(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 21 ott. - Investire nel
Centro-Sud sulle infrastrutture, puntando al project financing
per gli ospedali, in tecnologie hi-tech e nell'informatizzazione:
e' questa la strada maestra se si vuole puntare a un modello
federalista di sanita', che mira a risanare il servizio,
generando allo stesso tempo buona occupazione. La ricetta e'
contenuta nel rapporto 'Il mondo della salute tra governance
federale e fabbisogni infrastrutturali', realizzato dal gruppo
bancario Intesa San Paolo e presentato ieri, 20 ottobre, a Roma.
Secondo lo studio, che analizza il sistema di salute italiano
evidenziandone le criticita', per vincere la sfida del
federalismo bisogna pensare "a un percorso transitorio di
perequazione per il sud per le infrastrutture sanitarie". Perche'
"investire in sanita' conviene per l'economia: ogni euro speso ne
genera 1,70". Ma per farlo, prima, "e' necessario fissare i costi
standard e un sistema di benchmarking tra Regioni che, una volta
perfezionato, possa sostenere un sistema di perequazione basato
sulla riduzione delle differenze di Pil pro-capite".
Il rapporto, quindi, ricalca in parte quanto previsto in uno
dei decreti sul federalismo fiscale, quello sui costi standard
della sanita', su cui la Conferenza delle Regioni sta discutendo.
Al centro del dibattito la scelta delle regioni benchmark.
Nella tabella contenuta nello studio di Intesa San Paolo, le piu'
efficienti sono Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Umbria,
Piemonte, Marche e Toscana, a cui si aggiungono Emilia-Romagna e
Veneto. Le peggiori, invece, sono Campania, Sicilia, Puglia,
Calabria e Lazio. La Basilicata, indicata come possibile regione
benchmark del Sud, si colloca a meta' tra questi due
schieramenti. In ogni caso una scelta andra' fatta, anche perche'
si parla di un settore da 142 miliardi di euro di spesa pubblica
e privata, 1,65 milioni di occupati, come valore il 12% del pil
nazionale, considerando anche l'indotto.
(Wel/ Dire)