(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 22 dic. - "La sindrome da
deficit di attenzione ed iperattivita' (Adhd) in Italia e' all'1%
ed e' teoricamente garantita l'appropriatezza delle cure
somministrate, ma non sempre le cose stanno cosi' e per questo
occorre vigilare attentamente". Lo ha dichiarato il deputato Udc,
Paola Binetti, in una interrogazione a risposta orale al ministro
della Salute.
"I bambini vivaci continuano ad essere un problema a casa e in
classe- ha proseguito l'onorevole- si distraggono e distraggono,
innervosiscono genitori e maestri, per cui cresce la tentazione
di farli star buoni con l'aiuto di qualche medicina. Ma questo e'
possibile solo se ci si trova davanti alla diagnosi di sindrome
da deficit di attenzione ed iperattivita' - ha precisato - per
cui occorre cogliere bene la differenza tra la naturale vivacita'
dei bambini e la sindrome in questione". La sindrome Adhd
comporta un quadro patologico che rende difficoltoso lo sviluppo
normale di questi bambini e la loro relativa integrazione
sociale. "Abbiamo bisogno di difendere la vivacita' dei bambini-
ha aggiunto Binetti- come un segno della loro normalita' e come
una garanzia per il loro sviluppo, facendo della vita scolastica
un'opportunita' di liberta' e di creativita', in cui sia
possibile socializzare tra i bambini, e tra bambini e adulti ,
senza costrizioni di sorta".
Il ministro della Sanita', Renato Balduzzi, ha risposto
all'interrogazione parlamentare dell'onorevole Binetti ricordando
che "alla fine di ottobre nel registro nazionale dell'Adhd,
tenuto dall'Istituto superiore di Sanita', c'erano 2.414 bambini
iscritti, di cui 1.468 in trattamento farmacologico. in Italia-
ha evidenziato- non sono piu' dell'1,1%, mentre in Francia sono
quasi il doppio, il 2%, e in Inghilterra si giunge al 5%". Il
ministro ha sottolineato come la somministrazione di psicofarmaci
per l'iperattivita' in Italia sia rigidamente regolata da
protocolli Aifa, vincolanti per tutte le strutture pubbliche e
private accreditate.
Per l'esponente dell'Udc "i dati sono rassicuranti ma e' bene
prendere atto che i farmaci, anche quando ritenuti necessari, non
sono pero' mai sufficienti a fronteggiare la situazione. Servono-
ha concluso Binetti- altre misure di carattere
psico-riabilitativo che coinvolgano le famiglie e supportino gli
insegnanti nel loro lavoro docente".
(Wel/ Dire)