(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 15 dic. - Nel 2010 sono state
denunciate oltre 42 mila malattie professionali, circa il 22% in
piu' rispetto al 2009. E' quanto afferma l'Anmil che ha
presentato il quadro delle malattie professionali in Italia nel
convegno "Le malattie professionali trasversali a piu' comparti.
Nuovi rischi per la salute e sicurezza del lavoratori
vulnerabili: fenomenologia, tutele e prospettive evolutive". La
maggior parte delle malattie professionali e' rappresentata da
malattie muscolo-scheletriche, che rappresentano da sole quasi il
60% del complesso, seguite dall'ipoacusia da rumore e dalle
malattie respiratorie. Si conferma il trend crescente delle
patologie correlate all'amianto, che con i loto tempi di latenza
spesso lunghissimi non hanno ancora raggiunto il picco della loro
emersione. Secondo Franco Bettoni, presidente Anmil, quello delle
malattie professionali "e' un fenomeno che raramente viene preso
in considerazione quando si parla di sicurezza, tendendo spesso a
ricondurlo a quello piu' generale degli infortuni sul lavoro,
nonostante abbia una sua specifica essenza ed una incidenza
affatto trascurabile".
Tuttavia, l'aumento generalizzato delle denunce che si sta
riscontrando negli ultimi anni, spiega l'associazione, non e'
frutto di un aumento dei casi di malattia gia' presenti nella
casistica di settore, "piuttosto da una progressiva inversione
della sottostima che per tanti anni ha caratterizzato le malattie
professionali". Un fenomeno, ha specificato Bettoni, "dai
contorni sempre sfocati, la cui emersione dipende molto dal grado
di sensibilizzazione ed informazione degli stessi lavoratori, dai
progressi raggiunti in campo scientifico, dalle complesse
procedure di accertamento e individuazione del nesso causale. In
molti casi, poi, le malattie professionali sono caratterizzate da
tempi di latenza anche molto lunghi, che le tengono nascoste
magari per anni prima che se ne venga a conoscenza". Un aumento
delle denunce dovuto, poi, anche ad una migliore conoscenza e
sensibilizzazione che necessitano di essere supportate. "Andrebbe
studiato - ha aggiunto Bettoni - il crescente rilievo delle
malattie ad eziologia multifattoriale, espressione del continuo
intreccio nelle societa' moderne fra ambienti di vita e di
lavoro, da un lato, fra fattori di vita sociale e familiare e
fattori strettamente lavorativi, dall'altro.
Discorso che si lega strettamente a quello delle malattie
professionali di natura psichica, che stanno emergendo
prepotentemente sull'onda di una instabilita' sociale e
lavorativa che ha effetti evidenti sul benessere psicologico dei
lavoratori". Infine, per Bettoni, vanno anche studiate al meglio
le cause della sottostima del fenomeno, "frutto in molti casi di
mancata denuncia, della ignoranza della professionalita', da
valutare con un approccio culturale e tecnico diverso da quello
della sottostima degli infortuni sul lavoro". Per Sergio
Iavicoli, direttore del Dipartimento Medicina del Lavoro Inail,
(ex Ispesl), oggi gli interventi preventivi riguardano anche
nuovi scenari e nuovi ambienti lavorativi, come ad esempio i
"green jobs" o i rischi correlati alle nanotecnologie presenti
nella vita quotidiana. Un ampio panorama che richiede da parte
della Salute e sicurezza sul lavoro una certa modernizzazione.
"E' importante innovare il sistema della prevenzione per lavorare
sullo scenario di domani e di oggi - ha spiegato Iavicoli -.
Modernizzare l'approccio di ricerca sia nell'universita' che nel
settore pubblico e privato, ma tutto questo non puo' non passare
se non si investe nella cultura della prevenzione".
(Wel/ Dire)