(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 28 feb. - Quando si parla di
Tso (trattamento sanitario obbligatorio) un ombra di tristezza
cade su tutti i familiari perche', per molti di loro, e'
considerato "uno strumento estremo che a volte si sostituisce
alla mancanza di comunita' terapeutiche assistite e comunita'
alloggio dove queste persone potrebbero essere aiutate e seguite
adeguatamente".
Inoltre anche i familiari nella loro profonda solitudine legata
alla malattia del loro caro vorrebbero essere assistiti e aiutati
nella loro relazione con il figlio o fratello malato.
"Se il ragazzo avesse un sostegno adeguato il Tso si potrebbe
evitare. Ma dopo il TSO si ricomincia da capo perche' non c'e'
nulla - lamentano i genitori -. Prendere in carico un nostro
familiare dovrebbe significare aiutare anche noi con terapie di
tipo psico-relazionale che potrebbero solo migliorare il nostro
rapporto con loro".
C'e' anche chi inizialmente non sapeva - perche' i medici che
avevano in cura il familiare avevano omesso di dirlo - che, oltre
ai trattamenti sanitari obbligatori, ci sono anche le assistenze
domiciliari.
"Solo dopo un drammatico Tso di mio figlio, ho scoperto che
esistevano anche terapie di assistenza domiciliare che pero' sono
servite a ben poco. Mio figlio e' senza scuola adeguata, senza
lavoro e soprattutto senza alcuna consapevolezza della malattia -
si sfoga con le lacrime agli occhi una madre - non sa dove
andare. E' pure capitato, durante le sue crisi, che mi abbia
chiuso a chiave costringendomi a chiamare la polizia. Non appena
e' entrata la polizia poi si e' trasformato in una pecorella".
C'e' anche il caso lamentato da una signora a cui e' scaduto,
invece, il termine di ricovero del figlio in un Cta . Il giovane
quando ritorna per i fine settimana a casa fa scoppiare la
preoccupazione degli altri familiari perche' vuole dormire tutta
la notte con l'asciugacapelli accesso, con il rischio di fare
bruciare il letto (cosa gia' successa). La madre in questo caso
si chiede come si puo' pensare di rimandare in famiglia un
giovane anche con questo grave disagio.
(Wel/ Dire)