatore di geni che provocano disturbi legati
dell'emoglobina, in particolare anemia falciforme e talassemia, e
ogni anno nascono circa 300.000 bambini affetti da questi
disturbi. "La consapevolezza che questa malattia possa essere
debellata con adeguati programmi d'informazione e prevenzione-
prosegue l'istituto di ricerca- che portino ad una diagnosi
tempestiva dell'alterazione genetica e dell'eventuale malattia,
rende improrogabile per l'Italia, come per tutti i paesi, agire
in tal senso, come indicato, gia' nel 2006, anche
dall'Organizzazione mondiale della Sanita'".
(Wel/ Dire)