CHI SI SOTTOPONE DEVE SOTTOSCRIVERE UN CONSENSO INFORMATO
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 7 feb. - Quando si parla di
elettroshock si affronta un terreno delicato. Si ha a che fare
con pregiudizi, scarsita' d'informazione e una giusta cautela per
tutelare i diritti di chi soffre di un disagio psichico. Nel 2011
in Italia bisogna sgomberare il campo da quelle suggestioni
grottesche sul manicomio, entrate nell'immaginario comune anche
grazie al film di Milos Forman "Qualcuno volo' sul nido del
cuculo" (1975), tratto dall'omonimo romanzo di Ken Kesey (1962).
In Italia con la chiusura dei manicomi dovuta alla legge 180 del
'78 (la Basaglia), la situazione e' cambiata decisamente. Passi
avanti nel rispetto del paziente sottoposto a elettroshock si
sono avuti, nel '63, con l'introduzione dell'anestesia generale e
poi con la somministrazione del curaro che serve a evitare
contrazioni muscolari o persino fratture, derivanti dagli spasmi
convulsivi indotti dalle scariche elettriche.
Nonostante cio', avvertono Fabrizio Asioli e Angelo Fioritti
del Dipartimento di salute mentale e delle dipendenze patologiche
dell'Ausl di Bologna, "fino agli anni '70 la Tec e' stata usata
dagli psichiatri in modo generalizzato, con modalita', frequenza
e finalita' tali da non potere pensare a un suo possibile uso
terapeutico, in modo del tutto analogo a quanto ancora avviene in
molti Paesi in via di sviluppo (e non solo) nei quali e'
praticata nelle condizioni cliniche piu' disparate, anche senza
anestesia".
(Wel/ Dire)