INMP ORGANIZZA A ROMA UNA TAVOLA ROTONDA PER FARE IL PUNTO.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 28 ott. - "Prevenzione e
Diagnosi precoce nell'infezione da Hiv ed Epatite B" e' il titolo
della tavola rotonda promossa dall'Istituto nazionale per la
promozione della salute delle popolazioni migranti e per il
contrasto delle malattie delle poverta' (Inmp), che ha visto
riuniti istituzioni ed esperti di diverse aree e discipline,
impegnati in un confronto a tutto tondo su cio' che e' stato
fatto e che ancora resta da fare in Italia per la protezione
dalle malattie infettive e per la loro cura. Il panorama
legislativo, lo scopo della prevenzione e della diagnosi precoce,
l'adesione al test di screening nelle malattie sessualmente
trasmissibili, l'importanza del counselling e l'accesso ai test
nella popolazione immigrata, sono alcuni dei temi al centro del
dibattito ospitato all'Antico Ospedale San Gallicano di Roma,
sede dell'Inmp. L'iniziativa si e' svolta con il contributo non
condizionato di Gilead Sciences.
Secondo i dati di Unaids, il programma congiunto delle Nazioni
Unite sull'Hiv/Aids, sono oltre 33 milioni le persone affette da
Hiv nel mondo e l'Africa sub-sahariana resta la regione che
detiene il primato di Paese ad alta prevalenza di HIV/AIDS.
Nonostante le sperimentazioni che aprono la strada a nuove
opportunita' di cura e i progressi delle terapie antiretrovirali
che hanno contribuito a trasformare l'Aids in una malattia ad
andamento cronico, favorendo una sempre maggiore aspettativa di
vita nei malati, la patologia costituisce un importante problema
di sanita' pubblica a livello mondiale. Si stima che in Italia
vivano con Hiv/Aids circa 120 mila persone, numero che tende ad
aumentare anche in forza delle circa 3.500-4.000 nuove infezioni
che si verificano ogni anno (fonte: Hiv Summit Italia 2009). Se
all'inizio della scoperta della malattia, negli anni '80, la
fonte principale di contagio era la tossicodipendenza,
attualmente la trasmissione avviene principalmente per via
sessuale, sia eterosessuale che omo/bisessuale. Cosi' com'e'
cambiata anche l'eta' media delle persone che contraggono il
virus, che supera ormai i 40 anni, con un incremento fra le donne
che oggi rappresentano circa il 50% dei malati.
Dei 33 milioni di individui colpiti dal virus Hiv nel mondo, 17
milioni sono donne tra i 15 e i 49 anni. Le ragazze in
particolare rappresentano ormai oltre il 60% delle persone di
eta' compresa tra i 15 e 24 anni, che convivono con l'HIV/AIDS.
"Questa patologia ha innanzitutto una declinazione femminile
statisticamente sempre piu' significativa - sottolinea la
Senatrice Franca Biondelli, componente della Commissione Igiene e
Sanita' del Senato - Nell'ambito della XII Commissione di Palazzo
Madama, sono relatrice di un'indagine conoscitiva che si e'
proposta di analizzare lo stato dell'accesso alle cure per
l'Hiv/Aids su tutto il territorio nazionale, ascoltando punti di
vista, criticita' e bisogni dei pazienti, delle associazioni,
delle istituzioni, dei media e dei manager delle strutture
sanitarie preposte alla cura. L'indagine - conclude Biondelli -
ha inteso verificare se ed in che misura siano presenti
differenze nella cura dell'Hiv/Aids a livello regionale o locale,
prestando, inoltre, particolare attenzione al problema delle
donne quale popolazione specifica tra i pazienti affetti da HIV".
Quando si parla di Hiv/Aids il dato forse piu' allarmante e'
costituito dal fatto che oltre la meta' delle persone scopre di
essere sieropositivo solo a ridosso della diagnosi di malattia
conclamata. Lo scenario epidemiologico attuale e', infatti,
caratterizzato dal fatto che, piu' del 50% dei nuovi casi di AIDS
e' costituito da soggetti che scoprono la condizione di
sieropositivita' alla diagnosi di Aids. Di qui l'importanza non
solo della prevenzione dell'infezione da HIV, ma anche della
sorveglianza. Un recente studio condotto dall'Istituto Superiore
di Sanita' e dalla Consulta delle Associazioni per la Lotta
all'Aids, finanziato dal ministero della Salute, ha consentito di
scattare la fotografia dell'accesso al test Hiv in Italia.
L'indagine "Accesso al test HIV e modelli di intervento" ha preso
in considerazione l'attivita' di 665 strutture su un totale di
1.030 servizi in cui e' possibile effettuare il test Hiv. In due
anni sono stati intervistati 449 responsabili di Centri
diagnostico-clinici e 216 di Centri trasfusionali, presenti su
tutto il territorio nazionale. I risultati del progetto hanno
evidenziato come nei centri coinvolti nell'indagine, manchi una
comune modalita' di esecuzione del test, in particolar modo per
quanto riguarda gratuita', anonimato e colloquio di counselling
pre e post test. "L'infezione da Hiv/Aids rimane una delle
principali cause di morbidita' e mortalita' a livello globale -
sottoliea Antonella Cingolani, infettivologia e vice presidente
di Donne in Rete - .
Nonostante nel mondo occidentale i miglioramenti ottenuti in
termini di sopravvivenza nelle persone con infezione da Hiv siano
ampiamente consolidati e noti, tuttavia il fatto che circa il 40
% dei pazienti con infezione da Hiv oggi in Europa arrivi alla
diagnosi in una fase di grave immunodeficienza o di malattia
avanzata, rende le problematiche relative ad un accesso precoce e
universale al test di primaria importanza. La popolazione
femminile, che rappresenta a tutt'oggi circa il 50% delle nuove
infezioni, presenta problematiche peculiari in termini di
interventi di prevenzione e strategie sul test. Notevoli sforzi -
continua Cingolani - sono stati compiuti negli anni per favorire
l'accesso al counseling e al test di popolazioni piu fragili,
quali ad esempio le donne migranti o le adolescenti, sia a
livello globale, che nelle varie realta' nazionali, ma molto
rimane ancora da fare per implementare nella pratica clinica
raccomandazioni ormai esistenti." Con una risoluzione del
Parlamento europeo del 20 novembre 2008 sull'Hiv/Aids, gli Stati
Membri sono stati invitati a rafforzare le campagne
d'informazione e di educazione sulla prevenzione, la
sperimentazione e il trattamento del virus Hiv/Aids.
Scarsa consapevolezza e mancata percezione del rischio non
contraddistinguono solo Hiv/Aids, ma sono comuni anche nelle
infezioni da Epatite. Ed e' avvertito dalla classe medica. "Il
problema dell'Hiv e dell'epatite B e' molto sentito anche nel
mondo dell'ostetricia e ginecologia e, in particolare, nella
fascia dei giovani dai 16 e 24 anni - spiega Giorgio Vittori,
presidente della Societa' italiana di ginecologia e ostetricia -
Alcune malattie sessualmente trasmesse a cui si attribuisce poca
importanza quali i condilomi genitali, debbono oggi essere
considerati non solo in quanto tali ma quanto indicatori di
comportamenti a rischio che possono compromettere sia la qualita'
della vita che la fertilita' futura. Nel mondo dell'ostetricia -
continua Vittori - si assiste ad un fenomeno preoccupante ovvero
ad un'elevata percentuale, in taluni casi sino al 20%, di donne
che arrivano al momento del parto senza un test Hiv e qualche
volta Hbv. Il valore della prevenzione deve essere considerato
strategico sia dal punto di vista etico che dal punto di vista
dell'economia sanitaria. Trattare un soggetto affetto perche' non
e' stata effettuata prevenzione o diagnosi precoce, puo' costare
fino a circa 25/30 volte il costo di una semplice strategia di
prevenzione".
(Wel/ Dire)