VINCENTI: "DIFFERENZIARE QUELLO UMANO DALLA COMPLICANZA".
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 6 giu. - "I risultati
dell'ampio sondaggio che Acoi ha fatto sulla comunicazione tra
chirurgo e cittadino meritano qualche riflessione. Innanzi tutto
il sondaggio deve essere inserito nelle iniziative di Acoi che
sottolineano l'importanza che i chirurghi ospedalieri
attribuiscono alla conoscenza della realta', nelle sue
manifestazioni, per poi intraprendere iniziative nazionali
finalizzate a indirizzare verso i giusti comportamenti". Cosi'
Rodolfo Vincenti, past-president del'Associazione dei chirurghi
ospedalieri italiani (Acoi), in merito al sondaggio effettuatoi
tra i soci Acoi ai quali sono state appunto poste domande sulla
comunicazione dell'errore medico.
"Non e' casuale che il sondaggio tra i chirurghi- spiega
Vincenti- segua di poco l'iniziativa della 'Settimana
dell'ascolto', promossa dalla Fondazione Chirurgo e Cittadino
(costituita da Acoi) dalla quale, attraverso il coinvolgimento di
270 unita' operative di chirurgia di tutta l'Italia, sono
scaturiti, anche per la stretta collaborazione di
Cittadinanzattiva, oltre 6.000 questionari, compilati da
cittadini, sul tema della qualita' assistenziale in chirurgia.
Tutti i dati che raccoglieremo dovranno essere esaminati e
valutati con attenzione per gli inevitabili 'aggiustamenti di
rotta' nella comunicazione tra professionista e utente".
"Per dirla in parole piu' dirette, noi vorremo- sottolinea il
chirurgo- che in caso di 'errore' medico ci fosse unanimita' nel
credere che debba essere sempre e comunque comunicato, anche nei
casi privi di conseguenze per il paziente. Crediamo, inoltre, che
il comunicatore debba essere sempre il medico che ha avuto in
cura il malato, al quale ha certamente proposto una corretta
informazione e quindi ottenuto il consenso informato al
trattamento. Siamo certi, pero', che tali obiettivi per una
rinnovata alleanza terapeutica non saranno mai raggiunti se non
sara' ben differenziato l'errore (umano e in gran parte dei casi
prevenibile) dalla complicanza (presente, inevitabile e, in
percentuali ben definite, prevista)".
"Siamo certi ancora- continua Vincenti- che si debba agire in
senso di tutela nei riguardi di quel professionista che abbia
l'onesta', ma anche il coraggio, di ammettere il proprio errore.
Sappiamo bene che 'errare e' umano', che si impara dagli errori e
che in un ottica di riduzione del rischio clinico tali concetti
sono la base per implementare la sicurezza in un campo, quale
quello della chirurgia, dove la tecnica perfetta, la tecnologia
piu' moderna agiscono su soggetti che, in quanto esseri umani,
hanno il dono della unicita'. Ogni intervento chirurgico-
conclude- ha una sua storia, esso e' per definizione biologica
irripetibile".
(Wel/ Dire)