SANITÀ. NON AUTOSUFFICIENZA, 'IL PESO È SULLE FAMIGLIE'
"NECESSARIO CAMBIARE IL MODELLO, SERVONO PIU' SERVIZI"
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 27 gen. - Molto o tutto sulle
spalle delle famiglie. In Italia l'assistenza agli anziani,
soprattutto quelli non autosufficienti, e' un affare di famiglia:
direttamente, o attraverso l'aiuto di badanti, sono i familiari
ad occuparsi del proprio parente. Questo modello pero' col tempo
e' destinato a diventare insostenibile: appare allora
preoccupante l'incapacita' del paese di dotarsi in misura
adeguata dei servizi necessari, ad iniziare dall'assistenza
domiciliare integrata. A segnalarlo e' il secondo Rapporto del
Network per la non autosufficienza (Nna) promosso
dall'Irccs-Inrca per il Network nazionale per l'invecchiamento.
Secondo gli autori, i passi avanti che il paese avrebbe dovuto
registrare negli ultimi anni, quando la consapevolezza della
centralita' della non autosufficienza si e' fatta strada, non
sono stati compiuti: le politiche attuate a livello nazionale
negli ultimi due anni e mezzo (periodo coincidente con
l'attivita' del governo Berlusconi 2008-2010) hanno un "bilancio
negativo": a prevalere infatti sono la "mancanza di
progettualita'" e le "occasioni perse", con i singoli interventi
attuati caratterizzati per essere sostanzialmente avulsi "da un
progetto complessivo di sviluppo del sistema".
Il risultato e' il permanere di tutte le particolarita' italiane
in tema di non autosufficienza, a partire da una estrema
variabilita' dei servizi regionali, con una maggiore diffusione
al nord di assistenza domiciliare integrata e servizi di
assistenza domiciliare (ma su valori comunque inferiori ai
livelli raggiunti in altri grandi paesi europei) e un sud ancora
legato ad un modello di compensazione - evidentemente improprio -
che comporta un'incidenza maggiore delle prestazioni monetarie
per invalidita' civile (soprattutto l'indennita' di
accompagnamento) a fronte da una relativa assenza di servizi sul
territorio. A livello europeo, l'Italia non fa poi una gran
figura: e' il paese europeo con piu' badanti (vi ricorre il 13%
delle famiglie) e con meno servizi pubblici (solo il 5% dei non
autosufficienti dispone di servizi domiciliari pubblici). E anche
la presenza delle badanti non e' esente da criticita', sia per la
professionalita' limitata o comunque non formalizzata rispetto
alle norme del mercato del lavoro e del sistema d'istruzione
italiano, sia per il suo legame con le politiche di immigrazione
(la recente regolarizzazione non ha mantenuto le aspettative e ha
portato a non piu' di 100 mila posizioni sanate).
Il rapporto, che analizza l'evoluzione degli interventi pubblici
nel nostro paese e propone un approfondimento sui servizi
domiciliari, si concentra sull'offerta a titolarita' pubblica
rivolta agli anziani non autosufficienti e esamina anche
l'andamento degli interventi attuati nelle regioni nel periodo
2005-2010, corrispondente nella gran parte dei casi all'ultima
legislatura regionale. Da questo punto di vista, il rapporto
segnala che l'introduzione del sistema del Fondo regionale per la
non autosufficienza "ha costituito l'occasione per un riesame
complessivo dell'insieme di servizi e interventi dedicati, e per
una loro progettazione unitaria": per la prima volta cioe' le
regioni hanno considerato l'assistenza continuativa come un
settore complessivo e autonomo del welfare, diverso dai servizi
sanitari e da quelli sociali. La difficolta' comune e' pero'
quella di costruire un nuovo settore di welfare (l'assistenza
continuativa) cercando al contempo di ammodernarne uno che gia'
esiste (la sanita'); un procedimento che in alcune regioni ha
portato a qualche risultato (Emilia Romagna, Lombardia, Toscana,
Veneto) ma che in altri e' bloccato dai cospicui disavanzi
sanitari pregressi (Liguria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania,
Calabria, Sicilia e Sardegna hanno avuto a che fare a vario
titolo con Piani di rientro dal deficit). Il processo e' comunque
avviato e la legislatura 2010-2015 (iniziata pero' con una nuova
stretta sul bilancio statale) si preannuncia cruciale nella
costruzione di un sistema diventato sempre meno rinviabile.
(Wel/ Dire)
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