(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 26 mar. - In questi ultimi anni
abbiamo assistito a un aumento della disoccupazione nella sanita'
laziale, privata e non, che non ha eguali. Lo sottolinea in una
nota l'Ugl sanita'. Che illustra poi, una per una, tutte le
criticita' del Lazio. Partendo dalle situazioni piu' recenti
iniziamo con il Santa Lucia. Il 2009 e' stato un anno difficile
per La Fondazione, infatti, era da tempo in sofferenza, economica
ed organizzativa, a causa dei mancati rimborsi per le prestazioni
erogate negli anni 2005-2008 e per il declassamento previsto dal
decreto n. 56/2009 emanato a luglio scorso dalla Regione. Proprio
per tali motivi, sono state avviate le procedure per il
licenziamento di 241 dipendenti che a seguito dell'attuazione del
decreto verrebbero ad essere in esubero rispetto all'attuale
assetto organizzativo della struttura ospedaliera. Ad ottobre del
2009 si sarebbe dovuto sottoscrivere un documento con La Regione
Lazio con il sostegno finanziario di cui il Santa Lucia
necessitava ma il tutto e' slittato a causa del caso Marrazzo.
Dopo vari rinvii negli ultimi mesi del 2009 fu raggiunto un
accordo in Prefettura nella quale si sospendeva la procedura di
mobilita' con l'impegno della Regione Lazio a trovare una
soluzione sulla questione Santa Lucia; ma il decreto
commissariale n. 88 del 23 dicembre 2009 ha invece confermato i
criteri generali di cui ai decreti n. 41/09 e 56/09 firmati
dall'allora presidente Piero Marrazzo. Soprattutto il decreto
commissariale 56 del 28 luglio 2009 ha disconosciuto lo status e
la natura di ospedale di rilievo nazionale di alta
specializzazione per la riabilitazione neuro-motoria e di Ircss
della fondazione; quindi la negazione di operare quale ospedale
di alta specialista cod. 75, il mancato pagamento mensile delle
prestazioni di riabilitazione extraospedaliere ex art. 26 sospese
dal dicembre 2008, oltre agli enormi problemi con l'Inps
nonostante il credito Inps e Inail fosse stato ceduto sono state
tutte cause che stavano portando tracollo della Fondazione stessa.
Nel mese di febbraio dopo vari solleciti del nostro sindacato
Ugl Sanita' buona parte dei problemi relativi all' Inps sono
stati risolti; per arrivare sino alla sentenza del Tar la quale
ha sospeso in via provvisoria con provvedimento n. 00502/2010
del 29 gennaio, gli effetti dei decreti 41/09 e 56/09 emessi
dall'allora presidente Piero Marrazzo a cui la Fondazione aveva
fatto ricorso perche' riteneva, e giustamente secondo il giudizio
del nostro sindacato, illegittime le disposizioni del decreto
56/09, dei decreti collegati e del Piano sanitario regionale per
la parte di merito, poiche' contrarie alla normativa nazionale
sugli Irccs e sulle strutture di alta specialita', nonche'
assolutamente pregiudizievoli del diritto della salute del
cittadino. Alla luce di questa decisione sono stati revocati i
licenziamenti dei 241 lavoratori, ma ad oggi non e' stata
effettuata piena applicazione dei contenuti della sentenza del
Tar ne' concretizzati gli accordi del 22 di gennaio 2010 con
vicepresidente della Regione, Esterino Montino, circa
l'erogazione delle competenze pregresse per le prestazioni dal
2005 al 2008.
Passiamo alla drammatica situazione dell'azienda 'Cristo Re',
con 600 lavoratori che negli ultimi mesi stanno ricevendo con
grande ritardo i pagamenti degli stipendi. Al 20 di marzo 2010
l'azienda non aveva ancora elargito gli stipendi ai lavoratori, e
non solo per il dissesto economico in cui riversa l'azienda con
un deficit di circa 90 milioni, ma anche per i ritardi continui
nei pagamenti delle rimesse da parte della Regione Lazio
scaricandosi le responsabilita' tra di loro, al punto che la Ugl
Sanita' di Roma e Lazio ha richiesto un incontro urgente al
commissario, Elio Guzzanti, per avere un confronto tra le OO.SS,
la Regione Lazio e i dirigenti dell'azienda Cristo Re al fine di
risolvere questi problemi evitando inutili scarica barile che
vanno solo a discapito dei 600 lavoratori e delle loro famiglie.
Continuiamo con le grandi difficolta' in cui riversa ancora
oggi la Clinica Valle Fiorita convenzionata con il San Filippo
Neri che tra il 2008 e 2009 ha subito una significativa
riduzione dei posti letto che ha comportato i licenziamenti di 30
lavoratori nel 2008 e altrettanti rischiano di perdere il lavoro
per via di tre reparti chiusi, inattivi e quindi personale in
esubero. La clinica stessa vive in un periodo di grossa
difficolta' economica per il mancato pagamento del San Filippo
Neri da cui vanta un credito di 16.000.000,00 di euro. Tanto e'
che il 18 febbraio la Clinica Valle Fiorita e' stata occupata dai
lavoratori senza stipendio da mesi conclusasi, a seguito di un
incontro con il direttore generale del San Filippo, Domenico
Alessio, con un accordo con il quale e' stato firmato un mandato
di 1.000.000 di euro per pagare gli stipendi arretrati di gennaio
e febbraio e le rassicurazioni tardive di Montino di effettuare
il mandato di pagamento per una somma in grado di coprire tre
mensilita' di stipendi.
Non possiamo tralasciare il dramma che stanno vivendo i
lavoratori Ri.Rei (Consorzio che si occupa dei centri di
assistenza all'handicap ex Anni Verdi di Roma) in cui si
prospetta la Cassa Integrazione per circa 200 persone,
trascinando da molti mesi una situazione che la Regione Lazio
sembre gestire con difficolta', ripercuotendosi anche sui tanti
pazienti in cura presso i centri e sulle loro famiglie.
Continuiamo la cronaca con i licenziamenti dei dipendenti del
Gruppo Tosinvest (marchio San Raffaele, e tra i piu' grandi
gruppi privati della sanita' laziale) ben 129 nel 2009 che ha
continuato nel modo piu' drammatico una vicenda iniziata nel
ottobre 2008 con l'annuncio della mobilita'. Anche per la
questione San Raffaele si sarebbe dovuto tenere un incontro
nell'ottobre 2009 per scongiurare altri licenziamenti, rinviato
purtroppo come per il Santa Lucia per via del caso Marrazzo. Tra
le motivazioni di questi licenziamenti che purtroppo non sembrano
essere ultimati, e' la conseguenza della riduzione progressiva di
attivita', tariffe e posti letto subita dalle strutture sanitarie
gestite dalla societa' a causa dell'emanazione e successiva
conferma, da parte della Regione Lazio, di provvedimenti
normativi penalizzanti anche sotto il profilo della
dequalificazione delle prestazioni sanitarie sino ad oggi rese.
Si prevede infatti ancora un forte ridimensionamento a causa
del decreto commissariale n. 41/09, successivamente modificato e
integrato dal decreto commissariale n. 56/09 del 28 luglio 2009,
che si traducono per il San Raffaele nella riduzione di circa 600
prestazioni al giorno, con un taglio del fatturato di oltre 35
milioni di euro. Tali provvedimenti toccano, in particolare, le
attivita' di alta riabilitazione e quelle destinate a bambini
colpiti da gravi disabilita' di vario genere, che costituiscono
la vocazione principale di gran parte delle strutture San
Raffaele'. In ordine di data si trascina dal 2009 una situazione
di difficolta' per il Centro Vojta (ex.art.26) che si sta
concludendo in questo 2010 con circa 16 persone in cassa
integrazione a causa dei provvedimenti regionali che a detta
dell'azienda hanno depotenziato la Clinica stessa.
Alla volonta' di aprire la mobilita' da parte del Gruppo Ini a
causa, a detta dell'azienda, del Piano sanitario 2010-2012 che ha
previsto un ulteriore riduzione dei posti letto.
Terminiamo con il Re.cup che a causa del decreto Marrazzo del
2 febbraio 2009 hanno rischiato di perdere il posto di lavoro ben
1.000 lavoratori Capodarco, 350 dei quali disabili. Il Decreto
infatti prevedeva la internalizzazione del servizio senza
possibilita' di reintegro dei 1.000 lavoratori che sono impiegati
nel servizio, contribuendo di fatto alla fine della cooperativa
sociale stessa; decreto sospeso grazie all'intervento delle OO.SS
e per effetto di una norme campagna di raccolta firme contro il
decreto effettuata dagli stessi lavoratori che ha raggiunto quota
90.000.
In conclusione vogliamo fare anche delle considerazioni
sull'ultimo Piano sanitario regionale perche' siamo convinti che
questo Psr non proponga linee di intervento che, nella
salvaguardia del futuro dei lavoratori della Sanita' sia
regionale sia provinciale, siano in grado di: riconvertire il
sistema sanitario provinciale e regionale, da sempre orientato
sull'offerta dei servizi sanitari rispetto invece ai reali
bisogni di salute dei cittadini, affermando la centralita' del
territorio rispetto alla centralita' dell'ospedale;
valorizzare la multidisciplinarieta', l'integrazione
professionale e la continuita' delle cure rispetto alla
separazione di funzioni e di specialita'; prevedere un programma
preciso e puntuale del processo di accreditamento delle strutture
sanitarie private sulla base di due condizioni necessarie:
fabbisogno di strutture e funzionalita'; prevedere una
riorganizzazione nella composizione dei soggetti, pubblici e
privati, erogatori dei servizi sanitari (modello di gestione
pubblico-privato), soprattutto di natura riabilitativa.
Pertanto la "razionalizzazione, lo sviluppo e la
riqualificazione del sistema di offerta sanitario" sono necessari
solo se generano risparmio, ottimizzazione e ridistribuzione dei
posti letto non sulla pelle dei lavoratori e dei loro nuclei
familiari.
(Wel/ Dire)