(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 11 nov. - In Bulgaria nel 2010
si e' verificata una grave epidemia di morbillo: 24 mila casi con
24 decessi accertati. Un tasso di letalita' vicino a quello
registrato nei Paesi del terzo mondo. Sul blog di politica
sanitaria, saluteinternazionale.info,Pier Luigi Lopalco,
professore associato di Igiene presso l'Universita' di Bari e
Capo sezione malattie prevenibili da caccini, Ecdc, di Stoccolma,
racconta la storia di un'epidemia annunciata.
E' l'estate del 2009. Siamo nelle province di Varna e Burgas,
Bulgaria orientale. Le spiagge del Mar Nero sono facilmente
raggiungibili anche dai villaggi piu' interni di queste province.
Qui si riversano migliaia di villeggianti per sfuggire al caldo
torrido di questi giorni. Sara' anche per il forte caldo che la
mamma del piccolo Maiek (nome, ovviamente, di fantasia) capisce
subito che la febbre di suo figlio e' troppo alta ed e' ora di
andare in ospedale. Si, perche' quando un bambino Rom sta male si
va in ospedale. Non si consulta il medico di base, con il quale
non si ha alcun rapporto. Ne' si va nel poliambulatorio
territoriale che e' stato chiuso dopo la recente riforma
sanitaria e che era il presidio sanitario piu' familiare per le
comunita' Rom.
I medici del pronto soccorso visitano Maiek e gli somministrano
subito una prima dose di antibiotici. Il giorno dopo Maiek
comincia a ricoprirsi di puntini rossi. Un esantema via via
sempre piu' vistoso, mentre la febbre comincia a calare e, tutto
sommato, le condizioni generali del piccolo migliorano. "Allergia
da farmaci" e' la diagnosi di dimissione dall'ospedale. Sono
passati 17 anni dall'ultima epidemia del 1992 e probabilmente
nessuno dei medici che ha visitato Maiek ha mai visto - o almeno
ricorda - come si presenta un caso di morbillo. Come Maiek, altri
bambini nelle settimane successive si presentano ai medici del
servizio sanitario con i segni del morbillo e vengono trattati
con antibiotici ed antifebbrili. Le autorita' sanitarie perdono
settimane preziose per intervenire e cercare di fermare quella
che si dimostrera' la piu' disastrosa epidemia di morbillo degli
ultimi decenni in Bulgaria.
L'allarme morbillo scatta in dicembre, quando ormai i casi
notificati raggiungono le centinaia per settimana. In febbraio le
autorita' bulgare richiedono il supporto del Centro Europeo per
il Controllo delle malattie e dell'Ufficio Europeo dell'Oms.
L'epidemia e' ormai fuori controllo. Si arrivano a contare 700
notifiche a settimana. Il 90% di queste fra bambini Rom. Il
numero ufficiale di morti e' arrivato a 12, ma purtroppo e'
destinato a salire, visto che le possibilita' di controllo
dell'epidemia sono estremamente limitate.
Alcune considerazioni immediate saltano subito all'evidenza.
L'epidemia del 2010 ha superato in termini di severita' ed
impatto quella del 1992, quando si registrarono poco piu' di
20.000 casi. Ma e' stata addirittura piu' letale di quella del
1973-74 quando su circa 90.000 casi si registrarono 26 decessi.
Ma un'altra considerazione e' d'obbligo. L'epidemia di morbillo
del 2010 era stata in qualche maniera una epidemia annunciata.
Nel 2008 sul Bollettino dell'Oms era stato pubblicato un articolo
scientifico che riferiva i risultati dello studio europeo ESEN2,
ampia indagine sieroepidemiologica condotta in 17 Paesi europei
per valutare il livello di suscettibilita' al morbillo nella
popolazione. Lo studio riferiva risultati abbastanza
preoccupanti, mettendo in evidenza come in 7 Paesi europei il
rischio di epidemia sarebbe stato particolarmente alto in assenza
di contromisure urgenti. In particolare, in Bulgaria fino al 30%
di bambini in alcune fasce di eta' risultava non protetta nei
confronti della malattia. Il dato abbastanza eclatante era,
pero', dato dalla discrepanza fra i risultati dello studio ESEN2
ed i dati ufficiali di copertura vaccinale che il ministero
bulgaro riportava all'Oms nelle stesse coorti di nascita, che
erano compresi fra il 92% ed il 96%.
(Wel/ Dire)