STUDIO ORDINE DI ROMA: IN CRESCITA VITTIME AGGRESSIONI FISICHE.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 6 mag. - A Roma due donne
'medico' su tre si sentono discriminate, mentre la meta' lamenta
di aver subito molestie. Sono alcuni dei dati frutto della prima
ricerca sulla condizione di 15mila donne medico, condotta
dall'Ordine provinciale dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri
di Roma.
L'Ordine di Roma con i suoi oltre 41mila iscritti rappresenta
il 10% di tutta la categoria in Italia e vede crescere
esponenzialmente la sua componente femminile (attualmente
annovera 14.415 medici-chirurghi e 880 odontoiatre, con eta'
media di 47,5 anni). Lo studio e' stato realizzato tramite
interviste a un campione pari a 1.597 unita', rappresentativo di
tutte le iscritte all'Ordine, e si e' avvalso del contributo
della sezione romana dell'Aidm-Associazione Italiana delle Donne
Medico. Il Rapporto e' stato illustrato oggi da Mario Falconi e
da Gabriella Nasi, rispettivamente presidente e consigliere
dell'ordine. Alla presentazione sono intervenute Rosy Bindi
(vicepresidente della Camera dei Deputati), Ignazio Marino
(presidente della Commissione di inchiesta del Senato
sull'efficacia e l'efficienza del Ssn), Paola Binetti (Membro
della XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati).
Per Roma Capitale - che con l'Ordine ha da tempo sottoscritto un
protocollo d'intesa - e' intervenuta il consigliere Lavinia
Mennuni (Delegata del sindaco per le Pari Opportunita').
Nonostante le parecchie zone grigie contenute nel Rapporto,
emerge comunque che circa il 60% delle donne medico si dichiara
soddisfatta del proprio lavoro e ruolo professionale, ben l'85,5%
si sente apprezzata dai propri colleghi, con un riconoscimento
che tende a crescere nei ruoli ove sono assenti o minimi i
rapporti gerarchici. A sentirsi maggiormente apprezzate sono
quelle oltre i 65 anni, le separate o divorziate e le libere
professioniste. Anche se a cio' si contrappone un diffuso
scetticismo circa la probabilita' di salire tutti i gradini della
carriera: su una scala da zero a 100 e' giudicata pari solo a 30.
In ogni caso, il lavoro delle donne medico assorbe gran parte
della loro vita privata. Piu' della meta' di esse (54,4%) si
sente sovraccarica di lavoro e questo diventa l'impegno
prioritario rispetto ad altri di natura personale e sociale.
Cosi' circa il 55% trascura le relazioni amicali e la cura di se
stessa, il 18,6% i divertimenti, il 10% trascura il rapporto di
coppia e il 5,5% quello con i figli. A fronte di cio' il lavoro
e' trascurato da un percentuale di donne vicina allo zero (0,3%).
Ma cosa auspicano le donne medico per conciliare al meglio il
lavoro con la famiglia e la propria persona? Il 34,5% vorrebbe
l'introduzione di tempi di lavoro piu' flessibili; il 29,2%
chiede servizi per l'infanzia e gli anziani; il 27,2% una
maggiore condivisione del lavoro familiare con gli uomini; il
6,6% indennita' economiche ai nuclei familiari. Le giovani
nubili, a inizio carriera, operanti nel settore ospedaliero
privato, sono tra quelle che piu' chiedono tempi di lavoro
flessibili, mentre i servizi sociali sono invocati dalle over 65.
C'e' poi l'aspetto delle discriminazioni. Le donne medico che
ritengono di essere discriminate rappresentano addirittura i due
terzi del totale. Piu' in dettaglio, il 27,1% ritiene di esserlo
nell'ambiente di lavoro in generale e il 37,5% soltanto nel
raggiungimento dei livelli apicali. Una discriminazione che e'
soprattutto esclusione: oltre la meta' (54%) dichiara di essere
coinvolta 'poco o per niente' nell'attuazione dei programmi di
lavoro e delle iniziative del servizio di appartenenza. Secondo
il 32,5% lo stesso avviene per quanto riguarda l'utilizzo delle
proprie competenze e capacita' professionali. Avere meno
incarichi, e indennita' accessorie, e' fonte anche dei divari
retributivi tra uomini e donne: la pensa cosi' il 34,1%. La
discriminazione e' avvertita in maggior percentuale dalle
giovani, da quelle a inizio carriera e da coloro che lavorano
nelle strutture ospedaliere private.
Un capitolo delicato del Rapporto riguarda le molestie: solo poco
di piu' della meta' delle donne medico (53,6%) afferma di non
averle mai subite, mentre al 46,4% e' capitato almeno una volta e
al 5,1% molte volte. La maggior parte delle intervistate (72%
circa) ha riferito che le molestie si sono verificate
nell'ambiente di lavoro. Per il 6,8% cio' e' avvenuto negli
ultimi 12 mesi, per il 24,7% negli ultimi tre anni e per il 68,5%
oltre tre anni fa. Le donne che piu' dichiarano episodi di
molestia recenti sono le giovani fino a 44 anni (12,5%) e le
nubili (9,8%), le dipendenti di case di cura (16,7%), quelle
appena laureate o in corso di specializzazione (15%) e quelle
operanti in libera professione (19,2%), Nella fascia d'eta' oltre
i 65 anni afferma di averle subite il 75%: cio' in ragione di un
arco di tempo piu' ampio rispetto alle piu' giovani, quindi con
maggiori probabilita' di aver subito molestie.
Il rapporto evidenzia che le molestie non rimangono fine a se
stesse ma determinano comportamenti conseguenti e chi ne rimane
vittima cambia i suoi atteggiamenti. Cosi' per coloro che hanno
subi'to molestie le conseguenze comportano: stress (39,4%),
cambiamenti di comportamento sul luogo di lavoro (34,9%), timore
di vivere altre esperienze analoghe (27,5%), sviluppo di
aggressivita' (26,9%), comportamenti difensivi (17,7%), una vita
piu' solitaria e isolata (17,4%), ansia, panico e depressione
(16,9%), preoccupazione per la sicurezza personale (16,1%),
cambiamenti nelle abitudini della vita quotidiana (14,3%),
perdita di giorni di lavoro (10,2%), insorgenza di difficolta'
col partner (8,9%). Per tentare di arginare le molestie, la meta'
(50%) delle donne medico si rivolge a familiari, parenti o amici,
il 10,2% a un legale e soltanto il 7,5% alle forze dell'ordine.
In questo contesto non mancano anche le aggressioni fisiche vere
e proprie. Le donne medico ne rimangono vittime con una
percentuale quasi doppia rispetto a quella delle donne italiane
in generale: le lamenta, infatti, il 4% contro il 2,1% della
media nazionale.
Tenuto conto dell'ampio campione indagato, si tratta di un numero
di casi che il rapporto definisce preoccupante.
I motivi per cui i 'camici rosa' della Capitale si sentono
sotto attacco sono stati suddivisi per tema. Nella comunicazione
interpersonale ritiene di essere oggetto di critiche immotivate
una larga maggioranza delle intervistate (59,5%); quasi uguale la
percentuale (58,8%) di coloro che lamentano scenate o sfuriate;
decisamente minore (24,3%), ma pur sempre significativa, la quota
che dichiara di aver ricevuto vere minacce. Nella qualita' della
situazione professionale le violenze sono riconducibili
all'essere costrette a operare in condizioni disagevoli, al
demansionamento, a impedimenti di carriera e a sanzioni
disciplinari; in dettaglio, piu' della meta', il 52,8%, afferma
di essere stata messa in condizioni disagevoli di lavoro, il
23,4% di aver ricevuto compiti incongrui come umiliazione, il
13,5% di essere stata esclusa da promozioni o incentivi. Ci sono
poi gli attacchi all'immagine sociale: con calunnie (58,6%), con
umiliazioni (35,4%), tramite offerte sessuali inopportune
(23,5%), in conseguenza di opinioni politiche o religiose
(13,6%). Infine, sono state prese in esame le relazioni sociali:
il 42,8% lamenta di essere stata esclusa da riunioni e
informazioni, mentre il 34,8% si sente ostacolata nelle relazioni
con i colleghi.
Quello dei rapporti all'interno dell'ambiente di lavoro e' un
altro aspetto indagato a fondo.
Critici quelli con i superiori: il 46,2% delle donne medico li
qualifica come 'indiretti, formali o inesistenti' e il 45% circa
ritiene che siano caratterizzati da disistima, ostilita' e
formalismo.
La situazione migliora nettamente quando si passa ai rapporti
con i colleghi: la percentuale di donne medico che afferma di
avere rapporti di tipo collaborativo e' del 73,4%, nonostante
persista quasi un terzo che considera anche questi formali
(21,6%) o inesistenti (5,0%), se non addirittura improntati ad
antipatia e ostilita'. Le caratteristiche sociali e professionali
delle donne che sono insoddisfatte del rapporto con i colleghi
sono analoghe a quelle individuate a proposito del rapporto con i
superiori: oltre i 65 anni, vedove, di medicina generale e
specialiste ambulatoriali.
'Questa indagine- ha commentato il presidente dell'Ordine,
Mario Falconi- conferma che era oltremodo opportuno esplorare il
microcosmo delle donne medico. Avevamo intuito da tempo che una
percentuale rilevante di colleghe avesse un profondo disagio di
lavoro e di relazioni, fatto di discriminazioni, vessazioni ed
anche violenze. Una parziale sorpresa l'abbiamo avuta, pero',
quando ci siamo trovati a dover prendere atto amaramente che le
donne medico hanno, in alcuni casi, come ad esempio nelle
aggressioni fisiche vere e proprie, percentuali sensibilmente
superiori rispetto a quelle delle donne italiane in generale'.
(Wel/ Dire)