CONGRESSO NAZIONALE SIP: "FAR TORNARE I PEDIATRI NELLE SCUOLE"
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 21 ott. - L'infanzia di oggi e
quella del secolo scorso, le sfide da affrontare sul piano
medico, sociale e politico. Sono alcuni degli argomenti al centro
del Congresso della Societa' italiana di pediatria (Sip) in corso
a Roma fino a sabato e che, in occasione dei suoi 120 anni di
congressi pediatrici, traccia un bilancio sulla condizione
dell'infanzia ieri e oggi.
I progressi compiuti sul piano diagnostico e terapeutico sono
innumerevoli, basti pensare ai dati sulla mortalita' infantile:
se a inizio secolo era pari a 174 casi su mille, negli Anni 50 e'
passata a 52,7 per recedere a 4,4 nel 2001 sino a 3,6 bambini nel
2008. "Nonostante cio' oggi, forse ancora piu' di ieri, il
bambino deve tornare al centro delle scelte sociali e politiche
del Paese", spiega Alberto Ugazio, presidente della Sip. Se, da
un lato, nelle societa' occidentali, le malattie infettive non
sono piu' una priorita', dall'altro lato, "sono le malattie
croniche complesse, che interessano circa 3 milioni di bambini, a
rappresentare la nuova frontiera della pediatria. Molte malattie
un tempo fatali, quali cardiopatie congenite, diabete, leucemie,
oggi possono essere curate. Sono diventate, infatti, croniche. Ma
l'organizzazione sanitaria deve strutturarsi per garantire
adeguate cure e continuita' assistenziale", aggiunge Ugazio.
E ancora, i grandi cambiamenti sociali che stanno interessando
il nostro secolo (crisi della famiglia, errati stili di vita,
organizzazione della vita inadeguata alle esigenze dei bambini)
impongono un ripensamento piu' generale delle politiche per
l'infanzia, che includa anche piu' incisive azioni per
l'ambiente. E piu' formazione nella scuola per generare corretti
comportamenti riguardo agli stili di vita. La proposta della Sip
e' che il pediatra torni nelle scuole. Il Congresso, quindi,
evidenzia le differenze tra l'infanzia di ieri e quella di oggi.
Alla fine dell'800, per problematiche sociali, poverta',
alimentazione scarsa e inadeguata, mancanza di tutti i sostegni
scoperti e messi a punto nel secolo seguente, la mortalita'
neonatale ed infantile era elevatissima. Su mille bambini: 250
morivano nel primo anno di vita (il tasso di mortalita' generale
era pari al 25 per mille e l'11 per mille degli adulti); 390-450
morivano entro i primi 5 anni di vita; 400-450 morivano nei primi
15 anni. Il 78% dei neonati con peso inferiore ai 2 kg e mezzo
non sopravviveva. Uno su tre, tra quelli con peso compreso tra 2
kg e mezzo e 3 kg non arrivava ad eta' adulta. Nel primo
ventennio del 900 solo 600 bambini su 1000 arrivavano all'eta'
adulta.
Nel 1936, anno in cui si registra la minore mortalita'
dall'inizio del secolo, su 1000 morti: 274 (cioe' piu' di un
quarto) erano dei primi 15 anni di eta'; 244 (cioe' quasi un
quarto) erano dei primi 5 anni di eta'; 164 (cioe' 1 su 6) erano
del primo anno di eta'. La mortalita' massima, dunque,
apparteneva ancora una volta all'infanzia. Polmonite,
gastroenterite, morbillo, difterite, tubercolosi e tifo hanno
rappresentato per lunghissimi anni le principali cause di
mortalita' infantile con incidenza diversa a seconda delle fasce
di eta'.
Le malattie infettive con l'inizio dell'era antibiotica furono
adeguatamente curate e vennero a guarigione moltissimi dei
bambini malati. Le malattie contagiose furono combattute con la
messa a punto di vaccini, dall'antitetanico e antidifterico
all'antipoliomielitico dei primi Anni 60, dall'antipertosse alla
vaccinazione completa (morbillo, parotite e rosolia), fino agli
gli altri piu' recentemente entrati nel calendario vaccinale.
Grandi progressi si sono avuti nelle differenti specialita'
pediatriche: neonatologia, neurologia, pneumologia,
gastroenterologia, nefrologia e tante altre.
Scompaio, quindi, le malattie quale causa di mortalita'. Sono
infatti traumi e lesioni che rappresentano la prima causa di
mortalita' tra 5 a 19 anni e la terza causa nei primi 4 anni.
Cause perinatali e anomalie congenite sono invece responsabili
del maggior numero di morti dalla nascita fino a 4 anni. Leucemie
e tumori, dopo il primo anno di vita, rappresentano la seconda
causa di mortalita' in tutte le fasce di eta' con una maggiore
incidenza tra i 15-19 anni (3,7 su 10 mila), ed i problemi
respiratori la quarta causa. La mortalita' pediatrica per Aids in
20 anni (dal 1980 al 2002) e' diventata prossima allo zero.
Aumentano, invece, tumori e leucemie. Ogni anno in Europa, si
ammalano 140 bambini ogni milione di bambini di eta' 0-14 anni,
con qualche variabilita' di incidenza tra i vari paesi e tra
Europa dell'Est e dell'Ovest (Steliarova 2004, Lancet). Questo
tasso di incidenza e' peraltro andato aumentando negli ultimi
anni con un incremento annuo variabile dallo 0,8 al 2.1% a
seconda dei tipi tumorali, eta' e sesso dei pazienti e nazione di
residenza (Kaatch, 2006 EJC).
In Italia, il rapporto 2008 dell'Associazione italiana
registri tumori (Airtum) sui tumori infantili, ha confermato un
"trend" di aumento dei tassi di incidenza di tutti i tumori
pediatrici pari al 2% annuo. Si e' passati infatti da 147 casi
per milione di bambini all'anno nel periodo 1988-1992 a 176 tra
il 1998 e il 2002. Un confronto con dati pubblicati in
letteratura ha evidenziato infine che i tassi di incidenza
italiani per tutti i tumori complessivamente sono risultati tra i
piu' alti di quelli europei degli Anni 90 (140 per milione di
bambini per anno) e di quelli americani (158). Solo il 5-6% ha
una chiara origine genetica, e per meno del 3% e' plausibile una
diretta correlazione con esposizioni ambientali (infezioni,
agenti fisici o sostanze chimiche).
Ne consegue che, per oltre il 90% dei tumori, la causa e'
ignota e si ipotizza che essi siano dovuti all'effetto
dell'interazione tra fattori esterni (ambiente, abitudini di
vita, etc) e il patrimonio genetico di ciascuno di noi che varia
molto da soggetto a soggetto, e anche all.interno della stessa
famiglia.
Infine in crescita l'asma bronchiale. Colpisce oggi il 10%
della popolazione infantile, percentuale che negli Anni 70 era
pari al 2,3%. Evidenze scientifiche testimoniano che le crisi
d'asma peggiorano in relazione all'ambiente in cui si vive.
(Wel/ Dire)