ALL'UMBERTO I DI ROMA SI ESEGUONO 40 INTERVENTI L'ANNO.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 15 nov. - Pochi fondi per il
cosiddetto "orecchio bionico" e le associazioni di malati di otto
paesi europei inviano un appello all'Unione europea perche' si
curi maggiormente dei centri di eccellenza. Una emergenza che
tocca anche il Centro impianti cocleari del Policinico Umberto I
di Roma, capace di restituire la possibilita' di sentire ad
almeno 40 persone l'anno, la gran parte piccoli bambini. Il
Centro, che esegue una parte dei 700 interventi l'anno effettuati
in tutta Italia, rischia infatti di interrompere la propria
attivita' proprio per mancanza di fondi. L'allarme e' stato
lanciato oggi nel corso del convegno internazionale su
"L'impianto cocleare in Europa: associazioni di utenti e centri
clinici a confronto", in corso al Centro congressi della facolta'
di Sociologia: al centro il problema della sordita' profonda e la
necessita' di disporre di adeguate risorse per la cura di questo
grave disturbo. Fra i partecipanti, rappresentanti delle
associazioni di otto paesi: Italia, Inghilterra, Germania,
Francia, Spagna, Turchia, Paesi Bassi e Polonia.
"Abbiamo riunito i maggiori centri europei e le associazioni di
pazienti - spiega Roberto Filipo, ordinario di
Otorinolaringoiatria all'Umberto I - proprio per fare una
petizione all'Unione europea con l'obiettivo di sensibilizzare la
popolazione e l'Ue e ottenere che le persone affette da sordita'
profonda vengano riconosciute come disabili". "Il nostro Centro -
continua - e' composto da otorinolaringoiatri, audiologi e
psicologi e opera da circa 20 anni con ottimi risultati clinici e
con una notevole produzione scientifica internazionale, ma ora
rischia di ridurre o addirittura interrompere l'attivita' in
quanto il budget viene garantito dalla struttura ospedaliera e
non coperto direttamente dalla regione, come avviene in quasi
tutta l'Italia". Per Filipo il problema della mancanza di udito
e' stato finora "trattato in maniera superficiale e piena di
pregiudizi", nonostante la tecnica comunemente detta
dell'orecchio bionico abbia permesso di "raggiungere incredibili
risultati nei soggetti, soprattutto bambini anche di appena un
anno di eta', affetti da sordita' profonda: in Italia si stima
che siano circa 2 bambini e 4 adulti ogni mille persone".
L'impianti cocleare e' una protesi costituita da una parte
interna applicata con intervento chirurgico e una esterna simile
a una normale protesi acustica: l'impianto stimola
elettronicamente il nervo acustico svolgendo artificialmente il
compito della coclea e quindi permettendo di sentire anche a chi
e' colpito da sordita' profonda (cocleare) che fino al recente
avvento di questa tecnologia era destinato a vivere nel silenzio.
L'Umberto I e' la terza struttura per numero di impianti l'anno
in Italia, dopo i centri di Varese e Padova, esegue annualmente
circa 40 interventi, che a Roma diventano 60 sommando quelli
effettuati al Policlinico Gemelli e al Bambin Gesu'.
Ma l'impianto della protesi non e' sufficiente, perche' chi e'
affetto da sordita' prelinguale ha bisogno di una lunga
riabilitazione per apprendere l'arte del parlare e del sentire.
"Purtroppo - insiste l'esperto - in generale i fondi sono pochi:
all'Umberto I un'unica logopedista esegue le valutazioni
preliminari, ma non e' in grado di riabilitare da sola tutti i
300 bambini. Si pensi che nei centri del Nord Italia di uguali
dimensioni di terapisti dedicati a questa mansione ce ne sono
sette". Per il primario dell'Umberto I il problema e' che "non si
identificano i centri da parte della regione e non e' mai stato
individuato un budget ad hoc per la sordita' profonda, mentre in
tutti gli altri paesi europei, fra cui la Romania, e' lo Stato
che si fa carico di eseguire gli interventi, considerando il
trattamento di questa patologia come livello essenziale di
assistenza. In Italia, invece, - conclude - non ci sono fondi
destinati dal ministero della Salute o dalla Regione Lazio a
questo tipo particolare di interventi e tutto finisce per pesare
unicamente sulle spalle del singolo ospedale. E in questo
contesto i tagli all'assistenza che stiamo vedendo nel Lazio
completano il quadro negativo".
(Wel/ Dire)