(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 13 gen. - La regione Sardegna
si impegna contro le mutilazioni femminili. Nell'Isola, come del
resto anche in tutta Italia, e' forte la presenza di donne
provenienti dai paesi del Sud del Mondo che hanno subito e
continuano a subirle.L'assessorato regionale ai Servizi sociali
ha messo a disposizione 100 mila euro per costituire un gruppo di
lavoro che metta assieme esperti, medici e volontari delle
associazioni che operano con gli immigrati, cosi' da mettere in
piedi un programma di formazione e informazione destinato agli
operatori sanitari e socio-culturali. Il lavoro verra' fatto in
primo luogo nei consultori, avamposto che sempre piu' spesso si
dimostra essere l'unico interlocutore di queste donne, ma il
progetto verra' esteso a tutte le Asl della Sardegna. "L'
obiettivo - fanno sapere dalla Regione - e' la conoscenza e la
prevenzione delle pratiche di mutilazione e la promozione del
rispetto dell'integrita' fisica e psichica delle donne e delle
bambine a rischio".
La maggior parte delle migranti che vivono in Sardegna e che
sono state sottoposte a questa cruenta pratica arrivano
dall'Africa sub-sahariana. Spesso, le mutilazioni vengono
perpetrate alle adolescenti, spesso addirittura alle neonate. Con
la legge n 7/2006 ("disposizioni concernenti il divieto delle
pratiche di mutilazione genitale femminile") il ministero della
Salute hastilato le linee guida destinate ai sanitari che devono
lavorare a stretto contatto con i migranti arrivati dalle zone
dove e' piu' in uso la mutilazione. Gli interventi mirano alla
realizzazione di attivita' di prevenzione, assistenza e
riabilitazione delle donne sottoposte a pratiche che mirino
all'asportazione chirurgica di un tessuto o di un organo.
(Wel/ Dire)