(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 18 apr. - "Riuscire a dare una
standardizzazione della formazione degli interpreti, capire le
esigenze dei territori e fornire servizi adeguati". Sono queste
le sfide nell'immediato per gli interpreti della Lingua dei segni
secondo, Marcello Cardarelli presidente di Anios, associazione
interpreti di lingua dei segni italiana che oggi si riunisce a
Roma, presso l'Istituto statale dei sordi, per un incontro
sull'interpretariato Lis ripercorrendo il passato attraverso
varie testimonianze, per parlare delle sfide del futuro. E in
quello prossimo c'e' senza dubbio la legge sul riconoscimento
della Lingua dei segni. "In questi giorni si sta discutendo alla
Camera - ha spiegato Cardarelli -. La legge, dopo essere stata
approvata all'unanimita' dal Senato e' stata esaminata per la
prima volta dalla XII Commissione affari sociali della Camera. Ci
sono alcune resistenze da una parte di alcuni deputati ed e' una
cosa che ci sorprende visto i due anni di lavoro del Senato e
l'approvazione all'unanimita' della legge stessa. Tuttavia siamo
fiduciosi che queste prime schermaglie si supereranno e speriamo
che la legge possa giungere al suo compimento senza modifiche. È
una legge bilanciata e lascia libera scelta per qualsiasi
percorso che la persona sorda scelga di avere nella sua vita".
Una legge, spiega Cardarelli, che risponde a molte delle
esigenze messe in evidenza in questi anni anche dagli interpreti.
"Le difficolta' oggi derivano, infatti, proprio dal fatto che e'
una lingua non riconosciuta - ha aggiunto -. Quindi anche la
nostra professione oggi di fatto non esiste. Non sono
regolamentati i corsi, quindi oggi chiunque puo' organizzare un
corso. C'e' una totale deregolamentazione da questo punto di
vista. Abbiamo anche grosse difficolta' nel fornire servizi che
invece andrebbero incrementati". Nel testo della legge, infatti,
ci sono alcune indicazioni in merito. "La legge interviene sulla
formazione rimandando ai regolamenti successivi che dovranno
disciplinare i profili professionali e i percorsi formativi.
Questo non e' mai successo e in questo modo si andrebbero a
standardizzare i corsi di formazione. Come avviene nel resto
d'Europa in alcuni casi anche a livello universitario". In
Olanda, per esempio e' "un lavoro vero e proprio", aggiunge
Cardarelli. "C'e' un centro di formazione universitario dove si
formano gli interpreti. Gli interpreti lavorano in aziende dove
erogano servizi". Stessa cosa in Finlandia, dove il
riconoscimento della lingua dei segni ha prodotto la nascita di
servizi che vengono offerti alla persona sorda gratuitamente.
"Gli interpreti sono dei dipendenti, incardinati in un sistema
che offre dei servizi. E in Italia oggi non e' cosi', nonostante
la linea dell'Unione europea e' da sempre verso il riconoscimento
della lingua dei segni".
In Italia, oggi, gli interpreti sono circa 200, spiega
Cardarelli. Un centinaio soltanto quelli iscritti all'Anios, ma
la distribuzione territoriale e' spesso fin troppo collegata ai
centri di formazione. Basti pensare che la maggior parte degli
interpreti oggi e' presente proprio sul territorio di Roma, o in
Campania o anche in Lombardia, dove si realizzano i corsi di
formazione. "La numerosa presenza ti interpreti su di un
territorio e' legato al fatto che su quella citta' o Regione ci
sono dei corsi. Dove ci sono corsi, nascono gli interpreti". E
proprio in Campania a settembre ci sara' anche un evento europeo:
per la prima volta in Italia verra' organizzata la Conferenza
europea degli interpreti della lingua dei segni a Vietri sul
Mare, vicino Salerno.
(WEl/ Dire)