UNA PROPOSTA DI LEGGE NELL'APPROCCIO AL DISAGIO PSICHICO
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 28 feb. - Riaprire i manicomi
dopo l'esperienza della legge 180/1978 (Basaglia), invidiataci da
tanti Paesi? Forse non proprio, ma quasi. C'e' una proposta di
legge in discussione nel comitato ristretto della Commissione
Affari Sociali della Camera che, se fosse approvata, riporterebbe
a una situazione molto simile a quella che precedette la
rivoluzione introdotta da Basaglia, nell'approccio al disagio
psichico. È in gioco la salute di molti cittadini: le nuove
disposizioni concernenti l'assistenza psichiatrica, in materia di
trattamenti sanitari obbligatori (Tso) per "malattia mentale",
prevedono un'ospedalizzazione, anche coatta, di 6 mesi
rinnovabili con la quale, in linea teorica, si puo' trattenere il
degente in una struttura accreditata anche per tutta la vita.
Torna dunque centrale il problema della privazione della liberta'
degli individui. Il testo della proposta, contraddistinta dal
cognome dell'onorevole anconetano Carlo Ciccioli, e' stato
scritto vagliandone altre 8. Una di queste, la 3038/2009, e'
maturata sotto le Torri: il suo proponente e' il deputato
bolognese del Pdl Fabio Garagnani.
Le novita' piu' considerevoli della proposta, che intende
riformare la legge 180, riguardano la durata del provvedimento
che verrebbe portata a 6 mesi, rinnovabili a ogni scadenza di
ulteriori 6 mesi, anche contro il consenso del ricoverato. Il Tso
che ora "non viene rinnovato per piu' di 3 volte", come dichiara
Angelo Fioritti, direttore del dipartimento di salute mentale di
Bologna, prenderebbe cosi' a chiamarsi Tsnep (trattamento
sanitario necessario extraospedaliero prolungato). Questo
prevederebbe anche un contratto terapeutico vincolante, detto
"contratto di Ulisse", come quello che l'eroe omerico stipulo'
coi suoi compagni, affinche' lo legassero all'albero della nave
ed egli potesse cosi' udire, senza timore, il canto delle sirene.
L'accordo vincolerebbe il paziente alla propria ospedalizzazione
o al trattamento con terapie specifiche, anche nel caso in cui,
in periodi di crisi, manifestasse una volonta' contraria. La
proposta di legge apre altresi' alla possibilita' di sottoporsi
al Tso e alle attivita' terapeutico-riabilitative che seguono, in
comunita' private accreditate.
I deputati firmatari hanno ritenuto che la legge Basaglia non
tutelasse la sicurezza dei cittadini che entrano in contatto con
i "malati gravi" e i "malati" stessi dal rischio di suicidio.
Ecco allora la soluzione: prolungare a dismisura il Tso. Ma
quando la priorita' non e' solo la tutela del paziente si corre
il rischio di spostare il significato della cura dal piano
sanitario a quello della difesa sociale, tornando a disposizioni
che ricordano la legge 36/1904, la quale prevedeva il "ricovero
coatto" per quei soggetti che si riteneva costituissero
"pericolosita' per se' e per gli altri e/o pubblico scandalo".
Fioritti ha idee chiare in merito: "Ritengo che sia un passo
sbagliato. Non e' la strada per risolvere i problemi: certo,
abbiamo pazienti che non accettano la cura, ma la soluzione non
e' il ricovero prolungato. Hanno bisogno di attivita' sul
territorio, di vita di comunita' e non di essere rinchiusi. Con
la reclusione si ottiene solo la perdita di fiducia". Anche
Franco Neri, direttore sanitario di villa Baruzziana si dice
contrario: "Un Tso di 6 mesi fa ricordare il manicomio". Pure sul
contratto terapeutico vincolante e la permanenza in strutture
private non mancano riserve. Lo psichiatra fiorentino Giorgio
Antonucci, allievo di Franco Basaglia e di Edelweiss Cotti, che
in un mese apri' le porte del reparto delle "agitate" - le
degenti ritenute piu' pericolose nell'ex manicomio di Imola -
mette in guardia dall'interesse personale del proprietario della
struttura che dovrebbe accogliere il Tso. Il rischio:
l'internamento a vita. Dello stesso parere e' Fioritti: "Non
affiderei i Tso a una struttura privata. L'elemento economico si
deve controllare con attenzione e dove c'e' una privazione della
liberta' penso che debba esserci il servizio pubblico".
L'uso del Tso come strumento di tutela della sicurezza sociale,
di "salvataggio della salute mentale e della qualita' di vita del
nucleo familiare del paziente", come vuole la legge Ciccioli,
puo' far presagire un impiego non ortodosso del provvedimento.
"Il Tso e' spessissimo strumentale - ammette Antonucci - ogni
cittadino puo' essere minacciato ma solitamente colpisce i piu'
emarginati". Il pericolo dunque e' che si possa trasformare in
uno strumento repressivo, nel quale rischiano d'incappare
minoranze non tutelate. A Bologna forse qualcuno si ricordera' e
non solo nella comunita' nigeriana, del 34enne Edhmun Hiden morto
all'Ottonello, dove si era recato per un trattamento sanitario
volontario che venne trasformato in Tso. Ha lasciato una moglie
incinta e una sorella.
Il mondo della psichiatria e tutti i soggetti che vi hanno a
che fare a diverso titolo si stanno chiedendo che cosa ne sara'
di questa proposta di legge. C'e' chi, tra i detrattori,
scommette che non avra' futuro. Giancarlo Boncompagni, direttore
del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura del Malpighi la
giudica non positivamente: "Il disegno di legge attualmente in
discussione - dice - riporta la psichiatria a controllo sociale e
pena, poiche' si passa dalla cura alla custodia". Boncompagni
adduce inoltre una ragione economica per sostenere l'idea che non
si dara' mai corso ai cambiamenti proposti: "È un'idiozia:
vogliono aumentare la custodia ma chi paghera' le degenze che
sono costosissime? Un degente arriva a costare 5.000 euro al
mese". La pensa cosi' anche Giancarlo Castagnoli, segretario e
tesoriere dell'Unione nazionale delle associazioni per la salute
mentale (Unasam): "La proposta di legge non potra' mai essere
approvata. I costi di una degenza cosi' prolungata aumenterebbero
a dismisura. Il ministro Fazio aveva detto, gia' l'anno scorso,
che la Basaglia non si sarebbe toccata".
(Wel/ Dire)