RICERCA IPSOS. SAVE THE CHILDREN: "VIETARLE PER LEGGE"
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 26 mar. - Punire il proprio
figlio a volte e' considerato non solo utile, ma necessario. Ma
perche' questa misura sia efficace bisogna ricorrere a una
restrizione, e in caso estremo anche alla violenza, con punizioni
corporali come le sculacciate e qualche ceffone. Quanto
frequentemente, pero', si fa ricorso a questi metodi? Sicuramente
la pratica e' molto ridimensionata rispetto al passato, anche se
permane una percentuale di genitori che utilizza lo schiaffo come
metodo correttivo (il 25%, di cui una parte piu' esigua pari al
2% lo fa quasi tutti i giorni, mentre il 23% lo fa qualche volta
in un mese). Una media del 19% dichiara che non capita mai di
ricorrere allo schiaffo e di essere decisamente contrario
(percentuale che sale al 21% per i genitori di ragazzi
adolescenti tra gli 11 ed i 16 anni), o di non utilizzarli quasi
mai (57% in media, che sale al 70% in caso di figli piu' grandi).
In situazioni limite, tuttavia, ben il 53% dei genitori italiani
dichiara di ricorrere alla punizione fisica, percentuale che tra
i genitori con bambini piu' piccoli sale al 63% e tra quelli di
adolescenti scende al 40%. Il restante campione dichiara di non
aver mai dato uno schiaffo ai propri figli, anche se di questi il
25% dichiara di averne avuto la tentazione. E' quanto rivela una
ricerca di Save the children sui sistemi educativi familiari in
Italia, realizzata da Ipsos.
"Secondo quanto affermano i genitori italiani, la punizione
fisica, quando utilizzata, sembra costituire un vero e proprio
codice di comunicazione non verbale, il voler segnalare in modo
inequivocabile che si e' superato un limite estremo, ma e' anche
una risposta ad un momento di esasperazione, di spavento, il
tentativo di uscire da uno stato emotivo sgradevole", sottolinea
Valerio Neri, direttore generale di Save the children Italia.
"Sia dalle risposte dei ragazzi, che da quelle dei genitori,
comunque, emerge il disagio di fronte a un metodo educativo che
sicuramente non rappresenta quello piu' valido".
Dalla ricerca, inoltre, a testimonianza dell'inadeguatezza
della punizione corporale come modo di risolvere un conflitto,
emerge che in seguito allo schiaffo i genitori e i ragazzi hanno
delle percezioni molto differenti: mentre i primi immaginano che
il sentimento piu' forte provato dai figli sia quello del
dispiacere, unito pero' alla consapevolezza di aver commesso un
errore, per i ragazzi l'episodio viene si' vissuto con dispiacere
per l'accaduto, ma la sensazione forte e' quella di non essere
compresi, piuttosto che rabbia e desiderio di rivalsa.
"UNA LEGGE CHE VIETI LE PUNIZIONI CORPORALI" - "Alla luce di
questi dati- prosegue Neri-, Save the children, in linea con le
sollecitazioni provenienti a livello europeo ed internazionale,
intende promuovere anche in Italia un cambiamento culturale, che
coinvolga tutti i principali attori delle istituzioni, della
societa' civile, del mondo dei media ed ogni singolo cittadino,
volto alla tutela dei bambini contro qualsiasi atto di violenza,
anche all'interno del contesto familiare e se utilizzato con
intento educativo". Il 31 marzo, nel corso di una tavola rotonda
che ospitera' i maggiori esperti nazionali ed internazionali in
materia, "lanceremo il primo Manifesto per un'educazione non
violenta, che ad oggi ha gia' raccolto le adesioni di alcuni dei
piu' prestigiosi esponenti della pedagogia, della
neuropsichiatria infantile, del mondo giuridico e
dell'associazionismo, e che intende essere la pietra miliare per
un impegno concreto contro qualsiasi atto che sia degradante o
umiliante per un bambino, per promuovere una cultura del rispetto
della loro dignita' umana ed integrita' fisica e mentale".
Secondo Save the children, inoltre, e' necessario adeguare il
dettato normativo, richiamando espressamente il divieto di
utilizzare punizioni fisiche nell'educazione dei figli. Il
provvedimento consentirebbe all'Italia di fare un ulteriore passo
in avanti nella tutela dei minori, lanciando un messaggio chiaro
ed innovativo, cosi' come avvenuto in altri Paesi europei.
(Wel/ Dire)