(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 7 feb. - Arriva dal
Dipartimento di Neuroscienze dell'istituto Nazionale Regina Elena
una nuova speranza per i pazienti affetti dalla malattia di
Parkinson, in particolare per quelli che non rispondono piu' alle
terapie farmacologiche: la Stimolazione Cerebrale Profonda.
Riconoscere i sintomi della malattia di Parkinson non e' facile.
Si tratta di una malattia degenerativa del sistema nervoso
centrale che causa l'abbassamento dei livelli di dopamina, un
neurotrasmettitore. In genere si manifesta dopo i 60 anni, ma in
un caso su 4 colpisce prima dei 50. Una diagnosi precoce puo'
migliorare il decorso della malattia, ma non esiste ancora una
cura preventiva ne' si ha un quadro chiaro delle cause.
Sperimentati con successo su circa 80mila pazienti di tutto il
mondo, i primi impianti di un pacemaker collegato ad elettrodi
cerebrali profondi sono stati effettuati, gia' da alcune
settimane, anche all'istituto Nazionale Regina Elena. Si tratta
di una procedura - come spiega il neurochirurgo Carmine Carapella
- inaugurata piu' di 20 anni fa in Francia. Stando ai risultati
ottenuti sui pazienti fino ad ora trattati, la stimolazione
cerebrale profonda si e' rivelata un trattamento efficace. Ma
vediamo piu' da vicino in cosa consiste. In pratica viene
impiantato, in una piccola area del talamo o dei gangli della
base, un elettrodo stimolante collegato ad un pacemaker. In
questo modo, lo stimolo elettrico aiuta a controllare i sintomi
della malattia, permettendo anche di ridurre l'assunzione di
farmaci. Come si legge nel comunicato dell'Istituto, questo
sistema migliora la qualita' della vita e le funzioni motorie di
chi soffre di Parkinson.
(Wel/ Dire)