(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 14 ott. - Era un servizio
efficiente e funzionante il Silus della provincia di Pescara che
in media accoglieva e seguiva 500 disabili l'anno e ne inseriva
nel mondo del lavoro presso aziende private ad enti pubblici
almeno un centinaio. Da fine settembre pero' la struttura e' a
rischio paralisi perche' la Provincia non ha rinnovato il
contratto di lavoro a cinque operatori specializzati precari che
insieme ad altri 61 collegi del centro per l'impiego dal 27
settembre sono stati costretti a rimanere a casa. La vicenda
raccontata dagli organi di informazione regionale sembra al
momento non avere soluzione.
Intanto nel Servizio di inserimento lavorativo utenza
svantaggiata operano solo in tre: una direttrice, un impiegato
addetto alle pratiche burocratiche e al rilascio della
certificazione per gli utenti, un'impiegata addetta al controllo
dei prospetti informativi delle aziende obbligate ai sensi della
legge 68/99. Manca invece il lavoro dei tre assistenti sociali,
di un sociologo e uno psicologo che in equipe fornivano
accoglienza, orientamento e preselezione, organizzavano tirocini
e promuovevano reti territoriali di inserimento lavorativo. Un
servizio di front office che partiva dalla decodifica dei bisogni
espressi dagli utenti, l'identificazione della capacita'
lavorative e valutazione della competenze. Se queste non erano
spendibili in ambito lavorativo si procedeva alla realizzazione
di tirocini formativi finalizzati alla ricerca e inserimento
lavorativo. Gli operatori infine si occupavano anche dell'aiuto
nella stesura di un curriculum e nella preparazione a un
colloquio di lavoro.
Una procedura personalizzata che teneva conto delle esigenze e
capacita' delle singole persone con disabilita', fisica,
sensoriale e psichica, oltre che degli ex detenuti ed ex
tossicodipendenti. Un fiore all'occhiello della pubblica
amministrazione che si occupava della presa in carico delle fasce
piu' deboli della societa' che pero' ora e' fermo. "Il nostro -
spiega uno degli operatori rimasti a casa - e' un servizio
istituzionale che al momento non e' stato ancora riattivato.
Siamo arrabbiatissimi e disorientati, dopo che dal 2001
lavoravamo nel Silus, ci aspettavamo di essere assunti e invece
dal 27 settembre siamo a casa per cessazione del contratto. Con
il taglio dei lavoratori sono fermi i servizi per i cittadini e
per i disabili i quali hanno bisogno di un supporto che adesso
non c'e' piu'. Il servizio - conclude - non si garantisce la
procedura per l'inserimento di utenti svantaggiati e gli
operatori presenti in sede non sono in grado di soddisfare le
richieste degli utenti e le liste di prenotazione".
Intanto i sindacati premono con il lavoro di mediazione nei
confronti della provincia per trovare una soluzione. Secondo
quanto riportato dal
blog:http://precariprovinciapescara.wordpress.com, Cisl, Confsal
e Csa hanno proposto alla commissione provinciale Politiche del
lavoro presieduta da Sergio Fioriti, di creare una societa'
pubblica in grado di riassorbire i precari e garantire la
continuita' dei servizi. La riposta della Provincia pero' sembra
confusa e poco chiara. L'impressione e' che sia ancora lontana la
conclusione della questione e che continueranno a tempo
indeterminato i problemi per gli utenti dei centri per l'impiego
e del Silus.
(Wel/ Dire)