(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 23 mar. - "La determinazione e
la a caparbieta' del presidente Obama hanno avuto successo e
grazie a questo da oggi altri 32 milioni di americani entrano nel
sistema sanitario. Promessa mantenuta da Obama che del diritto
alla salute per tutti i cittadini americani ha fatto una
battaglia irrinunciabile del suo mandato e con pochi voti di
maggioranza, e non ha a colpi di fiducia, e' riuscito a
perseguire il suo obiettivo". Lo afferma, in una nota, Anna
Finocchiaro, presidente del gruppo Pd a Palazzo Madama.
"Lo stesso certo non si puo' dire del nostro presidente del
Consiglio- continua- che della Sanita', a parte quella legata al
mantenimento della sua salute personale, spesso usufruita
all'estero, non sembra prendersi molta cura. Tranne poi sparare
bufale come quella di sconfiggere il cancro in tre anni dal palco
di piazza San Giovanni mancando di rispetto ai tanti che
purtroppo conoscono la realta' di quella malattia. Perche' il
nostro presidente, si sa, preferisce gli annunci alle risposte
concrete. Come quelle che ancora attendono i cittadini italiani".
Ad oggi, sottolinea la senatrice, "non risulta predisposto e
adottato alcun piano sanitario nazionale per il triennio
2009/2011 (scadenza presentazione entro nov 2008) e senza questo
importantissimo riferimento di politica sanitaria si indebolisce
fortemente ogni possibile politica di tutela della salute dei
cittadini".
"Per non parlare- chiude Finocchiaro- della mancanza dei medici
negli ospedali che con il blocco del turnover e la pensione a 58
anni imposta da Brunetta sta portando al collasso i pronto
soccorso e allungando le liste di attesa. Certo le promesse da
Santone, regalano illusioni, visto che per la ricerca questo
governo ha tagliato fondi e personale, mentre invece i problemi
concreti impongono confronti serrati con le categorie e impegni
finanziari importanti. Ma, sicuramente, in campagna elettorale e'
molto piu' utile uno spot che un impegno concreto".
PORTAVOCE BRUNETTA: "FINOCCHIARO SI INFORMI" - "Dopo aver dato
un'occhiata distratta alle prime pagine dei giornali sulla
riforma sanitaria del presidente Obama, la senatrice Finocchiaro
ha deciso di dettare alle agenzie una sua storica dichiarazione
sulla sanita'. Evitando con cura qualsiasi riferimento allo
scandalo che in Puglia ha decapitato i vertici del suo partito,
ha attaccato il ministro Brunetta con una frase copiata pari pari
dal titolo della copertina de 'L'Espresso' di questa settimana:
'Il blocco dei turn over e la pensione a 58 anni imposta da
Brunetta sta portando al collasso i pronto soccorso e allungando
le liste di attesa'. Sono cose che capitano, quando si mastica
poco la materia di cui si parla. E d'altronde ognuno ha diritto
alle fonti giornalistiche che si merita. Ma la verita' dei fatti
e' un'altra, e giova ricordarlo anche alla disinformata
senatrice". E' quanto si legge in una nota del portavoce del
ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta.
"Il regime delle assunzioni per gli Enti del Servizio sanitario
nazionale- prosegue la nota- fissato dalla legge finanziaria 2007
(legge del governo Prodi) per il triennio 2007-2009, e' stato
confermato tale e quale dalla legge finanziaria 2010 per il
triennio 2010-2012. I vincoli in materia non attengono
direttamente al turn over di personale, ma consistono nel fissare
un tetto di spesa del personale. In particolare gli enti non
possono superare per ciascun anno la spesa di personale sostenuta
nell'anno 2004, ridotta dell'1,4%. Le citate leggi finanziarie,
in ragione della necessita' di contribuire al conseguimento degli
obiettivi di finanza pubblica e di intervenire sul disavanzo di
settore che interessa alcune Regioni, prevedono poi l'adozione di
piani di rientro dal disavanzo che una volta sottoscritti possono
indurre le Regioni ad adottare nei confronti degli enti del
Servizio sanitario nazionale misure maggiormente restrittive
anche in materia di assunzioni al fine di realizzare un maggiore
riduzione della spesa pubblica".
Si tratta, insomma, aggiunge il portavoce dle ministro, "di una
materia di pertinenza delle Regioni. Il ministro Brunetta non
c'entra nulla".
Per quanto riguarda "la risoluzione unilaterale a del rapporto di
lavoro, (quella che molti hanno chiamato volgarmente
'rottamazione dei medici')- sottolinea la nota- la relativa
normativa contenuta nell'art. 72 del decreto legge 112/2008 e
successive modifiche ha portata generale e riguarda anche il
personale medico. Con la circolare n. 4/2009 il ministro Brunetta
ha reso chiarimenti in merito all'applicazione dell'istituto,
precisando che per quanto riguarda il personale del Servizio
sanitario nazionale, sentito il ministero della Salute, i criteri
per l'applicazione della normativa debbono essere definiti da
ciascuna amministrazione (cioe' ciascuna Azienda sanitaria) allo
scopo di salvaguardare le specifiche professionalita'. Tali
criteri possono tener conto delle particolari competenze e/o
esperienze (per non depauperare il patrimonio di conoscenze e
professionalita') cosi' come dell'esistenza di figure di cui si
riscontrino attualmente o in prospettiva difficolta' di
reperimento sul mercato, tenuto conto anche della programmazione
formativa in particolare universitaria nonche' del personale che
ha beneficiato di specifici percorsi formativi attivati
dall'Azienda sanitaria".
Dunque, spiega il portavoce, "le norme Brunetta non mandano
quindi a casa nessuno. Sono le singole amministrazioni (anche le
Regioni) che nella loro autonomia gestionale decidono i percorsi
da attuare. E sono le Aziende sanitarie che decidono se mandare o
meno in pensione i medici. Alla senatrice Finocchiaro deve essere
inoltre sfuggita la recente approvazione della nuova legge sul
lavoro pubblico e privato, che concede ai medici la possibilita'
di restare in servizio fino a 70 anni. Attribuire al ministro
Brunetta la crisi del servizio sanitario nazionale e' quindi
veramente paradossale. Soprattutto se si considera che proprio le
sue misure di lotta all'assenteismo hanno garantito in questi due
anni una maggior presenza di dipendenti pubblici negli ospedali".
(Wel/ Dire)