SANITÀ. DONNE STRANIERE, NEL PARTO HANNO PIÙ PROBLEMI
PIÙ GIOVANI, MA PIÙ PREMATURI: "POCA PREVENZIONE"
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 24 gen. - Il 56,9% dei ricoveri
ordinari di donne immigrate e' per partorire, e i parti
effettuati da donne straniere in Italia sono circa 90mila su
500mila - cioe' un bambino su 5 nasce da una donna immigrata -
inoltre le immigrate al momento del parto hanno un'eta'
mediamente piu' bassa rispetto alle italiane (28,4 anni rispetto
ai 31,5 delle partorienti italiane), ma hanno maggiori
probabilita' di incorrere in alcuni problemi come nascite
premature, minore peso alla nascita del neonato e malformazioni
congenite. Una situazione descritta al convegno "La salute
materno-infantile dei migranti in Italia: criticita', buone
pratiche e proposte", che si e' svolto a Roma e promosso da
Imagine Onlus, associazione presieduta da Ignazio Marino,
presidente della commissione di inchiesta sull'efficacia e
l'efficienza del Sistema sanitario nazionale.
Durante il convegno sono stati inoltre presentati i risultati
del progetto "Ospedale Amico", condotto al San Filippo Neri di
Roma (dove per altro la percentuale dei parti di immigrate
raggiunge il 30% del totale).
Per quanto riguarda i dati emersi, in particolare tra i parti
di donne immigrate si registrano percentuali maggiori di nascite
sottopeso, di parti pre termine, maggiori malformazioni congenite
fino a un numero maggiore di morti perinatali.
"Tra le cause di questa situazione paradossale di immigrate
che partoriscono piu' giovani ma con maggiori problemi - ha
affermato la senatrice Donatella Poretti, membro delle
commissioni d'inchiesta sul Ssn igiene e Sanita', e infanzia e
adolescenza - c'e' il minore ricorso alla prevenzione, un ricorso
piu' tardivo agli esami e servizi prenatali, insieme a fattori
sociali come il tipo di lavoro, spesso piu' usurante o con orari
molto piu' lunghi". Ma le differenze, in termini di salute e
accesso ai servizi sanitari, tra le donne immigrate e le italiane
sono ancora tante, con l'evidenza del tasso di fecondita' quasi
doppio (rispettivamente 2,05 delle immigrate contro l'1,33 delle
italiane), che ha riportato il numero di figli per donna a 1,41,
per la prima volta a questi livelli dal 1985. Un contributo
notevole al ricambio generazionale viene dunque garantito proprio
dalle donne immigrate, che pero' presentano anche un maggiore
tasso di abortivita' volontaria, cioe' le straniere fanno anche
maggiore ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza, che
invece e' fra le principali cause di ricovero in day hospital (il
55,8% dei ricoveri in Day hospital tra le immigrate e' per
effettuare un'Ivg).
Una serie di dati che mostrano, secondo i relatori del convegno,
la necessita' di politiche sanitarie pensate per informare e
coinvolgere le donne migranti, che spesso non sanno di avere gli
stessi identici diritti delle cittadine italiane "perche' sono
portate a credere che, se non sono in regola con i documenti,
corrono grossi rischi ad andare in ospedale - ha affermato Marino
- Invece non e' cosi', la nostra legislazione garantisce, almeno
sulla carta, standard di sicurezza anche per i migranti mentre
particolari tutele sono previste per le donne in gravidanza e al
momento del parto". Marino ha poi spiegato che lo scopo
dell'associazione Imagine e del progetto Ospedale amico, avviato
nel 2008, e' proprio quello di ridurre il cono d'ombra in cui
finiscono i migranti, informarli, organizzare percorsi di accesso
alle strutture sanitarie, in modo da garantire il loro diritto
alla salute e l'interesse generale a livello sanitario.
(WEl/ Dire)
|