MORRONE: "PROBLEMA DI SANITÀ PUBBLICA CHE RIGUARDA GLI IMMIGRATI"
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 28 ott. - Si stima che in
Italia ci siano circa 2 milioni di persone con infezione cronica
da virus epatitici HBV e HCV. Come accade per l'HIV, la maggior
parte di queste persone non sa di avere l'infezione dal momento
che le epatiti virali rimangono spesso latenti per molti anni. In
particolare, nonostante la vaccinazione obbligatoria in Italia
dal 1991 l'Epatite B non e' scomparsa dal nostro Paese, anche a
causa dei numerosi i casi provenienti da soggetti infetti,
immigrati dai Paesi in cui la malattia e' endemica e non viene
affrontata attraverso adeguate politiche vaccinali. E' quanto
emerge dalla tavola rotonda "Prevenzione e Diagnosi precoce
nell'infezione da Hiv ed Epatite B", promossa dall'Istituto
nazionale per la promozione della salute delle popolazioni
migranti e per il contrasto delle malattie delle poverta' (Inmp),
che ha visto riuniti istituzioni ed esperti di diverse aree e
discipline, impegnati in un confronto a tutto tondo su cio' che
e' stato fatto e che ancora resta da fare in Italia per la
protezione dalle malattie infettive e per la loro cura.
"L'epatite virale B- afferma Aldo Morrone, direttore
dell'Inmp- e' un problema importante di sanita' pubblica in
Italia, soprattutto in alcuni gruppi di popolazione
particolarmente a rischio come gli immigrati, che possono
rappresentare dei veri e propri serbatoi di infezione."
Si tratta di persone che spesso, per la condizione di grave
marginalita' in cui sono costretti a vivere, diventano "difficili
da raggiungere" e "difficili da trattare" anche a causa di un
difficile accesso ai servizi sanitari, una minore aderenza alla
terapia e la frequente presenza di comorbilita'. "Per un buon
controllo e prevenzione dell'infezione da Hbv e' necessario
pertanto implementare, in particolare, tra gli immigrati i
programmi di screening e di vaccinazione- prosegue Morrone-
associando a queste offerte attive anche una campagna di
educazione sanitaria sul rischio dell'abuso di alcool o di
comportamenti sessuali a rischio. La diagnosi precoce in queste
popolazioni e' molto importante sia per prevenire complicanze
gravi come cirrosi ed epatocarcinoma, sia per ridurre il
diffondersi dell'infezione alla popolazione generale.
E' necessario, inoltre, aumentare l'integrazione degli immigrati
in ambito sanitario, migliorando l'accesso ai servizi sanitari e
alla terapia anche con l'aiuto di mediatori culturali".
Il paziente immigrato, fanno notare gli esperti, presenta
spesso caratteristiche demografiche, cliniche e virologiche
diverse da quelle dei pazienti italiani e tali specificita'
potrebbero configurare la necessita' di una armonizzazione degli
attuali protocolli diagnostici e terapeutici consigliati dalle
linee guida nazionali e internazionali.
La continua migrazione di individui da Paesi ad alta ed
intermedia endemia ha, infatti, determinato l'arrivo in Italia di
un numero crescente di portatori cronici di Hbv. "Per un buon
controllo e prevenzione dell'infezione da Hbv- aggiunge il
direttore dell'Inmp- e' necessario pertanto implementare tra gli
immigrati i programmi di screening e di vaccinazione, associando
a tali offerte l'educazione sanitaria dei pazienti. La diagnosi
precoce in queste popolazioni si dimostra molto importante sia
per prevenire complicanze gravi come cirrosi ed epatocarcinoma
per la salute dei pazienti, sia per ridurre il diffondersi
dell'infezione alla popolazione generale".
(Wel/ Dire)