(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 17 gen. - Il gioco delle parti,
almeno per quanto riguarda il prezzo, per una volta e' invertito:
non e' lo specialista a fissare la tariffa, ma il paziente a
scegliere quanto pagare "in base alle sue disponibilita'
economiche".
Questa l'idea alla base di un progetto sperimentale di
psicoterapia solidale e democratica, accessibile anche a chi non
puo' permettersi il settore privato. Anche di questo si parlera'
al convegno "Intersoggettivita'. Crocevia tra i modelli di
psicoterapia", organizzato dall'Ambulatorio sociale di
psicoterapia, nato all'interno dell'Opera don Calabria, e in
programma a Roma per il 21 gennaio. L'argomento strettamente
tecnico oggetto dell'incontro e' l'ipotesi di trovare un punto di
incontro che possa mediare i diversi e numerosi modelli di
psicoterapia, ma il convegno sara' anche occasione per presentare
e discutere con gli specialisti del settore del progetto
sperimentale che anima l'ambulatorio promotore del convegno, un
centro che propone un modello economicamente accessibile di
assistenza e cura nell'ambito della salute mentale. Ne parliamo
con Ruggero Piperno, psichiatra e psicoterapeuta responsabile del
progetto.
Qual e' l'idea alla base del progetto?
La psicoterapia e' ufficialmente riconosciuta fra i cosiddetti
"Lea", i livelli essenziali di assistenza: e' cioe' un componente
essenziale dell'assistenza sanitaria. Tuttavia i servizi
pubblici, per mancanza di finanziamenti adeguati, non riescono a
seguire tutta l'utenza che ne avrebbe bisogno, i professionisti
dei centri di salute mentale che vanno in pensione non vengono
rimpiazzati, mentre dall'altro lato la crisi ha aumentato la
richiesta di questi servizi, diminuendo al contempo la
possibilita' da parte delle persone di pagarsi di tasca propria
il servizio privato. Abbiamo cosi' elaborato un modello di
"privato sociale".
In cosa consiste?
In sostanza e' il paziente a stabilire quanto pagare per la
terapia che gli viene proposta.
In base a cosa dovrebbe decidere?
In base a quanto puo' permettersi di pagare. L'idea e' che ognuno
da' quel che puo', cosi' chi e' in grado di pagare un po' di
piu', spontaneamente contribuisce a coprire i costi per la
terapia di chi invece ha possibilita' economiche piu' limitate.
Inoltre un elemento che puo' aiutare a valutare l'importo da
pagare e' la durata della terapia proposta: per una terapia molto
lunga, ad esempio, puo' essere ragionevole scegliere un
contributo minore. Ma l'importante e' la scelta operata dal
paziente, da cui ci aspettiamo un contributo oggettivamente
commisurato alle reali possibilita' economiche.
Dunque c'e' anche chi puo' non pagare nulla?
Si', ci sono persone che accedono alla terapia senza avere la
possibilita' di pagarla.
Poi come funziona?
Tutti i contributi finiscono in un fondo comune, che poi deve
bastare a pagare i gettoni di presenza agli psicoterapeuti, che
sono di importo fisso e di esigua entita'. L'intenzione e' quella
di rendere l'ambulatorio sostenibile, cioe' che alla fine si
arrivi a pareggiare i conti, coprendo le terapie offerte a chi
non puo' pagare con il contributo di quelli che hanno
spontaneamente versato un po' di piu'.
E ci state riuscendo?
Ancora non abbiamo chiuso il bilancio del primo anno di
attivita'. Tuttavia abbiamo stimato che l'80% dei pazienti e'
contribuente, mentre l'altro 20% e' non contribuente. All'attivo
abbiamo gia' 150 pazienti e 110 terapie attive. L'intento e'
riuscire a finanziare in questo modo un servizio che pero' non
penalizzi la qualita' del servizio offerto.
Qual e' il metodo di lavoro?
Abbiamo scelto la formula dell'ambulatorio per avvicinarci a
un'idea istituzionale: non si tratta cioe' di uno studio
associato dove ogni professionista gestisce i suoi pazienti, ma
di un centro dove si discute insieme di tutti i casi e di tutte
le terapie. Questo per ridurre quanto piu' possibile la
soggettivita' individuale del singolo terapeuta. I momenti di
confronto sono organizzati in una serie di incontri periodici:
una volta a settimana discutiamo tutti insieme dei casi, un'altra
volta a settimana c'e' la supervisione di tutto, ogni venti
giorni organizziamo invece una discussione teorica aperta anche a
contributi esterni, perche' la psicoterapia non diventi auto
referenziale.
Altre caratteristiche dell'ambulatorio?
Oltre che solidale e sostenibile nel senso detto sopra,
l'ambulatorio vuole essere accessibile in tutti i sensi, innanzi
utto a livello economico, per rendere democratica la
psicoterapia, ma anche facile da avvicinare.
(Wel/ Dire)