DISABILITÀ. ARTE, MUSICA, ANIMALI: TERAPIE O SEMPLICI ATTIVITÀ?
SOLO IL FISIOTERAPISTA E IL MASSOTERAPEUTA REGOLATI DALLA LEGGE.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 6 set. - Arte, musica e
animali: la questione e' tutta nella parola "riabilitazione".
Perche' discipline come quelle della musico-terapia,
dell'arte-terapia e della pet-therapy (la terapia assistita dagli
animali) infatti, il cui confine con il mondo della rieducazione
socio sanitaria e' alquanto labile e confuso, spesso determinano
molta incertezza circa il riconoscimento o meno della professione
da un punto di vista terapeutico. Per la normativa italiana solo
il fisioterapista o terapista della riabilitazione (i due titoli
sono equipollenti), il massoterapeuta e chi si occupa di
psicomotricita' e di terapia occupazionale (che prevede
l'utilizzo di attivita' espressive, manuali e ludiche
rappresentative della vita quotidiana) sono figure professionali
riconosciute, regolate dalla legge e per cui serve una laurea ad
hoc. Tutte le altre attendono il via libera da parte del Cnel; ma
non come professioni quanto piuttosto come associazioni di
categoria responsabili della formazione che propongono.
Oggetto di un ampio dibattito sull'efficacia scientifica del
metodo proposto sono invece la terapia assistita dagli animali,
l'arte-terapia e la musico-terapia. "La stessa pet-therapy, che
e' la piu' accreditata, non e' ancora formalmente riconosciuta
come vera e propria terapia ma viene erogata in un ambito
sperimentale e solo in un contesto regionale di welfare sociale",
spiega Antonio Bortone, presidente di Coordinamento nazionale
associazioni professioni sanitarie (Conaps). "È da tempo che
musico-terapeuti e terapisti che usano gli animali cercano il
riconoscimento professionale da parte del ministero competente,
quello della Sanita': cio' che pero' ancora manca a questi
percorsi e' la validita' scientifico terapeutica del metodo.
Questo vale per tutte quelle prestazioni che chiamiamo
'complementari' alla terapia, ovvero complementari alla cura
riabilitativa portata avanti da uno specialista della
riabilitazione. Se le prestazioni non sono seguite da un
operatore sanitario, cioe' da un fisioterapista, diventano
prestazioni di benessere", continua Bortone. "Quindi non si
tratta ne' di cura ne' di riabilitazione".
Chi si occupa di ippoterapia l'ha capito. "I nostri corsi di
riabilitazione a mezzo del cavallo, che valgono come punteggio
per l'educazione continua in medicina (i cosiddetti crediti Ecm),
vanno a specializzare il bagaglio culturale di un professionista,
dal medico allo psicologo, dal fisioterapista all'operatore
sportivo o all'insegnante", dice Daniele Nicolas Citterio, la
presidente del consiglio direttivo dell'Associazione nazionale
italiana di riabilitazione equestre e di equitazione ricreativa
per gli handicappati (Anire). "L'ippoterapia non e' una tecnica,
ma un'area", precisa. "Per rendere l'idea sarebbe come se un
medico prescrivesse un farmaco, senza dire quale. L'importante
dunque e' sapere quali tecniche stanno somministrando gli
operatori e se rientrano tra le tecniche di riabilitazione
strumentale oppure tra quelle di sport".
Musico-terapia e arte-terapia sono invece piu' indietro. "Noi
siamo impegnati nel riconoscimento della nostra associazione da
parte del Cnel, non nel riconoscimento della professione in se'",
spiega Giulia Cremaschi Trovesi, presidente della Federazione
italiana musicoterapeuti (Fim). "Essere riconosciuti significa
essere responsabili della formazione che offriamo e della sua
qualita'. E grazie all'accreditamento al ministero
dell'Istruzione, abbiamo la facolta' di proporre attivita'
educative. Possiamo anche operare in ambito sanitario, ma solo in
e'quipe con medici o fisioterapisti. Il problema e' la parola
terapia", commenta Cremaschi Trovesi. "Noi crediamo di essere
piu' educatori, o formatori, piuttosto che riabilitatori. Il
nostro intervento non puo' considerarsi sanitario, ma la
confusione che esiste in questo campo non e' solo politica, e'
anche associativa. Non tutte le associazioni di musico-terapia,
infatti, sono su questa linea: c'e' anche chi vorrebbe un
riconoscimento terapeutico e dunque sanitario. Io sostengo che
noi non riabilitiamo ma educhiamo nuovamente chi, a seguito di un
trauma, ha bisogno di nuovi strumenti di comunicazione e
relazione". A prescindere dallo strumento utilizzato quindi
(musica, asini, cavalli, sport o pittura che sia), quando si
parla di riabilitazione da un punto di vista socio sanitario e'
il titolo quello che conta. E la laurea e' meglio.
Solo la pet-therapy e' gia' realta', ma solo in alcune regioni
italiane. A livello nazionale solo proposte di legge. L'ultimo
progetto presentato, che risale al 2008, porta la firma di Gianni
Mancuso, parla di profili professionali, programmi scientifici,
criteri per la certificazione degli enti e delle associazioni
abilitati a erogare attivita' e terapie assistite dagli animali,
di protocolli di addestramento e modalita' di erogazione dei
servizi, e ha riunito le precedenti proposte avanzate in questi
anni in Parlamento. Cio' nonostante, una qualche forma di valenza
questa pratica l'ha ricevuta: la terapia assistita dagli animali,
infatti, e' stata inserita nel decreto del Presidente del
Consiglio del 28 febbraio 2003 che ha recepito l'accordo tra il
ministero della Salute, le regioni e le province autonome di
Trento e Bolzano "in materia di benessere degli animali da
compagnia e pet-therapy". In particolare il testo prevede, da
parte del governo e delle regioni, l'adozione di disposizioni
finalizzate anche a "utilizzare la pet-therapy". Grazie a questo
accordo, il Veneto e la Puglia hanno poi riconosciuto la terapia
assistita dagli animali, gli ambiti di convenzione e le strutture
accreditate con apposite leggi regionali. Piemonte, Friuli
Venezia Giulia, Lazio e Sardegna, invece, sono in attesa di
approvare una propria normativa.
(Wel/ Dire)
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