(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 31 gen. - "Il nostro sistema
sanitario si articola come una piramide che ha al vertice le
strutture ospedaliere deputate a gestire principalmente i casi
acuti, supportate dalle strutture sanitarie locali per
l'assistenza distrettuale, generica e di lungo corso, e
dall'assistenza sociale". È la premessa che fa l'Eurispes, nella
parte riferita alla sanita' del Rapporto Italia 2011. "Nella
realta' dei fatti, tuttavia, gli ospedali diventano il centro
dell'attivita' sanitaria, un rovesciamento dei ruoli che ha tra
le prime conseguenza il loro sovraffollamento e la minore
efficienza".
Sempre secondo il rapporto Eurispes, molti servizi di
assistenza sanitaria, cui sono chiamati spesso i nosocomi,
potrebbero essere garantiti da strutture residenziali e
dall'assistenza sociale. I posti letto presenti in queste
strutture sono, complessivamente, 3,88 ogni 1.000 abitanti, con
regioni che hanno valori sopra la media come la Provincia
autonoma di Trento (8,75), il Veneto (8,19) e la Lombardia
(7,86), e regioni in cui la presenza di queste strutture e'
assolutamente nulla, come il Molise (0,24), la Sicilia (0,60) e
la Campania (0,55). L'analisi dei dati assoluti evidenzia che il
numero maggiore di posti letto presenti in questa tipologia di
strutture e' dedicato all'assistenza agli anziani (163.441 totali
per una popolazione, al 1 gennaio 2008, di over 65 di
11.945.986), seguita da quelli destinati all'assistenza
psichiatrica (29.408) e ai disabili fisici (20.
276). La presenza di posti letto in strutture rivolte ai malati
sugli ospedali), infine, e' pari a 813 in tutta Italia, il 22%
dei quali si trova in Emilia Romagna, il 20% in Lombardia e il
17% nel Lazio.
La scarsa capillarita' delle strutture residenziali e
semi-residenziali, dunque, e' uno dei fattori che mina
l'attuazione di uno dei princi'pi fondamentali del Servizio
Sanitario Nazionale, il XII, basato sull'integrazione tra le
prestazioni dell'assistenza sanitaria e dell'assistenza sociale.
Gli ospedali, quindi, diventano in molti territori, l'unica
possibilita' pubblica di ricevere le cure e l'assistenza
necessarie.
Ma come possono i nosocomi sostenere gran parte
dell'assistenza sanitaria, anche quella non di medio-alta
complessita'? Nel 2008, in Italia, c'erano 2 ospedali per 100.000
abitanti, 370 posti letto, 299,9 posti per acuti, 11 in ospedali
psichiatrici e 319 in case di cura per anziani. Tutti dati al di
sotto della media europea e inferiori a paesi come Francia e
Germania. La Gran Bretagna, invece, ha un minor numero di posti
letto generici e per acuti, ma un maggior numero di ricoveri
dedicati ai malati psichici e agli anziani.
L'analisi per regione mostra come il rapporto posti
letto/popolazione (1 ogni 100.000 abitanti) sia maggiore nel
Lazio (475), in Molise (464), nelle Province autonome di Trento
(434) e Bolzano (426) e in Emilia Romagna (412), e minore in
Basilicata (289), Umbria (298), Sicilia (307) e Campania (308).
Il numero di medici e infermieri per 100.000 abitanti in
Italia e', rispettivamente, 414 e 617. I primi sono maggiormente
presenti in Liguria (680), nel Lazio (651) e in Emilia Romagna
(468), il personale infermieristico, invece, e' piu' numeroso
nella Provincia autonoma di Bolzano (939), in Liguria (839),
nella P.A. di Trento (768) e in Friuli Venezia Giulia (757).
I dati diramati dal ministero della Salute sul numero di
dimissioni per attivita' e regime di ricovero effettuati da
strutture ospedaliere pubbliche e private nel 2009, mostrano come
gli ospedali tengano prevalentemente fede alla propria missione
di struttura ricettiva per acuti, ma non siano in grado di
sostenere i pazienti in riabilitazione e lungodegenza. Il 64,3%
dei dimessi, infatti, proviene da un regime ordinario e il 28,%
da day hospital, e solamente il 3,1% ha svolto riabilitazione (in
entrambi i regimi ospedalieri) e lo 0,9% e' stato ricoverato in
reparti di lungodegenza.
(Wel/ Dire)