SAVE THE CHILDREN: "PIANO EMERGENZA IN 9 DELLE 10 REGIONI".
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 17 gen. - Circa 500 mila
bambini in Sud Sudan vanno incontro a un periodo di avversita':
fame, malattie, rischio di sfruttamento in seguito al
trasferimento e rientro in Sud Sudan delle loro famiglie per il
referendum del 9 gennaio. Si stimano in 800 mila le persone che
dal nord torneranno al sud, afflusso peraltro gia' iniziato con
quasi 80.000 persone arrivate in queste ultime settimane. Piu'
della meta', come detto, sono bambini. Le cifre sono di Save the
Children, secondo cui "molti si ritroveranno a vivere sulla
strada, o in rifugi arrangiati e temporanei, senza abbastanza
cibo e acqua potabile, esposti cosi' al pericolo di contrarre
malattie e nell'impossibilita' di accedere facilmente a cure,
anche di base. Altri bambini - soprattutto quelli che gia'
vivevano nel sud - si troveranno (alcuni gia' si trovano) a
condividere la propria casa con decine di componenti delle
famiglie allargate in arrivo dal nord del paese, e a dividere con
questi il poco cibo a disposizione".
In alcune abitazioni gia' si contano decine di persone tutte
insieme: cosi' sta vivendo Chot, insieme alla mamma Deu e ai sei
fratelli. "Nel loro compound adesso sono in 58, da quando li
hanno raggiunti dal nord altre 4 famiglie di parenti".
Una grande concentrazione anche di necessita', in un'area che
gia' soffre di carenza di centri medici, ospedali, scuole e dove
e' enormemente difficile raggiungere le strutture esistenti.
"I bambini del sud Sudan sono tra i piu' poveri e svantaggiati
del mondo- ricorda Save the Children-: 1 ogni 7 muore prima di
aver compiuto 5 anni. In questo contesto, con il referendum del 9
gennaio alle porte, la grande sfida e' e sara' dare rifugio,
sostegno, cibo, assistenza sanitaria, scuola a centinaia di
migliaia di persone e bambini, continuando ad aiutare coloro che
al sud gia' vivevano e i nuovi abitanti".
Save the Children da mesi lavora a un piano di emergenza per
fronteggiare il nuovo scenario: ha incrementato le proprie
riserve di cibo, tende e medicine e sta intensificando tutte le
proprie attivita' in 9 delle 10 regioni del sud Sudan, dove opera
ed e' presente da circa 20 anni: in particolare l'organizzazione
sta fornendo assistenza sanitaria e nutrizionale a donne e
bambini, coperte, pannolini, zanzariere e stuoie per dormire alle
persone rientrate e sfollate. Per esempio a Leer, nello Unity
State sono circa 10 mila le persone rientrate che l'ong sta
supportando.
Save the Children, in quanto organizzazione indipendente,
auspica che "il referendum sia libero e corretto" e non parteggia
ne' per l'indipendenza del sud Sudan dal nord ne' per la non
indipendenza. Il suo obiettivo e principale interesse e' di
essere pronta e attrezzata ad aiutare i bambini, "qualsiasi sia
il risultato referendario".
(Wel/ Dire)