(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 31 gen. - Il tumore alla
mammella e' una patologia che presenta diverse varianti a livello
molecolare che guidano l'oncologo nella scelta terapeutica.
Individuare i geni e le proteine coinvolte nello sviluppo dei
vari tipi di carcinoma mammario e i loro meccanismi di
comunicazione aiuta ad attuare terapie sempre piu' mirate ed
efficaci.
Il team di ricercatori coordinati da Paola Nistico', del
laboratorio di Immunologia dell'Istituto Nazionale Tumori Regina
Elena, in collaborazione con l'Universita' Sapienza di Roma e con
l'Istituto San Raffaele di Milano hanno dimostrato che i tumori
al seno contemporaneamente positivi per l'espressione
dell'oncogene Her2 e della proteina hMena, sono particolarmente
aggressivi. Esperimenti condotti in vitro su cellule di carcinoma
della mammella mostrano inoltre come inibendo hMena si abbia un
rallentamento della proliferazione tumorale indotta da Her2. Lo
studio, in parte finanziato dall'Airc, e' stato recentemente
pubblicato dalla rivista PLos-One.
I dati ottenuti non solo evidenziano il ruolo fondamentale di
hMena nello sviluppo delle neoplasie mammarie, ma suggeriscono
anche che interrompendo i segnali di comunicazione molecolari che
intercorrono tra hMena e Her2 si possa arrestare la progressione
tumorale. Il gene hMena, identificato per la prima volta
all'Istituto Regina Elena dalla stessa Nistico' e da Francesca Di
Modugno, e' assente nell'epitelio delle mammelle sane e compare
invece nelle lesioni benigne che evolvono in tumori. Esso si
candida quindi ad essere un marker di diagnosi precoce per il
cancro al seno e un importante target terapeutico.
Per identificare alcuni meccanismi di comunicazione che le
cellule tumorali utilizzano per proliferare, stimolate da segnali
che provengono sia dalla cellula stessa che dal microambiente
tumorale, i ricercatori hanno studiato la cooperazione tra
l'oncogene Her-2 e la proteina hMena nei tumori al seno. Il gene
hMena da' origine a diverse varianti proteiche che si sono
dimostrate validi marcatori precoci di carcinoma mammario, in
quanto sono presenti solo nelle lesioni benigne che hanno pero'
una elevata probabilita' di evolvere in cancro. Cio' avviene, con
molta probabilita', poiche' hMena regola il complesso di
filamenti proteici che costituiscono l'impalcatura delle cellule,
il cosi' detto citoscheletro. Questa e' una struttura molto
dinamica, che controlla la forma e la funzione di ogni cellula.
In quelle cancerose, questo "scheletro mobile" cambia per
l'aumentata espressione di hMena e delle sue varianti. Il gene
Her-2 invece e' uno degli oncogeni piu' noti e rappresenta gia'
un importante target terapeutico per il cancro alla mammella.
La ricerca pubblicata su Plos-One mostra che il 70% dei tumori
che esprimono Her-2 e' positivo anche alla presenza di hMena.
Inoltre getta una luce sui meccanismi che regolano l'interazione
tra questi due geni che vengono co-espressi proprio da quelle
neoplasie del seno con l'andamento clinico peggiore.
Lo studio e' stato condotto su biopsie di tumori mammari presso
l'Ire e ha dimostrato la co-presenza di hMena e Her2 nelle
neoplasie piu' gravi, suggerendo cosi' un ruolo per hMena nella
progressione di questi particolari tumori.
Per suffragare i dati sono stati quindi effettuati studi in vitro
utilizzando colture cellulari di carcinomi mammari hMena e Her2
positivi. Con questi esperimenti i ricercatori hanno dimostrato
che silenziando hMena e' possibile inibire la proliferazione
tumorale promossa da Her2 e da fattori di crescita rilasciati dal
microambiente tumorale.
"HMena si rivela un utile marker sia diagnostico che
prognostico- suggerisce Paola Nisitco'- inoltre si potrebbero
individuare farmaci inibitori di hMena per interrompere i segnali
che ne permettono la cooperazione col gene Her2, migliorando
cosi' il decorso clinico dei tumori al seno piu'
aggressivi.Inoltre, il ruolo di queste stutture di filamenti
proteici e le loro modificazioni nei tumori rappresentano una
nuova area di ricerca che studia i meccanismi biochimici e
biomeccanici che aiutano il tumore nella sua crescita. Da qui la
necessaria interazione tra biologi, bioingegneri e fisici".
(Wel/ Dire)