DURATA MEDIA DEI TRATTAMENTI CON RITALIN O STRATTERA È DI 15 MESI
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 28 feb. - Sono poco piu' di 2
milai bambini e gli adolescenti tra i 6 e i 18 anni trattati in
Italia con Ritalin e Strattera, i due psicofarmaci
commercializzati nel nostro paese per il trattamento dell'Adhd,
la sindrome da deficit di attenzione e iperattivita'. I dati sono
stati raccolti in tre anni di attivita' del Registro italiano
dell'Adhd dell'Istituto superiore di sanita', lo strumento di
farmacovigilanza che ha monitorato le prescrizioni due farmaci.
Secondo i dati raccolti dal registro - che domani saranno
presentati a Roma nell'ambito del convegno "Le molte facce
dell'Adhd", organizzato da Aifa onlus in collaborazione con Adhd
Europe, in media i trattamenti farmacologici hanno avuto la
durata di 15 mesi, e dalle rilevazioni risulta che la terapia
farmacologica e' stata prescritta in seconda battuta, quando
cioe' e' risultato evidente che la psicoterapia da sola non era
sufficiente. Dopo un primo periodo in cui e' stato prescritto di
piu' lo Strattera, in seguito i due farmaci sono stati prescritti
indicativamente nella stessa quantita'.
Un punto di criticita' e' stato individuato nella mancanza di
formulazioni a rilascio prolungato dei farmaci in questione,
utili per diminuire il numero delle somministrazioni durante il
giorno. Altro aspetto critico e' l'uso 'off-label' dei due
psicofarmaci quando i soggetti trattati superano i 18 anni
d'eta': "I due farmaci, al contrario di quanto avviene in altri
paesi, sono prescrivibili sono fino ai 18 anni - spiega Pietro
Panei, dell'Istituto superiore di sanita' - ma in alcuni casi in
cui sarebbe stato utile prolungare l'assunzione, si e' visto il
ricorso ad escamotage". Un altro problema evidenziato e' che i
trattamenti non farmacologici non sono ovunque accessibili: a
livello geografico ci sono grandi differenze nell'offerta di
servizi di assistenza psicologica. Inoltre il registro ha
rilevato alcune segnalazioni di effetti collaterali causati dai
due psicofarmaci, "ma non in quantita' tali da costituire motivo
di allarme", precisa Panei. Inoltre dall'analisi risulta che "le
diagnosi sono state effettuate accuratamente e percio' le terapie
farmacologiche somministrate sono state ritenute appropriate".
Confrontando invece il numero di bambini e adolescenti trattati
con altri paesi, risulta che il dato italiano non e'
particolarmente elevato "non solo se ci paragoniamo a paesi come
gli Stati Uniti, dove in pratica si puo' parlare di prescrizione
selvaggia, ma nemmeno se pensiamo ad altri stati europei che
applicano controlli stretti, come la Francia, in cui invece le
prescrizioni risultano circa 11-12mila". Panei inoltre sottolinea
che i circa 2000 casi trattati farmacologicamente, risultano i
casi piu' gravi, "quelli per cui non si poteva fare a meno di
ricorrere al farmaco".
(Pic/ Dire)